Il nuovo orientamento nel sentiero della Ricostituzione del Partito Comunista

I. BILANCIO E RETTIFICAZIONE

Il presente documento è il risultato di un periodo di riflessione e valutazione globale dell'esperienza nell'applicazione, lo sviluppo e la diffusione del nostro progetto di Ricostituzione del Partito Comunista lungo tutto un decennio (1994-2003).

Un'autocritica

Nel bilancio del nostro percorso, ci siamo soffermati in alcuni punti chiave attorno cui girava il Piano di Ricostituzione, principalmente quelli relativi al carattere e la definizione delle premesse ideologiche di partenza, e quelli che si riferiscono alla natura della nostra organizzazione come distaccamento d'avanguardia, in sé stessa e nel contesto generale del movimento d'avanguardia attuale. Come conseguenza di questa revisione è stato necessario iniziare un movimento di rettificazione nel nostro stile di lavoro e nella nostra linea tattica, un movimento indirizzato ad adeguare l'obbiettivo della Ricostituzione del Partito Comunista alle circostanze reali che oggi predominano nel movimento comunista, nel movimento operaio e in relazione con lo stato di sviluppo attuale della lotta di classe proletaria.

In quanto al basamento ideologico, siamo arrivati alla conclusione che il fatto di fondamentarlo esclusivamente nello studio delle fonti classiche del marxismo-leninismo, aggiungendo un bilancio dell'esperienza storica della costruzione del socialismo (considerando il bilancio quasi esclusivamente come depurazione di errori tattici ed, addirittura, strategici, ma soprattutto di errori d'ordine politico), risulterebbe del tutto insufficiente per poter assumere l'ideologia del proletariato come punto di partenza di tutto il progetto rivoluzionario. In primo luogo, perché la nostra analisi della Rivoluzione d'Ottobre -fino al punto che l'abbiamo realizzata- ci ha condotto ad adottare una posizione critica rispetto a quello che chiamiamo Ciclo d'Ottobre, in relazione a molte delle sue costruzioni teoriche fattuali (ma anche a parecchie delle sue costruzioni politiche), dal punto di vista della sua validità universale ed attuale. L'opera d'Ottobre ci ha lasciato un tesoro di esperienze rivoluzionarie. Ma anche ci ha fornito di tantissimi elementi ideologici e politici, inseriti nel discorso rivoluzionario, che realmente sono figli delle necessità pratiche del momento o delle alleanze congiunturali del marxismo e del proletariato rivoluzionario con altre forze politiche o sociali di fronte a certe circostanze che, anche se furono momentanee, lasciarono un'impronta permanente nel discorso marxista che non fu mai sottomessa alla pertinente critica una volta lasciate indietro queste congiunture. Il marxismo che ci offre Ottobre, quindi, è ripieno di risonanze del passato, d'artifici aggiunti per le difficoltà di ogni momento politico, trascina dietro di sé i sedimenti alluviali che sono stati depositati dalle alleanze politiche, da accordi ideologici e, per lo più, dalla sua deficitaria comprensione e dalla sua inadeguata applicazione. Non tutto ciò che è stato considerato tradizionalmente come marxismo era realmente marxismo o marxismo-leninismo.

È vero che, allo stesso modo che ogni altro fenomeno sociale, il marxismo come formazione ideologica è un prodotto storico, determinato dal suo tempo e dalle circostanze che circondano il periodo in cui sorge e si svolge (soprattutto dal livello di sviluppo del proletariato e la sua lotta di classe). In questo senso, non si può parlare né di un sommario di verità assolute, né di idee eterne presenti ex tempore in celestiali mondi platonici sempre pronte ad incarnarsi terrenamente in qualsiasi momento. Tuttavia, anche se il marxismo non è un idealismo -purtroppo a questo l'hanno ridotto dogmatici d'ogni tipo-, non può essere neanche associato al relativismo sociale. Il marxismo è certamente figlio di un'epoca, quella del capitalismo, ed in questo senso è contingente e, inoltre, convenzionale; però, il fatto che esso deva e possa cambiare ed adeguarsi al cambio sociale non significa che sia in questa qualità dove risieda la sua potenza come ideologia, bensì in qualcosa di permanente come sono infatti le granitiche fondamenta intatte sotto forma di principi rivoluzionari e di classe chiaramente definiti. Sono in questi principi dove abita il valore universale del marxismo, la sfera attraverso la quale si connetta la pratica rivoluzionaria del proletariato con la secolare tradizione che ha mantenuto con vita l'ideale di emancipazione dell'umanità. Forzare il sottile filo che segna la linea d'equilibrio della coerenza interna del discorso marxista (ad esempio, fra i suoi principi monolitici e la flessibilità delle sue tesi politiche) significa snaturarlo. E non poche volte accadde questo durante il Ciclo d'Ottobre, passando così a formar parte del patrimonio del marxismo tutto un insieme di deviazioni teoriche ed interpretazioni unilaterali estranee al vero spirito marxista. Ad esempio, nessuno può negare l'importanza che ha per il marxismo la relazione fra la classe operaia, intesa come movimento di masse, e la coscienza di classe. Non possiamo negare l'importanza del movimento spontaneo della classe, della sua lotta di resistenza contro il capitale perché allora contraddiremmo la base materialista del marxismo come teoria; tuttavia, se esageriamo questo aspetto fino a precipitare nell'operaismo (praticismo, sindacalismo e, in un piano più filosofico, empirismo), avremmo denegato il ruolo della coscienza e, di conseguenza, avremmo minato la base del materialismo dialettico. Entrambe deviazioni erano presenti nel passato ciclo rivoluzionario -e, addirittura, lo dominarono-, soprattutto quella seconda. In definitiva, l'esperienza d'Ottobre dimostra che, dal punto di vista dello sviluppo del marxismo come ideologia guida della lotta di classe, esso diventò alla fine un corpo dottrinario nel quale abitavano elementi estranei cui peso specifico finì per sfigurare la sua primigenia configurazione come teoria filosofica e, quindi, per debilitare le posizioni politiche del proletariato. Di conseguenza, il fatto di ricorrere al marxismo come punto di riferimento del progetto rivoluzionario presenta una difficoltà in forma di contraddizione: da un lato, possediamo la definizione chiara delle premesse e le categorie concettuali della dottrina dalla sua prima formulazione; però questo risulta del tutto insufficiente per effettuare i compiti attuali della Rivoluzione; In questo modo, dall'altra parte, abbiamo un ricco, complesso e multiforme sviluppo teorico del marxismo che è opportuno studiare criticamente per separare il grano dal loglio, cioè, quello che è un vero apporto alla teoria proletaria, in consonanza con i suoi postulati gnoseologici, da quello che non lo è. In ultimo termine, è preciso concludere che non è possibile ricuperare il marxismo o il marxismo-leninismo come referente d'avanguardia senza aver realizzato un lavoro di rielaborazione, nel senso di depurazione dei contaminanti e gli elementi estranei che ancora oggi lo fanno compagnia -come dimostrano le diverse versioni che tutt'oggi gareggiano apparecchiate ad innumerevoli organizzazioni più o meno rivoluzionarie- e di apprensione critica di tutto il suo sviluppo on modo che ci permetta di posizionare quel punto di partenza ideologico all'altezza delle esigenze della preparazione del nuovo ciclo rivoluzionario.

In secondo luogo, non si precisa soltanto come basamento ideologico la rielaborazione del marxismo da sé stesso, per dirla in qualche modo, ma ne è anche necessario che quella rielaborazione si adegui allo stato del sapere universale raggiunto dall'umanità. La dottrina elaborata da Marx ed Engels compì al suo tempo quella condizione, e lo stesso accadde con i contributi di Lenin. In entrambi i casi, ci fu una rielaborazione di un legato storico ricevuto ed in entrambi i casi quella rielaborazione si realizzò in relazione ai progressi del sapere scientifico. Naturalmente, l'apporto qualitativo di Lenin al pensiero non possiede lo stesso significato che quello di Marx ed Engels: questi ultimi crearono una nuova concezione del mondo diversa da quella che ricevettero, mentre che il primo svolse una Weltanschauung già esistente. Tuttavia, è importante rimarcare che quello che ricevette Lenin come dottrina teorica non era una riproduzione esatta dell'insieme di idee svolte da Marx ed Engels, poiché il marxismo che acquisì era piuttosto la particolare lettura ed adattazione della dottrina di Marx ed Engels elaborata dalla socialdemocrazia europea. I meriti e le limitazioni del contributo teorico leniniano devono studiarsi tenendo in conto questa circostanza.

In riguardo alla parte di rettificazione a cui si riferisce la nostra organizzazione come distaccamento d'avanguardia, l'elevazione dei requisiti ideologici ci ha forzato a ripensare il nostro lavoro politico destinato alla propaganda ed a capire la necessità di incorporare un obbiettivo in più ai compiti del distaccamento d'avanguardia: la costruzione di quadri comunisti. La profondità del compito di recuperare le basi ideologiche del progetto rivoluzionario, assieme al risultato del bilancio della situazione attuale dell'avanguardia proletaria nella sua totalità e della nostra situazione dentro di essa, ci ha permesso di comprendere l'insufficienza del meccanismo politico orchestrato attorno all'asse studiare-propagare (studiare i principi del comunismo e fare propaganda di essi; investigare l'esperienza storica del socialismo e diffondere le conclusioni; analizzare le condizioni della Rivoluzione Proletaria e trasmetterle, ecc.), meccanismo che ha dominato il lavoro fondamentale di tutte le organizzazioni d'avanguardia fino ad oggi, inglobando anche la nostra, che si differenza dalle altre soltanto per il rigore nell'applicazione di quei compiti e per il contenuto della linea politica, ma non per l'incapacità evidente -dovuta all'inerzia della cultura revisionista che sopravviveva nel nostro stile di lavoro- di dispiegare in tutta la sua ampiezza quella linea e di disporre gli alvei che più tardi avrebbero permesso il suo svolgimento sotto forma di movimento rivoluzionario. Ne è necessario quindi, una nuova uscita nella proiezione del lavoro politico comunista, che non può più limitarsi ad adottare come riferente unico le masse, i problemi della sua direzione rivoluzionaria e della sua elevazione cosciente (riferimento verso il basso), ma che invece ne ha bisogno di recuperare come riferimento il Comunismo come obiettivo finale della nostra politica, che questo obiettivo più elevato ne abbia un ruolo fondamentale nel nostro lavoro, dal punto di vista della pianificazione degli obiettivi politici e come incentivo per la costante autoelevazione dell'avanguardia come garanzia della continuità a lungo termine del processo rivoluzionario (riferimento verso l'alto). Per dirlo di una forma sintetica, e per riassumere, non è più valida la parola d'ordine di K. Liebknecht, presente in tutto il periodo di preparazione del Ciclo d'Ottobre: studiare, organizzare, fare propaganda! Nella preparazione del prossimo ciclo, il problema della relazione dell'avanguardia con il movimento di masse o del Partito con la classe, il problema dei mezzi della Rivoluzione, in definitiva, no riempirà completamente il contenuto della politica proletaria; risulterà anche imprescindibile trattare la questione del fattore cosciente, la questione della relazione del soggetto rivoluzionario con l'obbiettivo rivoluzionario, la questione della costruzione dello nuovo partendo dalla coscienza (qualcosa risolto con troppa spontaneità ed improvvisazione durante il Ciclo d'Ottobre). Durante il Primo Ciclo si pensò, soprattutto, nel come acquisire la direzione delle masse. Forse l'ardua concorrenza che imponeva la lotta di classi assorbì tutta l'attenzione in questo compito; il fatto è che si dimenticò con troppa frequenza pensare nel verso dove dirigere quelle masse. La politica proletaria quindi, finì per perdere la strada e per nutrirsi ogni volta di meno dall'elevato obiettivo dell'emancipazione e più da sé stessa e dal puro e semplice movimento di masse (precipitando continuamente nel possibilismo e lasciandosi andare dietro qualsiasi corrente spontanea).

In ogni caso, tutto questo verrà sviluppato nelle pagine seguenti. Quel che adesso è importante, è risaltare che la riflessione sui compiti politici che impone la Ricostituzione del Partito ci ha permesso di acquisire maggior coscienza della natura del processo stesso e della crescente complessità dei suoi requisiti, più esigenti ancora ideologica e politicamente rispetto a quello che in un primo momento, più di un decennio fa, ci parse.

L'avanguardia, oggi

Prima di trattare quei nuovi requisiti che complicano il Piano di Ricostituzione, parleremo di alcuni di altra natura che ci permetteranno di mostrare che non sono soltanto le premesse d'ambito teorico ed organizzativo quelle che sono state modificate dal corso della storia, ma che sono anche altre, obbiettive, quelle sociologiche e politiche, situate dentro sfere molto lontane dall'impatto diretto della nostra attività, e che determinano in massimo grado la natura della preparazione del nuovo ciclo rivoluzionario, così da condizionare dal primo momento il modo in cui deve essere affrontata, il carattere dei nostri compiti e gli strumenti necessari per poter compierli. In particolare, si tratta del punto di partenza che adotta l'avanguardia di fronte al ciclo rivoluzionario e, più precisamente, delle conseguenze politiche che comporta la sua diversa posizione d'inizio nella storia.

In effetti, durante la fase di preparazione del Ciclo d'Ottobre, l'avanguardia ideologica del proletariato era costituita principalmente da intellettuali di estrazione sociale borghese. Dominò quindi il tipo di “ideologi borghesi che sono giunti a comprendere teoricamente il movimento storico nel suo insieme”1 descritti da Marx ed Engels nel Manifesto comunista. Quest'avanguardia assunse ed elaborò il socialismo scientifico e il programma rivoluzionario, e lo trasferì al movimento operaio, fondendosi con esso sotto forma di organizzazione rivoluzionaria. La tattica di costruzione del Partito durante il Primo Ciclo Rivoluzionario fu determinata da questa circostanza storica. Sia le organizzazioni della classe operaia che capeggiarono il periodo di accumulazione di forze (partiti della II Internazionale), sia il partito di nuovo tipo che capitaneggiò l'assalto al potere, si costruirono su questa stessa premessa storica, premessa che definì una tattica di costruzione politica (costituzione del Partito) fondata sull'associazione di due elementi pienamente delineati, ma esterni tra di loro. I manifesti ideologici ei programmi politici dei rivoluzionari erano dibattuti, scritti e banditi dai circoli marxisti ed avvicinati in un secondo momento al movimento spontaneo della classe. Questa dinamica di fusione di fattori politici esterni era vantaggiosa per il proletariato perché in questo modo veniva generato un movimento di classe avente teoria rivoluzionaria ormai assimilata ed elaborata dal primo momento. Il problema invece si trovava nel fatto che la fusione di quei fattori politici esterni cristallizzava in una particolare forma di organizzazione, di apparato politico (piuttosto agitativo che propagandistico e più propagandistico che teorico), mentre il problema dell'assunzione della teoria rivoluzionaria da parte degli elementi più avanzati del movimento operaio era risolto di una forma insufficiente ed incompleta. Questo, naturalmente, risulterà molto costoso a lungo termine; però, in un primo momento, la veloce messa in pratica del movimento rivoluzionario avrebbe risolto qualsiasi dubbio, soprattutto quando -come è il caso del partito che aprì il Primo Ciclo della Rivoluzione Proletaria Mondiale, quello bolscevico- lo svolgimento degli eventi storici premevano -rapida ascesa della rivoluzione democratica e del movimento operaio di masse in Russia- ed era necessario controllarli e mettersi alla testa.

Concluso il Ciclo d'Ottobre, la questione è: possiede adesso l'avanguardia, nel periodo preliminare al prossimo ciclo rivoluzionario, la stessa posizione di partenza? La risposta è negativa. Ai giorni nostri, e dopo l'esperienza dei ultimi decenni (soprattutto dopo la fine dell'ultima grande offensiva del proletariato degli anni '70) non esistono settori declassati della borghesia disposti a raccogliere il bagaglio teorico del socialismo scientifico per portarlo al movimento operaio. Nonostante ci possano essere casi isolati, individui pronti a compiere quel ruolo, non si tratta più di un fenomeno sociale generalizzato come nel Primo Ciclo Rivoluzionario. In ogni modo, il problema di partenza continua ad essere lo stesso: la teoria rivoluzionaria, intesa come sintesi del sapere universale e dell'esperienza della lotta di classe del proletariato, non può essere elaborata dentro il movimento operario, bensì fuori d'esso2. Per tanto, continua in vigore il meccanismo di fusione dei due fattori politici esterni che una volta trasformarono il proletariato in classe rivoluzionaria; però, nell'attualità, il proletariato non controlla quei fattori: l'intellettuale borghese, con la sua diserzione storica, lo ha lasciato orfano dal principale dei due, la teoria rivoluzionaria. La classe operaia quindi deve affrontare un problema storicamente nuovo, che dovrà risolvere con le proprie forze e risorse, problema che consiste nel colmare il ruolo d'avanguardia ideologica che giocò al suo tempo l'intellettualità borghese. L'operaio cosciente dei nostri giorni deve elevarsi fino a raggiungere la posizione di depositario e guardiano della teoria, tramite lo studio, l'elaborazione e l'assimilazione dell'ideologia con la fine di compiere il primo requisito della rivoluzione, la sua fusione con il movimento pratico. La nostra epoca si caratterizza -almeno negli stati imperialisti- perché la maggioranza di coloro che lottano per recuperare l'obbiettivo del Comunismo e per la ricomposizione del movimento rivoluzionario del proletariato sono operai. Ciò ci forza a pensare che i nuovi processi di costruzione rivoluzionaria comportano per la classe operaia il carico aggiunto di sostituire colui che dal di fuori lo nutriva con l'ideologia necessaria per la propria emancipazione. I settori d'avanguardia del proletariato dovranno quindi, e conseguentemente con tutto ciò che implica dal punto di vista del lavoro politico, coprire la transizione che lo porterà ad uscire dal movimento spontaneo della classe ed assimilare l'ideologia consumando la funzione d'avanguardia ideologica (teorica) del vecchio intellettuale per poi fondersi con la classe diventando avanguardia rivoluzionaria effettiva. La Ricostituzione del partito proletario deve impegnarsi in un'amplia parte del suo lavoro nel soddisfare i requisiti di questa transizione, principalmente durante le sue prime tappe. Nella nuova era rivoluzionaria che si apre, quindi, la contraddizione fra teoria e pratica si risolve dentro la classe operaia dopo un processo di scissione-fusione con la sua avanguardia, processo più lungo (nell'ambito politico e sicuramente anche nell'ambito temporale) che quello della semplice fusione del Primo Ciclo Rivoluzionario, però che la permetterà di intraprendere la costruzione del Partito e del Socialismo in un modo più profondo e con maggiori garanzie di successo.

La piena conquista della posizione d'avanguardia ideologica da parte del settore più cosciente del proletariato -conquista che implica tutto un periodo di lotta fra i suoi diversi distaccamenti- significa in qualche modo un passo indietro dal punto di vista della Tesi di Ricostituzione, poiché in questa tesi politica viene presupposta questa posizione. Però, precisamente, è stata la sua applicazione attraverso il Piano di Ricostituzione che ci ha portato alla necessità di dare questo passo indietro ed a riformulare o, detto in miglior modo, formulare in modo concreto il problema delle condizioni previe affinché la questione della dialettica avanguardia teorica-avanguardia pratica, la questione della sua unione sotto forma di Partito Comunista, abbia miglior risultati. Tutto questo ne comporta un maggior percorso politico nel processo di Ricostituzione, però, allo stesso tempo, una sfera molto più ampia per risolvere, in modo più soddisfacente e con maggiori garanzie rispetto ai rivoluzionari che cappeggiarono il Primo Ciclo, la questione di porre sempre l'ideologia al comando in tutto il processo di costruzione e trasformazione rivoluzionaria del mondo fino al Comunismo. E, in particolare, adesso, questa nuova prospettiva ci concede una più ampia visione ed un ampio spazio per applicare correttamente il Piano di Ricostituzione.

Essere e coscienza

Esiste però un aspetto in tutto questo tema che ci permette di poter affermare che, anche se i requisiti per la Ricostituzione del Partito Comunista sono oggi più larghi ed esigono uno sforzo maggiore, il punto di partenza si trova in un piano storicamente superiore rispetto al periodo previo al 1917. Si tratta delle cause e delle conseguenze di quell'abbandono da parte dell'intellettualità borghese delle posizioni d'avanguardia che abbiamo risaltato come caratteristica della nostra epoca. Il fatto non è che abbia perso validità la tesi marxista che spiega questo fenomeno del passo di certi settori dell'intelligentsia borghese alle schiere del proletariato, tesi che sostiene che “il disgregamento della classe dominante all'interno della vecchia società assume un carattere così violento ed aspro, che una piccola parte della classe dominante stessa, abbandonando i suoi, si allea alla classe rivoluzionaria, ossia a quella classe che ha nelle mani l'avvenire”3, ma che, semplicemente, quella “parte” ormai non ostenta, come nel tempo in cui questa citazione fu scritta, il ruolo d'avanguardia ideologica. Naturalmente il processo di decomposizione del capitalismo e della sua classe dirigente continua. Non c'è prova più evidente di questo che il fatto che non ne sia capace di gestire il sistema senza la partecipazione dell'aristocrazia operaia. La sua crisi ha generato un falso riflesso di un'inversione del processo di decomposizione sociale, infatti sembra che questo stia ricadendo sulla classe operaia (tutti questi pseudodibattiti sulla presunta scomparsa della classe operaia o della sua trasformazione in classe media, ecc., hanno questo trasfondo); invece, il declassamento arrivista di una frazione del proletariato non dimostra altro che la sua vitalità e le sue possibilità di futuro, dall'altra parte, la crescente dipendenza dalla classe antagonista che esperimenta il capitale per poter continuare il suo modo di sfruttamento (sia perché ne ha bisogno dell'appoggio dell'aristocrazia operaia, o sia per la passività rivoluzionaria delle masse, per la quale la prima gioca un ruolo per niente trascurabile) rende evidente che la borghesia si trova in uno stato di disintegrazione. In effetti, allo stesso modo che durante il periodo di decomposizione dell'Ancien Régime e di promozione politica della borghesia, in cui gli elementi più ricchi di essa compravano titoli nobiliari esprimendo così, piuttosto l'ascesa della nuova e futura classe dirigente che la capacità delle vecchie classi feudali di mantenere la sua posizione di riferente politico-sociale, adesso, la partecipazione di un settore privilegiato della classe operaia nella spartizione della torta dello sfruttamento e della dominazione capitalista non significa che la borghesia conservi il suo prestigio e la sua posizione sociale, al contrario, è il segnale che, un'altra volta nella storia, da passo alla nuova classe rivoluzionaria. Dall'altra parte, invece, in determinate congiunture politiche di ripiegamento della Rivoluzione Proletaria, come quella attuale, il processo di disintegrazione e declassamento della classe dominante si rallenta, e si apre un abisso sociale ed intellettuale fra le due classi principali, facendo sembrare che la sconfitta del Primo Ciclo Rivoluzionario è stata definitiva e il suo messaggio di progresso sociale non ne ha più nessuna validità, persino anche per quella parte dell'intelligentsia borghese che cerca un'uscita alla disintegrazione del modo di produzione capitalistico. Però, insistiamo, questo continua ad essere un miraggio: la causa di fondo di tutto ciò è il fatto che questi elementi di estrazione borghese non è che non vogliano, è che ormai non possono adottare la posizione d'avanguardia ideologica. Per questo motivo, il contributo dell'intellettualità borghese alla causa della Rivoluzione Proletaria si farà notare di più nelle tappe posteriori alla Ricostituzione del Partito Comunista e nei compiti legati all'applicazione ed allo sviluppo, nel suo senso ampio, della sua Linea e del suo Programma (e di meno nell'elaborazione originaria di entrambi). Per questo motivo, inoltre, in queste congiunture sfavorevoli si riduce o, addirittura, scompare l'avvicinamento degli elementi borghesi verso il proletariato, poiché non è stato ancora dissodato il campo in cui potranno germinare i semi che forse essi ne vorranno apportare in questo arduo sentiero che è l'abolizione delle classi.

La Tesi di Ricostituzione avverte sull'importanza di essere attenti all'originalità storica del proletariato quando si tenta di comprendere i salti qualitativi dello sviluppo sociale. L'unione dei mezzi (lotta di classe del proletariato come tale classe) e degli obbiettivi (emancipazione dell'umanità) che questa classe sociale porta come peculiarità al momento di entrare nello scenario della storia comporta implicazioni globali per la lotta di classi nel suo insieme, però anche per certi settori speciali dentro delle classi, come sono l'intellettualità ed i settori colti delle classi possedenti. La previsione della crisi sociale e della necessità del cambio storico, sia cosciente o incoscientemente, sia favorevole o contraria, è stata sempre attributo di quei ceti sociali, dall'Antichità fino al capitalismo. Però, in questo modo, l'attività intellettuale, nei confronti del cambio, si trova al di fuori del processo di trasformazione sociale; il movimento intellettuale è estraneo al movimento sociale e lo osserva unicamente come oggetto, dal punto di vista del soggetto contemplativo, cioè esterno e passivo. Lo stoicismo, l'individualismo ed il nihilismo sociale con i quali i filosofi delle scuole ellenistiche e latine dimostrarono la crisi del mondo antico, oppure il criticismo razionalista con cui gli illuministi distrussero le fondamenta spirituali della società feudale, riassumono il modo in cui le élite colte parteciparono in due epoche di transizione fra società diverse. Sotto il dominio della borghesia, invece, l'attività dello osservatore filantropico dei riformatori sociali trova il suo limite quando Marx pone l'imperativo della trasformazione del mondo al di sopra della sua interpretazione o semplice contemplazione. Ma lo stesso Marx -allo stesso modo che tutti i socialisti della sua epoca- non riuscì a superare questo limite. Fino al 1917, il marxismo era la teoria critica più avanzata del momento (critica rivoluzionaria), era l'espressione più alta della coscienza sociale (la teoria d'avanguardia, come la definì Lenin), che però non era riuscita a diventare una vera teoria trasformatrice, che non aveva potuto ancora unirsi al processo dello sviluppo sociale: lontana da fondersi con l'essere sociale in un'unica totalità storica, la contemplava tuttora dal di fuori.

L'unità fra essere sociale e coscienza, unità che implica la mutua trasformazione dialettica di entrambi elementi e che inizia un processo di autotrasformazione (sviluppo cosciente) della società, sarà possibile soltanto con la costituzione dell'organismo capace di fondere teoria e pratica sociale, dell'organismo sociale capace di dare allo stesso tempo un contenuto materiale alla teoria e di indurre una direzione cosciente allo sviluppo storico. Questo organismo sociale è il partito di nuovo tipo che pianificò Lenin nei suoi tratti fondamentali (e che, probabilmente, sia il suo principale contributo al marxismo). Nel partito di nuovo tipo leninista, nel Partito Comunista, si fonde teoria, il lavoro intellettuale puro, e pratica immediata in un'attività di progressiva trasformazione della realtà. Qui, l'essere sociale non è più contemplato, regolato o dettato esternamente dalla coscienza; qui, ci troviamo di fronte all'essere sociale autocosciente in processo di autotrasformazione e di sviluppo. Qui, al fine, il vecchio intellettuale diventato riformatore sociale, il miglior lascito dei ceti colti delle classi dominanti e l'ultima espressione del sapere soggettivo, del soggetto cosciente che non fonde con l'oggetto, scompare come tale, scompare come figura indipendente nella storia. Da questo momento in poi arrende il suo stendardo di portabandiera del progresso sociale e si sommette all'implacabile dialettica della lotta di classi: o si integra nel organismo rivoluzionario dove perderà il suo titolo di intellettuale individuale, ma si sommerà all'intellettuale collettivo che presiede il movimento di trasformazione del mondo; oppure, la sua stupida vanità egolatra lo porterà a mettersi al servizio delle classi reazionarie e della controrivoluzione, sotto il pretesto di una pretesa libertà intellettuale.

Prima dell'esperienza rivoluzionaria del Ciclo d'Ottobre, essere e coscienza si svolgevano in alvei paralleli. La tecnologia, la forma di applicazione delle scienze esperimentali alla realtà, principalmente la produzione capitalistica, è il modo in cui la borghesia è riuscita ad andare più lontano nel problema di unificare teoria e pratica. La rappresentazione della realtà tramite leggi oggettive e l'astrazione dal mondo mediante regole che reggono il suo movimento facilitò la razionalizzazione dell'esperienza attraverso l'interpretazione di quelle stesse regole e leggi (scienza) con istrumenti ispirati in esse (tecnologia). La tecnica, quindi, sarebbe il punto di convergenza tra la concezione del mondo razionalistica e la razionalizzazione del mondo che il soggetto trasforma a propria immagine e somiglianza. Si tratta però di un metodo falso, poiché l'applicazione della tecnologia si fonda sul principio di verificazione e di riproduzione delle leggi oggettive, e non ammette nessun principio di trasformazione di quelle leggi come realtà da parte del soggetto cosciente, il quale, a sua volta, è concepito come entità separata dall'oggetto sul quale esercita la sua attività. Per contro, a partire dal 1917, quando si produce per prima volta un processo provocato, guidato e diretto, a differenza di tutti gli altri processi simili precedenti, aventi un alto componente di spontaneità e in grande misura essendo questi prodotti finali di un aggregato di innumerevoli eventi aleatori -e mai di un'unica iniziativa cosciente con mezzi e fini ben definiti-, da un organismo politico collettivo coeso ideologicamente, quei alvei paralleli convergono in un processo rivoluzionario di trasformazione totale della realtà, dove l'attività cognitiva non ne è più un'attività di apprensione e verificazione della totalità sociale, bensì di cambio di questa, e dove lo svolgimento di essa non può separarsi dalla costante rivoluzionarizzazione delle nostre premesse concettuali, della nostra concezione del mondo. La Rivoluzione d'Ottobre inizia una nuova era in cui il soggetto cosciente è un organismo sociale con capacità di trasformare la realtà oggettiva in un processo creativo d'integrazione che aprirà nuovi stadi di sviluppo ed organizzazione per le comunità umane. Dopo la fine del ciclo rivoluzionario che aprì Ottobre, nella griglia di partenza del nuovo ciclo non si trova più l'intellettuale individuale armato con la sua teoria critica: lo sviluppo storico esige che nel punto di partenza si trovi l'organo capace di dissodare il sentiero del progresso sociale tramite una trasformazione totale del mondo, il Partito Comunista. Storicamente, per tanto, il dibattito sul ruolo dell'intellettuale nella società o davanti al progresso ha perso validità, è scaduto, non è più nell'ordine del giorno. Consumato il Primo Ciclo Rivoluzionario, affrontare il problema dell'emancipazione significa mettere in primo piano il problema del Partito Comunista, della sua natura e di tutte le questioni legate ai requisiti della sua costituzione.

Considerando tutto questo, si può affermare che la preparazione del secondo ciclo, in comparazione al Primo, si trova in uno stadio superiore. La conquista della posizione d'avanguardia rivoluzionaria non ne è più nelle mani di una pretesa avanguardia ideologica che non ha acquisito capacità di incidere sul processo sociale, che non ha costruito vincoli sociali -con la classe che genera tutta ricchezza e che serve come motore della società- che lo permettano di esercitare una pratica trasformatrice. Prima del 1917, poteva ancora giocare alcun ruolo nel nucleo d'avanguardia isolato formato da audaci intellettuali risolti a mettersi alla testa degli avvenimenti rivoluzionari. Però, il concepimento del partito di nuovo tipo leninista, il suo ruolo lungo tutto il ciclo storico della Rivoluzione d'Ottobre e, soprattutto, l'opera della trasformazione e dirompente costruzione sociale che si forgiò attorno a quel partito, esigono oggi che il punto di partenza di qualsiasi futuro processo rivoluzionario dovrà essere occupato da esso, esponente del salto qualitativo nei requisiti che oggi sono necessari per la preparazione del nuovo ciclo rivoluzionario, salto qualitativo che si esprime nel fatto in cui non ne è più sufficiente che il fattore soggettivo della rivoluzione si presenti come avanguardia ideologica pura, bensì che ne ha bisogno di aver superato una fase di socializzazione, di fusione con il movimento pratico sotto forma di Partito Comunista. È per questo motivo che, a causa dell'esperienza storica della Rivoluzione che posiziona, dal 1917, al proletariato nel suo stadio più elevato di maturità politica, la piena e più coerente visione del Partito Comunista (la nostra Tesi di Ricostituzione) non è stata potuta essere formulata bensì dopo di essa, applicando quell'esperienza alle condizioni di preparazione del ciclo rivoluzionario.

Tuttavia, che il dibattito sull'intellettuale e il suo ruolo nella società e davanti al progresso sia ormai stato superato, non significa che la funzione intellettuale abbia lasciato di giocare un ruolo davanti a quel progresso, ruolo che il Partito deve riprendere assimilandolo e superandolo nel contesto più ampio della preparazione del Comunismo. Questo è il problema fondamentale di fronte a cui si trova l'avanguardia (compresa la nostra organizzazione), problema che deve essere risolto e che si traduce, in primo termine, nella necessità di conquistare la posizione d'avanguardia ideologica (qualcosa che oggi è insufficiente, ma necessario, per iniziare il ciclo rivoluzionario) come primo requisito della Ricostituzione del Partito come effettiva avanguardia rivoluzionaria.

Carattere del momento attuale

Gli imperativi di riconquistare per il marxismo-leninismo le posizioni d'avanguardia della rivoluzione e del fatto che deve essere la propria classe operaia chi deve realizzare questa conquista, come premesse necessarie per la Ricostituzione, hanno come conseguenze pratiche immediate, in primo luogo, dal punto di vista organizzativo ed interno dei distaccamenti d'avanguardia, il necessario fomento della formazione intellettuale e culturale dei militanti comunisti, al di sopra ed oltre i programmi d'iniziazione rutinari con i quali è abituale sbarazzare il compromesso formale acquisito con l'ideologia proletaria; ed, in secondo luogo, dal punto di vista politico, la comprensione del fatto che non esiste né può esistere nessuna linea politica veramente rivoluzionaria se non ne è costruita partendo dalla formazione dell'avanguardia in quell'ideologia, dalla ricomposizione del suo discorso teorico rivoluzionario e dal suo svolgimento e applicazione tramite il dibattito e la lotta di due linee all'interno dell'avanguardia; la comprensione del fatto che, nell'attualità, questo ambito, quello della coscienza -e quindi, degli interroganti attorno la sua natura di classe, la sua coerenza interna, ecc.- è il centro spinale da cui si costruisce tutta la politica proletaria. In altre parole, le questioni ideologiche e teoriche occupano, ed occuperanno per un tempo indefinito, il primo piano. Dal momento in cui il PCR elaborò il suo Piano di Ricostituzione (1993), orientato già da quel criterio -anche se, come abbiamo visto e continueremo comprovando, in un modo insufficiente-, non c'è stato in tutti questi anni nessuno spostamento politico né sociale fra le classi, né all'interno della classe operaia, compresi i sui settori d'avanguardia, che giustifichi uno spostamento dall'asse attorno al quale devono essere costruiti i progetti politici rivoluzionari (e l'impotenza politica dimostrata davanti gli ultimi avvenimenti di grande importanza che hanno coinvolto le masse, come le mobilitazioni con motivo del caso Prestige e, soprattutto, quelle contro la guerra nell'Iraq e l'11-M, non fanno altro che ratificare questa tesi). I problemi teorici ed ideologici che l'avanguardia deve risolvere con la prospettiva della Rivoluzione Proletaria e del Comunismo configurano questo asse in tal modo che possiamo dire che, dal punto di vista del movimento proletario generale e della direzione della sua lotta di classe, ci troviamo in un momento di accumulazione di forze dell'avanguardia.

Le fonti attraverso le quali ne estraiamo i requisiti che necessariamente devono esse compiuti per raggiungere l'obbiettivo della Ricostituzione hanno una doppia natura. In primo luogo, si tratta dell'analisi delle conseguenze della liquidazione da parte del revisionismo della coscienza e di tutto lo sviluppo raggiunto dal comunismo (tanto come linea ed organizzazioni politiche come dal punto di vista dell'organizzazione della nuova società). I risultati di queste analisi formano il corpo centrale di ciò che fino ad oggi è stata la nostra attività (Piano di Ricostituzione e Tesi di Ricostituzione) e il nostro sviluppo teorico e pratico che da essa abbiamo derivato (linea politica e linea organizzativa). In secondo luogo, l'analisi delle peculiarità politiche proprie del secondo ciclo rivoluzionario, soprattutto in comparazione con quelle de Ciclo d'Ottobre. In questo modo, anche se la teoria dello svolgimento ciclico della Rivoluzione Proletaria Mondiale a scala storica fu già adottata dal momento in cui ne fu stabilita dal Partito Comunista del Perù, nel contesto della formulazione della tesi del recodo (virata) della rivoluzione peruviana dopo la caduta della direzione del partito nel 1990 e del dibattito attorno alle lettere del Presidente Gonzalo, è adesso che prendiamo coscienza -alla luce anche di alcune conclusioni che ci offrono gli studi legati all'esperienza della costruzione del socialismo nell'URSS- dell'importanza dell'analisi comparativo delle premesse necessarie per la costruzione di ciascun ciclo rivoluzionario. Così, in relazione al problema dell'avanguardia, ne osserviamo che, storicamente, di fronte al Primo Ciclo Rivoluzionario, questa si organizza e configura in periodi relativamente brevi: in Russia fra il 1895 ed il 1903, e, nel resto degli stati, mediante atti costituitivi unici che quasi sempre si riducevano all'assunzione -quasi sempre formale- delle Ventuno condizioni della Comintern. Così come ne abbiamo parlato più sopra, le condizioni per la costruzione dell'avanguardia erano radicalmente diverse alle attuali, principalmente per la posizione adottata dai settori dell'intellettualità borghese nei confronti della Rivoluzione e per la presenza de un movimento rivoluzionario all'offensiva e di una organizzazione internazionale d'avanguardia (l'Internazionale Comunista). Queste condizioni facilitarono il compimento dei requisiti per l'organizzazione del partito d'avanguardia, ma fissarono, a sua volta, una determinata concezione della loro costruzione nell'immaginario comunista che comporterebbe tare d'indole strategica, come sono l'insufficiente demarcazione ideologica con l'opportunismo (il che favorì la facile ricaduta in politiche opportuniste), e la rachitica politica di formazione di quadri fra il proletariato che accompagna quella scarsa penetrazione nei problemi ideologici che sono legati direttamente alla costruzione dell'avanguardia (e che a lungo termine finirebbe per debilitare la posizione proletaria nella lotta di due linee all'interno del partiti comunisti). Ebbene, partendo da queste costituzioni politiche, i partiti comunisti passarono direttamente a lottare per la conquista delle masse e del potere, entrando nelle dinamiche della lotta di classi a larga scala. In questa situazione, i periodi controrivoluzionari di ripiegamento sono considerati come di accumulazione di forze di tutta la classe, ed in particolare, di ciò che occupa il vincolo fra l'avanguardia e le masse, e, come carattere specialmente importante. come la lotta dell'avanguardia per preservare i quadri ei principi ideologici e programmatici del partito. Nell'attualità, invece, le circostanze storiche che predispongono il secondo ciclo rivoluzionario indicano che nel suo periodo di preparazione, nella tappa della Ricostituzione del partito rivoluzionario, la questione dell'accumulazione di forze è un problema principalmente dei distaccamenti d'avanguardia organizzati attorno ai problemi ideologici e teorici dello sviluppo della rivoluzione e della costruzione del partito. Non si tratta quindi di un compito conservatore, bensì di uno creatore, poiché fra gli obbiettivi della Ricostituzione si trovano in primo luogo quello del recupero dell'ideologia rivoluzionaria del comunismo e quello della costruzione di quadri capaci di riposizionarla come avanguardia dirigente della Rivoluzione.

Di conseguenza, le circostanze che circondano la formazione di ciò che all'interno dell'avanguardia sarà la base per la Ricostituzione del Partito Comunista, mettono di manifesto di forma chiara il loro sfondo teorico ed educativo, cioè, che i problemi principali che ne affrontiamo hanno predominantemente questo doppio carattere, e che i problemi pratici che ne avremmo saranno quelli strettamente legati alla disposizione dei mezzi ed alla creazione degli strumenti necessari per risolvere quei altri problemi. La sua soluzione, quindi, porterà il rafforzamento politico dell'avanguardia in generale e della nostra organizzazione in particolare, poiché significherà che si progredisce nel compito di ricostituire ideologicamente il comunismo, in cui compimento e tramite i suoi successi, il militante comunista troverà l'incoraggiamento, l'ispirazione e l'iniziativa necessarie per il suo lavoro -poiché la forza dell'avanguardia risiede nella sua ideologia-, così come una fonte vivificatrice per la sua organizzazione. La nostra ideologia, con tutta la problematica che oggi la circonda, deve essere, nell'attuale situazione, il punto di partenza e il fine di tutta l'attività principale dell'avanguardia.

Più autocritica

La riflessione intorno alla nostra traiettoria ci ha forzato, come si vede, a concepire in un modo più maturo e coerente il ruolo dell'ideologia e del carattere dei compiti che da essa ne emanano; però, inoltre ci ha forzato a maturare nella percezione del nostro lavoro pratico ed a sottometterlo ad una severa critica cui conclusioni ci ingiungono a rettificare elementi fondamentali della nostra linea di masse precedente. Quest'ultima era il prodotto di due tipi di errori: di procedura e di concezione.

Gli errori de procedura sono quelli legati all'analisi degli elementi dialettici del processo di Ricostituzione nel momento attuale e che ci avevano portato alla separazione, scissione di fatto, della nostra attività teorica e la nostra attività pratica.

Concretamente, le cause degli errori sono, in primo luogo, che assolutizzammo la contraddizione fondamentale che regge di forma generale il processo di Ricostituzione (quella esistente fra l'avanguardia teorica e l'avanguardia pratica), poiché la osservammo non soltanto come la contraddizione principale, bensì come l'unica, e considerammo i problemi teorici e pratici dell'organizzazione dell'avanguardia teorica come il suo aspetto principale, mentre che il lavoro di masse con l'avanguardia pratica restava in un piano secondario. In secondo luogo, applicammo i compiti del Piano in una forma meccanica in quella dicotomia, dividendoli in principali (compresi in essi i compiti teorici: formazione, investigazione, elaborazione, ecc.), da un lato, ed in secondari (oppure compiti pratici: principalmente lavoro di masse con entità superiore alla propaganda ed ai contatti isolati), dall'altro. In questo modo, svincolammo l'unità organica che deve esistere fra l'avanguardia organizzata e la linea di masse, provocando così il divorzio fra teoria e pratica nella nostra politica, attraverso un processo di internalizzazione dell'attività teorica ed esternalizzazione della nostra attività pratica. L'assenza di un'analisi del complesso dialettico che racchiude il processo di Ricostituzione e la riduzione di questo complesso nella sua forma più generica, cioè la contraddizione avanguardia teorica-avanguardia pratica, in cui l'aspetto secondario si presentava come inassimilabile dal principale, esterno ad esso, poiché, prendendolo nella sua totalità, come un blocco omogeneo, come avanguardia pratica in generale, non soddisfaceva i bisogni politici dell'attuale fase della Ricostituzione (in particolare, quelli di natura teorica), condusse al punto in cui il lavoro interno aveva acquisito sostantività come attività esclusivamente interna, mentre l'obbiettivo del lavoro di masse si percepiva come qualcosa estraneo alle necessità politiche più urgenti ed immediate e, per tanto, ogni volta il suo svolgimento ne appariva come una semplice esperienza, a prendere in considerazione in un futuro, quando le questioni legate alla terza fase della Ricostituzione (unione con l'avanguardia pratica più inserita nel movimento di masse spontaneo ed elaborazione del Programma) fossero affrontante. La politica necessaria, identificata con in punti più teorici del Piano, da un lato, e, dall'altro, la pratica di masse vista ogni volta come attività secondaria ed esperimentale, veramente utile soltanto quando le domande teoriche del Piano erano coperte sull'essenziale, portava non soltanto alla separazione fra la teoria e la pratica della nostra attività politica, svuotando di tutto il suo contenuto la nostra linea di masse, ma anche alla riduzione concettuale della nostra visione del lavoro di masse sotto la forma di lavoro di masse in generale, senza sfumature, senza avere la capacità di capire le differenze fra i diversi settori dell'avanguardia proletaria, che erano percepiti ogni volta come uno stesso blocco, come una massa grigia ed omogenea. La concezione sempre più consolidata di una linea di masse applicata come lavoro di masse in generale finì per proiettare la sua astratta mediocrità di concetto verso il suo proprio oggetto: l'operaio medio dell'avanguardia pratica, il militante del movimento di resistenza e, in speciale, il membro del sindacato con coscienza di classe in sé diventava, in questo modo, nel prototipo del futuro comunista, la cui coscienza sarebbe conquistata una volta fosse ripreso seriamente il lavoro di masse, armati ormai con una teoria rivoluzionaria elaborata (principi e linea, prodotti principali delle due prime fasi del Piano di Ricostituzione). La nostra linea di masse diventò completamente inutile per la Ricostituzione, allora, come linea di masse sindacalista.

Gli errori di procedura nell'applicazione delle direttrici della Tesi di Ricostituzione per il compimento del Piano comportavano errori nella concezione della natura stessa degli affari che avevamo fra le mani, ed in particolare, del modo in cui capivamo come prosperava il processo della Ricostituzione, quali erano i meccanismi che lo facevano fattibile e permettevano il suo sviluppo. In particolare, non avevamo capito correttamente la natura della mediazione dialettica nel lavoro di masse. Questa mediazione implica che non si può conquistare la coscienza delle masse -né delle masse in generale, né dei settori d'avanguardia che attualmente compongono le nostre masse- direttamente partendo dall'ideologia comunista, ma che ne c'è bisogno dell'intermediazione di determinati fattori e di una determinata pratica affinché possa avvenire quella trasformazione soggettiva.

L'incomprensione della mediazione dialettica è la forma filosofica che adottò lo spontaneismo che cominciò a dominare la nostra forma di lavoro, secondo la quale volevamo stabilire una relazione diretta, immediata, fra la nostra organizzazione come distaccamento d'avanguardia ideologica e l'avanguardia pratica. Questa pretensione ci portò a cadere nell'errore dell'idealismo, poiché, nella nostra rappresentazione del lavoro di masse, avevamo messo quell'avanguardia pratica davanti a noi come obbiettivo della nostra linea di masse, in modo in cui non soltanto riducevamo tutte le contraddizioni della tappa di Ricostituzione ad una (avanguardia teorica-avanguardia pratica), ma inoltre riducevamo tutta l'atomizzazione organizzativa dell'avanguardia teorica alla nostra unica organizzazione. Fabbricavamo forzosamente, così, una contraddizione artificiale (PCR-avanguardia pratica), con la quale operavamo mentalmente di fatto nel nostro lavoro di masse, che per spuria non possedeva una base materiale che permettessi un suo analisi scientifico; ma piuttosto, costituiva un'antinomia, una contraddizione falsa.

Dal punto di vista del materialismo dialettico, la mediazione significa il riconoscimento dell'interazione e dell'interrelazione fra gli elementi, del fatto che niente ne è immediatamente stesso a sé stesso, bensì attraverso l'altro ed il suo contrario: la mediazione, in definitiva, è il riconoscimento della contraddizione4. Il marxismo, quindi, ci esige uno sforzo di analisi delle contraddizioni e delle interrelazioni, e si oppone a qualsiasi spontaneismo intellettuale o politico, come, ad esempio, l'azione diretta anarchista.

Al contrario di ciò che si crede comunemente, l'azione diretta non è un richiamo alla violenza immediata, bensì una specie di concetto politico che raccomanda che gli interessati risolvano direttamente i suoi problemi da soli, il che implica la negazione di tutta mediazione, di qualsiasi intermediario fra la causa del problema e i suoi dannificati, compresi la politica e qualsiasi ideologia estranea che, dal di fuori, possa intervenire nella sua soluzione. Lo spontaneismo anarchista nega così, ogni ruolo all'organizzazione politica ed alla politica stessa (al potere politico) come momento necessario dell'attività pratica rivoluzionaria. Anzi, siccome nega ogni costruzione teorica mediatrice, l'anarchismo è intellettualmente spontaneista (fino allo stremo di raggiungere il nihilismo politico, come è il caso di Nečaev) e prescinde di qualsiasi contributo che non sorga dal movimento stesso. Il comunismo, come concezione integratrice dei grandi contributi del sapere universale, è rifiutato come ispiratore politico perché, come referente esterno, impone un'iato che separerebbe il soggetto dalla strada diretta dell'obbiettivo rivoluzionario. Il comunismo, effettivamente, crea una visione scientifica (materialismo storico e materialismo dialettico) e, partendo dall'assimilazione delle leggi oggettive dello sviluppo della materia, elabora gli strumenti necessari perché il soggetto rivoluzionario possa, certamente, raggiungere il suo obbiettivo dell'emancipazione. Dal primo momento, quello della coscienza, comunismo ed anarchismo si separano radicalmente: la complessa problematica attorno allo sviluppo della coscienza del proletariato che propone il marxismo e che conduce verso la teoria d'avanguardia è rifiutata assolutamente dallo spontaneismo anarchista, che sostiene che il proletariato nella sua totalità acquisirà coscienza rivoluzionaria attraverso la sua esperienza economica. Logicamente, le divergenze fra entrambe scuole si accentuano davanti a questioni derivate come il partito rivoluzionario e la Dittatura del Proletariato, istanze intermedie che il marxismo considera necessarie per poter aprire la strada fra proletariato e Comunismo. Il marxismo segue fedelmente il significato etimologico della parola coscienza, che è composta dalla preposizione latina cum, che significa con, e dal verbo scire, che significa sapere. Coscienza significa quindi, con il sapere; per tanto, la coscienza è l'acquisizione con il sapere, con la scienza (co-scienza), di qualsiasi percezione dell'esperienza. Il marxismo, quindi, costruisce il suo corpo dottrinale ed il suo ideale partendo dalla coscienza, e lo stesso ne c'è da dire nei confronti di tutti gli altri strumenti politici. Questa remissione dal movimento reale verso la scienza è il procedimento per il quale l'ideologia di classe si presenta come la prima mediazione necessaria e come la condizione di possibilità di quel movimento reale come movimento rivoluzionario, come movimento cosciente guidato da una ideologia d'avanguardia. La remissione verso l'istanza ideologico-scientifica suppone uno estraniamento dal movimento, una proiezione da sé stesso come movimento spontaneo che forza il trattamento di questioni fondamentali non legate direttamente con lo svolgimento del movimento, ma necessarie per attivare il suo aspetto rivoluzionario (ricostituzione ideologica del comunismo -aspetto teorico- e costruzione dell'avanguardia -aspetto pratico ed organizzativo-, prima, e Ricostituzione del Partito Comunista, dopo). L'ideologia è ciò che ci offre quella prospettiva di trasformazione a lungo termine e ciò che ci informa del potenziale rivoluzionario del processo sociale spontaneo. Per questo, per il marxismo, la forza politica risiede nella fermezza ideologica5, mentre che l'anarchismo poche volte ne ha dato importanza alle rappresentazioni ideologiche e si riferisce soltanto alle possibilità del movimento stesso.

La nostra organizzazione ha sempre avuto presente, dal momento della sua fondazione, l'importanza dell'istanza ideologica-cosciente e dei compiti particolari che portava con sé. Infatti, il peso conferito alle attività organizzative legate a quell'aspetto ideologico, come la priorità della formazione, fu il primo elemento differenziatore che ci separò dal resto di organizzazioni che dicevano cercare obbiettivi simili ai nostri. Tuttavia, come abbiamo già indicato, ne è stato l'ultimo periodo, alla luce dei risultati della nostra esperienza, che ne abbiamo preso coscienza del fatto che il fattore ideologico-cosciente ha una trascendenza ancora maggiore nella preparazione e lo svolgimento della rivoluzione. Di questo ne parleremo più in avanti e con maggior dettaglio. Adesso, ciò che ci interessa risaltare è l'importanza della mediazione delle istanze attraverso le quali si risolve la continuità del processo storico rivoluzionario, con speciale attenzione nella prima di esse, la sfera ideologica, la cui ricostituzione risulta imprescindibile affinché il comunismo acquisisca la posizione d'avanguardia ideologica, affinché il marxismo-leninismo riprenda la direzione del movimento operaio, qualcosa che sarebbe impossibile senza la acquisizione della coscienza, degli strumenti necessari tramite la scienza. Questa è un'esigenza basica per la costruzione dell'avanguardia, senza la quale non sarebbe possibile l'educazione delle masse e, di conseguenza, l'ulteriore elevazione della seconda grande istanza mediatrice nel processo rivoluzionario, il Partito Comunista. Al contrario, stavamo allontanandoci così tanto da una comprensione più profonda dei requisiti ideologici e scientifici (capiti anche nella sua dimensione pratica, educativa) della coscienza rivoluzionaria, che stavamo precipitando in ciò che precisamente noi avevamo criticato ad altri (come il Frente-Marxista Leninista de España ed il Comité de Organización). La falsa contraddizione (antinomia) che noi stessi avevamo fabbricato fra la nostra organizzazione e l'avanguardia pratica, e che avevamo elevato a contraddizione principale nell'attuale momento dello sviluppo del processo di Ricostituzione, ci portò a sottostimare, in maniera incosciente, ma reale, l'opera di liquidazione del revisionismo sulla nostra tradizione ideologica, politica ed organizzativa, e, di conseguenza, a sopravalutare l'impatto della nostra politica, nell'attuale grado di elaborazione ed applicazione, sulla coscienza attuale dei lavoratori che ormai possiedono coscienza di classe (in sé). Eravamo arrivati a pensare che non c'era nessun collegamento intermedio fra il compimento -compreso il compimento da noi stessi- dei principali compiti di elaborazione teorica e l'accesso alle masse che conformano l'avanguardia pratica, e che bastava con lo svolgimento puramente quantitativo di quella elaborazione teorica per dare il salto, in un determinato momento, verso la pratica come attività principale.

Il nostro limitato grado d'assunzione del marxismo-leninismo e l'ossessione per il compimento dei compiti quotidiani ci fecero perdere la prospettiva e dimenticarci del senso profondo delle lezione che il leninismo ci lasciò in eredità di forma esplicita (come la tesi di Lenin che sostiene che le masse non possono essere conquistate direttamente con la propaganda dei principi comunisti, ma che c'è bisogno di un intermediario, la loro esperienza pratica) e con i quali noi stessi avevamo costruito basi politiche importantissime come la Tesi di Ricostituzione, che insiste precisamente nelle transizioni necessarie affinché i principi del comunismo possano essere tradotti e assimilati dalle masse. I successivi passi che conducono dai Principi alla Linea politica e da essa, al Programma, costituiscono i successivi anelli della catena che permette l'assimilazione del comunismo attraverso circoli concentrici ogni volta più ampi, cui raggi d'azione includono progressivamente settori più estesi delle masse d'avanzata della classe. Ciascuna di quelle transizioni, però, richiede un'analisi concreto ed una definizione di compiti teorici e pratici, così come un vincolo fra di essi, una linea di masse. Il nostro errore, derivato dalla separazione nella nostra mente dei problemi teorici e pratici della Ricostituzione in problemi principali e secondari, ci portò a concepire falsamente che quelle transizioni si mantenevano e risolvevano, sempre e nell'essenziale, nel piano della teoria, e che non esisteva alcuna attività pratica di masse importante legata ad essa, eccetto, al massimo, nel momento dell'ultima transizione fra l'avanguardia pratica ed il Programma rivoluzionario. La mentalità sindacalista, la falsa idea dell'esistenza di un unico lavoro di masse reale, vero, esercitava così tanta pressione -ed esercita- sulle nostre coscienze, che arrivammo a sollevare impazientemente come lavoro la preparazione della terza fase della Ricostituzione (la fase “politico pratica” di conquistare l'avanguardia pratica). Desiderosi di cominciare il lavoro più famigliare a noi -quel lavoro fianco a fianco con le masse-, avevamo messo lo sguardo più nel futuro che nel presente, e con tale attività intellettuale avevamo trascurato l'analisi delle peculiarità del momento in cui ci trovavamo realmente. Siamo stati costretti adesso a rettificare in questo punto ed a impegnarsi in cambiare la nostra visione dell'ordinamento e l'interrelazione delle contraddizioni presenti nel processo di Ricostituzione, abbandonando principalmente l'idea che l'operaio medio del sindacato, l'operaio con coscienza sindacalista, deve essere l'obbiettivo politico immediato del nostro lavoro di masse. Il compito più urgente dal punto di vista degli interessi di una linea di masse corretta, cioè, dal punto di vista della recuperazione dell'unità fra la teoria e la pratica nel nostro lavoro politico, è quello di definire e concretizzare il circolo d'avanguardia immediato che dobbiamo conquistare per la causa della Ricostituzione e del comunismo, così come l'ambiente e i mezzi necessari a tal fine. Allo stesso modo, dobbiamo considerare nel futuro -nell'interesse anche di quell'unità- quei circoli obbiettivo della nostra linea di masse simultaneamente come oggetti e soggetti dei compiti del Piano di Ricostituzione.

Dovuto al suo carattere scientifico, il marxismo-leninismo non può essere assimilato in maniera spontanea né diretta dal proletariato. Allo stesso modo che le altre scienze, può essere capito in prima istanza da elementi individuali specialmente predisposti ad esso, ma richiede di una serie di strumenti quando di ciò che si tratta è di renderlo parte della classe, della sua incorporazione al movimento. Quei strumenti sono i mezzi attraverso i quali il marxismo-leninismo si adegua concettualmente al linguaggio e alla recezione intellettiva di sempre più e più basici settori delle masse proletarie. È qualcosa simile a ciò che accade -se ci permettono la similitudine- con la catena alimentare. Questa si regge per il principio dell'organizzazione delle specie in una scala predatrice nella quale ciascuna di esse si nutre dalla precedente e serve, a sua volta, come alimento della seguente. La dialettica che regola la catena trofica si basa nella contraddizione fra la materia organica e quella inorganica, cioè, il ciclo di trasformazione di una nell'altra. In questo ciclo, i materiali (calcio, fosforo, ferro, ecc.) ed altre sostanze basiche imprescindibili per la vita sono trasformate in materia organica grazie al meccanismo di fotosintesi delle piante; quando i vegetali sono ingeriti dagli animali erbivori, questi metabolizzano quelle sostanze grazie alla forma organica in cui si presentano; ed allo stesso modo accade quando l'erbivoro è cacciato dal carnivoro: questo assimilerà i materiali basici necessari per la vita attraverso l'unica forma possibile da lui, cioè, non direttamente, bensì attraverso la fisiologia dell'erbivoro. Qualcosa di simile accade come l'ideologia proletaria: non può essere assimilata direttamente dalla classe se non mediante la sua assunzione da parte dei suoi settori più avanzati culturale e teoricamente, dei quali si impadronisce progressivamente e dai quali ne allarga la sua influenza in settori ogni volta più ampi e sempre più legati con gli strati più profondi della classe, ricorrendo quella specie di catena alimentaria del comunismo mediante la quale i principi puri del marxismo-leninismo sono metabolizzati fino a diventare comprensibili dalla grande maggioranza delle masse proletarie attraverso scale successive di problematiche, inquietudini e rivendicazioni. In questo processo, il marxismo-leninismo comincia risolvendo i problemi teorici fondamentali che richiedono la prossima ripresa del movimento operaio come movimento rivoluzionario (ricostituzione ideologica). In questo modo, recupera il suo carattere di ideologia d'avanguardia sulla base della lotta ideologica e politica contro le forme opportuniste di risolvere quei problemi, le sconfigge ed incorpora nelle sue schiere il meglio delle loro masse, i loro elementi più onesti e validi per la continuazione del processo di costruzione dell'avanguardia proletaria. È in questa maniera come la nostra linea di masse, indirizzata verso la conquista di quei circoli teoricamente avanzati della classe (avanguardia teorica), le osserva come obbiettivi politici precisamente per incorporarle come soggetti della Ricostituzione.

Più in avanti spiegheremo il senso di tutti quei aspetti nuovi che sono sorsi nella nostra visione del processo di Ricostituzione. Adesso, per finire di esporre il problema della mediazione e di dare un'idea generale del ruolo che gioca un processo come è quello della Rivoluzione Proletaria, spiegheremo in maniera generale, ormai fuori di tutta considerazione particolare sulla forma incorretta in cui la nostra politica affrontò il tema, il senso che acquisisce dal punto di vista della storia il processo sociale. Ci aiuteremmo del seguente diagramma:

Nel livello superiore ne è riassunta la storia dell'Umanità, che da un certo punto di vista, può essere interpretata come il passo dalla società senza classi, ma nello stato di necessità (Comunismo Primitivo), verso la società senza classi nello stadio di libertà (Comunismo). Però, questo passo può avvenire soltanto attraverso la società di classi, il cui principale contributo è lo sviluppo delle forze produttive, e che ne abbiamo riassunto con la locuzione Rivoluzione Comunista, poiché in essa si presentano in modo concentrato tutte le contraddizioni della società di classi che devono essere risolte prima di raggiungere la fase storica superiore. In alcun modo, quindi, la storia dell'Umanità può essere considerata come un semplice intermedio verso lo stadio in cui l'Umanità possa svolgersi piena e liberamente, sbarazzata ormai della servitù della scarsezza e la disuguaglianza. In realtà, non sarebbe altro che ciò che definiva Marx come “la preistoria dell'Umanità”.

Però, la Rivoluzione Comunista ne ha bisogno di un altro internamento. Si tratta della costruzione di quei strumenti necessari per realizzarla. La Storia e la Rivoluzione, certamente, le fanno le masse, però non direttamente, bensì attraverso quei strumenti. Possiamo vederli nel secondo livello, ed in essi ci siamo centrati principalmente per aver trattato l'insufficiente comprensione della mediazione dialettica nel nostro lavoro come organizzazione. Gli strumenti ai quali ci riferiamo sono l'Ideologia, il Partito Comunista e la Dittatura del Proletariato; tuttavia, abbiamo sottolineato il passo del primo al secondo perché, allo stesso modo, la trasformazione dell'Ideologia in Partito Comunista ne ha bisogno di un altro intervallo politico con i suoi compiti specifici di riformulazione e riaffermazione dei Principi del comunismo e la loro concrezione in Linea politica e, dopo, in un senso più profondo, in Programma rivoluzionario. In questo modo arriviamo all'ultimo livello, nel quale, per dirlo così, ci troviamo adesso: l'intermedio necessario per risolvere i problemi teorici e pratici della ricostituzione ideologica e politica del comunismo e la costruzione della sua avanguardia, problemi che possono essere risolti soltanto nel campo della lotta di due linee intorno a tutti i livelli da parte dei marxista-leninisti contro le più varie correnti che orientano o pretendono orientare il movimento proletario, i cui risolvimenti si presentano come premesse necessarie affinché il comunismo si possa trasformare nell'ideologia d'avanguardia il proletariato.

In definitiva, il marxismo contiene l'esigenza della realizzazione di uno sforzo critico costante nell'analisi della natura dialettica del processo di emancipazione dell'Umanità nel Comunismo in ciascuno dei suoi momenti con il fine di chiarire i mezzi che la sua continuità richiede come necessari.

Il sistema di contraddizioni nel processo di Ricostituzione

La complessità dialettica che risiede nel processo di Ricostituzione non può essere ridotta ad un'unica contraddizione e, tanto meno, scindere questa nei suoi elementi per incaricare uno una funzione principale sull'altro. Ma, nei fatti, come già detto, abbiamo esercitato entrambe le operazioni. Con questo, abbiamo infranto il materialismo dialettico, dato che, in primo luogo, non si trattava di delucidare, il carattere principale e il secondario della contraddizione, ma di distinguere la contraddizione principale dalle contraddizioni secondarie nel processo; e, in secondo luogo, procedevamo erroneamente, separando i due aspetti della contraddizione -uno come principale e l'altro come secondario-, cioè, nell'osservarla in modo metafisico del due fanno uno, al contrario del modo dialettico del uno si divide in due. In tale senso, dobbiamo ricordare che la Tesi di Ricostituzione dimostra che, per avere movimento rivoluzionario (sia quale sia il livello, partitico o di già con Partito Comunista), è necessario il legame tra l'organizzazione d'avanguardia e le masse (linea di masse). Ciò comporta che non possa esserci separazione tra i due aspetti della contraddizione (avanguardia-masse), e che il lavoro di masse si concepisce e si applica in funzione dei compiti necessari per l'organizzazione dell'avanguardia e per l'esecuzione degli incarichi. La priorità, è definire il contenuto de questi compiti in ogni momento o in ogni fase della Ricostituzione, la modalità organizzativa di questi compiti e il settore del proletariato a cui dovremmo riferirci per la loro esecuzione. L'avanguardia deve stare attenta ad ogni cambio del contenuto dei compiti nel trascorso del processo con lo scopo di riallineare le relazioni organizzative e i legami con le masse, che ogni momento richiede. Questo controllo esclude ogni dogmatismo possibile e ogni concezione statica dei diversi elementi che svolgono un ruolo nella Ricostituzione, e noi siamo caduti nel dogmatismo quando abbiamo valutato unilateralmente i principali compiti politici attuali solo dal punto di vista della nostra organizzazione d'avanguardia, senza alcun legame organico con le masse, e quando abbiamo valutato unilateralmente il sistema di contraddizioni del processo di Ricostituzione.

Mao diceva che “nel processo di sviluppo di un fenomeno importante, vi è tutta una serie di contraddizioni.6. È quel che chiameremo, per il caso che ci riguarda, sistema di contraddizioni, la cui caratterizzazione acquisisce adesso la più grande importanza davanti al superamento degli errori di analisi fatti che ci hanno portato lungo inutili strade politiche ormai sconfitte. Come sappiamo, la Tesi di Ricostituzione dice che la contraddizione che governa lo sviluppo del processo di Ricostituzione del Partito Comunista è quella che si verifica fra l'avanguardia teorica e l'avanguardia pratica. Questa definizione è corretta in generale perché mette nel centro del processo i suoi elementi fondamentali, l'unione della teoria e la pratica, l'idea di fusione del comunismo come movimento operaio; ma presuppone che il superamento di altre contraddizioni relative alla ricostituzione ideologica dell'avanguardia. Questa ricostituzione ha un contenuto principalmente teorico e i problemi politici che la affiancano sono quelli che adesso richiamano la nostra attenzione. In qualsiasi caso, forma parte del sistema dialettico che organizza e stabilisce una gerarchia di contraddizioni che danno carta di natura al processo di Ricostituzione. Offriamo in seguito graficamente quel sistema nei suoi elementi e livelli principali:

Mao diceva anche che “per scoprire la qualità del processo di sviluppo delle cose, è necessario scoprire il carattere particolare di ogni aspetto della contraddizione di quel processo” 7. Nello schema si riflettono in primo luogo e a prima vista, l'ordine delle contraddizioni che partecipano nel processo ricostituente e le relazioni interne fondamentali che tra di loro si stabiliscono, in modo che la loro posizione nel sistema agevolerà la scoperta del “carattere particolare di ogni aspetto della contraddizione”, che chiede Mao.

L'organigramma è costruito da sopra a sotto in ordine da minor a maggior immediatezza, dal punto di vista della necessità e possibilità di sviluppo e risoluzione di ognuna delle contraddizioni del sistema. È formato dall'assemblaggio di unità triangolari sovrapposte, i cui vertici mostrano un elemento dialettico, cui posizione determina la relazione interna con tutto l'insieme degli elementi del sistema.

Iniziando da sopra, osserviamo un modulo triadico composto da una base dove viene posta la contraddizione Avanguardia-Masse e, nell'altezza, l'altra interpretata dal Proletariato e la Borghesia. Quest'ultima, la Borghesia, rimane fuori il sistema (per questo non è inclusa in uno dei triangoli), perché si tratta di un sistema che descrive le contraddizioni all'interno della rivoluzione nella sua tappa storica prerivoluzionaria: si tratta del sistema di contraddizioni che l'avanguardia deve risolvere e superare, come condizione previa al grande scontro aperto/diretto tra le classi principali della società moderna. Il sistema, allora, descrive -come viene espresso graficamente nel diagramma- le contraddizioni che ci sono dentro o che ne stanno dietro al proletariato come classe rivoluzionaria. La contraddizione Proletariato-Borghesia può solo risolversi con la Rivoluzione Proletaria; ma prima il proletariato deve risolvere successivamente le contraddizioni fondamentali -da sopra a sotto nello schema- per abilitarlo come classe matura per iniziare la guerra rivoluzionaria contro la borghesia. Il Proletariato come soggetto politico, da sua parte, si sviluppa a seconda della contraddizione Avanguardia-Masse (situata nella base del triangolo superiore), che si risolve con la costruzione del Partito Comunista (cioè, il periodo rivoluzionario che va dalla costituzione del Partito alla Dittatura del Proletariato, quando questo affronta compiti propri di questa fase della rivoluzione come sono la costruzione del Fronte Unico, dell'Esercito Rosso con masse appartenenti ad altre classi o la costruzione del Comunismo). Questa è la contraddizione fondamentale che spiega la natura del partito proletario (Partito Comunista), ed è l'adeguato trattamento dell'unità dei suoi due aspetti contraddittori che permetterà lo sviluppo politico del proletariato come classe rivoluzionaria. Finalmente, la posizione dei diversi elementi dialettici, nella cuspide del disegno ci informa che non è la lotta tra il proletariato e la borghesia il problema centrale in questa tappa del processo rivoluzionario (la Borghesia rimane fuori il sistema), bensì la lotta per risolvere i diversi problemi relativi alla contraddizione Avanguardia-Masse, e, soprattutto, quelli che affliggono il carattere principale della stessa, l'Avanguardia. In particolare, si tratta delle questioni relative allo stabilimento dei legami necessari per raggiungere l'unità di quella contraddizione in forma di processo rivoluzionario, per cui la lotta di classi funziona principalmente all'interno della classe operaia tra l'avanguardia e l'opportunismo, il riformismo e il revisionismo che pretendono impedire l'avvicinamento politico ed organizzativo tra le masse del proletariato e la loro avanguardia rivoluzionaria.

Le questioni che circondano l'avanguardia sono, in generale, quelle che versano l'attenzione del comunismo nell'attuale periodo. Per questo motivo, l'Avanguardia occupa il vertice superiore del seguente modulo triangolare. La contraddizione che, al suo interno, determina la sua essenza, è quella che avviene tra Avanguardia teorica ed Avanguardia pratica; per questo, questa contraddizione occupa la base del secondo triangolo. Lo sviluppo e la svolta di questa contraddizione sono legate al processo di Ricostituzione del Partito Comunista, periodo che la nostra organizzazione considera come preambolo necessario all'esistenza del partito di nuovo tipo proletario ed al suo ulteriore processo di costruzione. Il carattere principale di questa contraddizione è l'Avanguardia teorica, e sono le questioni relative al recupero e consolidamento di questa avanguardia quelle che devono essere risolte per preparare la sua fusione con l'Avanguardia pratica sotto forma di Partito Comunista. Per questa ragione, quella ne occupa l'intestazione dell'ultima contraddizione, quella che è alla base di tutto il sistema: la contraddizione tra Avanguardia marxista-leninista ed Avanguardia teorica Non marxista-leninista.

Una delle principali conseguenze del bilancio dell'ultimo periodo politico della nostra organizzazione è stata proprio la presa di coscienza dell'esistenza e dell'importanza della contraddizione tra l'Avanguardia teorica marxista-leninista e l'Avanguardia teorica Non marxista-leninista. Una delle cause principali dei nostri errori è stato trascurare questa contraddizione e versare la nostra attenzione verso le contraddizioni superiori del sistema, soprattutto quella immediatamente superiore (Avanguardia teorica - Avanguardia pratica) che, vista in prospettiva, presiede il processo politico della Ricostituzione, per il cui culmine abbiamo scommesso e in detta realizzazione abbiamo depositato tutte le nostre aspirazioni ed ambizioni. Per questa ragione abbiamo sbagliato nella valutazione delle condizioni e possibilità di risoluzione di quella contraddizione. Nel non realizzare un'analisi adeguato del suo carattere principale (l'Avanguardia teorica) non abbiamo scoperto che all'interno esistono una serie di contraddizioni che necessitano dello sviluppo. Queste contraddizioni si possono riassumere nella dialettica che deve svolgersi tra l'avanguardia marxista-leninista e quei settori della avanguardia teorica che ne propongono concezioni, idee e tesi politiche in conflitto con quella. La svolta della contraddizione è la ricostituzione del comunismo come ideologia d'avanguardia del proletariato. Solo quando il marxismo-leninismo riesca a egemonizzare l'ideologia e la politica dell'avanguardia teorica del proletariato, questa potrà dirigersi verso la conquista dei settori della classe che intestano le loro lotte di resistenza e il loro movimento spontaneo (avanguardia pratica). Sono, per tanto, i problemi teorici e pratici che pone la lotta di due linee all'interno dell'avanguardia teorica quelli che devono versare, da adesso in poi, la nostra attenzione più immediata, perché è la contraddizione tra Avanguardia marxista-leninista ed Avanguardia teorica Non marxista-leninista la contraddizione principale del sistema dialettico nel quale rimane fermato attualmente il processo di Ricostituzione. Sopra caratterizziamo il momento attuale dal punto di vista della nostra organizzazione (approfondimento nella formazione nell'ideologia comunista -e che facciamo estensiva a tutti i distaccamenti dell'avanguardia che si autoproclamano marxista-leninisti) e dal punto di vista del proletariato in generale (accumulo di forze d'avanguardia). Bene, adesso possiamo aggiungere, anche, che, dal punto di vista dell'avanguardia -o, se si vuole, del movimento comunista-, ci troviamo davanti ad un momento dov'è cruciale l'attuazione e lo sviluppo della lotta di due linee all'interno dell'avanguardia teorica per l'egemonia del marxismo-leninismo.

La ricostituzione del marxismo-leninismo nella posizione d'avanguardia ideologica del proletariato non è in assoluto un problema esclusivamente teorico. Molto diversamente, solo può essere risultato del successo in questa lotta di due linee. Per questo, sarebbe controproducente separare gli aspetti teorici da quelli pratici nell'attuale momento politico. Non dobbiamo lasciarci ingannare dal senso volgare, colloquiale, delle parole. Il fatto che l'attuale tappa pone problemi relativi principalmente con questioni teoriche della rivoluzione non significa che non esista nessuna pratica di masse che ci aiuti nel compito. Nello stesso modo, la parola pratica non deve essere legata unicamente -come sempre si è fatto- con l'attività tra le masse del movimento pratico, spontaneo; esiste anche una linea di masse per risolvere i problemi dell'avanguardia teorica, che non sono altro che i legami che il marxismo-leninismo deve stabilire con il resto dell'avanguardia teorica. Si tratta, in ultimo momento, di superare quel vizio per il quale i nostri errori ci hanno condotto verso la separazione radicale della nostra attività teorica dalla nostra attività pratica, vizio del quale abbiamo già parlato; si tratta, in riassunto, di restituire l'unità dei due aspetti della contraddizione, che il nostro analisi ha definito come principale, come forma concreta ed attuale dell'unità teoria-pratica. Quest'unità comporta ridefinire i compiti principali e il carattere e l'obiettivo del lavoro di masse che richiede per il suo compimento. In altre parole, quel che si presenta davanti a noi adesso come il problema fondamentale è quello di chiarire politica e organizzativamente l'essenza e le forme dei legami, all'interno dell'avanguardia teorica, tra il marxismo-leninismo e il resto di quell'avanguardia e la linea di masse necessaria per innalzare loro alle posizioni rivoluzionarie.

Il meccanismo di sviluppo della contraddizione principale lo abbiamo già descritto precedentemente; si tratta di proporre lotta di due linee e legami organizzativi con i circoli d'avanguardia teorica in modo successivo per avanzare, da quelle riflessioni più generali ed astratte e di più lungo termine dal punto di vista degli interessi della Rivoluzione Proletaria, a quegli altri cui preoccupazioni si avvicinano di più ai problemi relativi con le necessità del movimento pratico. In questo caso, quando parliamo di circoli dell'avanguardia teorica non ci riferiamo a organizzazione concrete -anche se è sotto questa forma che ce li troveremo in realtà-, bensì il grado di vicinanza che ogni insieme di problemi teorici ne ha in relazione con le necessità della ricostituzione ideologica del comunismo, essendo l'avanguardia marxista-leninista il punto di riferimento intorno a cui si articolano quelle necessità. Così il primigenio nucleo marxista-leninista conquisterà gradualmente quei circoli, risolvendo i problemi teorici che propongono dalla lotta di due linee e gli incorporeranno alla causa della Ricostituzione dalla sua linea di masse. Questa è la forma che acquisisce l'unità teorico-pratica nel presente momento e visto il carattere della contraddizione principale che adesso spinge il processo verso il Partito Comunista. Il nostro lavoro pratico o il nostro lavoro di masse, pertanto, non deve essere simile al classico lavoro nel sindacato, anche se probabilmente il sindacato sia, in qualche momento, uno dei luoghi dove bisogna andare a cercare qualcuno di questi circoli d'avanguardia. Però questo non deve confonderci fino al punto di lasciarci andare dall'inerzia dell'attività propria del sindacato e perdere di vista il nostro commesso e la nostra prospettiva, come ci viene accadendo fino ad adesso. Appunto, uno dei pregiudizi che con maggior zelo dobbiamo combattere di fronte al nostro futuro lavoro di masse è la nostra mentalità sindacale. Non c'è dubbio che la tradizione revisionista in cui ci siamo educati e nella quale la maggioranza di noi ha militato per molti anni, praticando ed assorbendo forme di lavoro utilitariste che ci insegnarono di più a inchinarci di fronte alla marcia del movimento operaio che a prepararci per convertire noi nella sua avanguardia, ha lasciato una profonda orma nella nostra concezione della politica e del lavoro di masse, concezione che può riassumersi come sindacalismo, operaismo, economicismo o qualsiasi altro concetto che indica spontaneismo politico. E questo peso lo abbiamo stato caricando fino qua, contribuendo con esso ad aggravare le carenze del nostro lavoro. Dobbiamo stabilire perciò i provvedimenti per combattere quest'eredità e riprendere lo spirito leninista nel compito della costruzione di quadri, nella prospettiva della creazione dei tribuni e dirigenti che ne ha bisogno la Rivoluzione Proletaria.

Ma non possiamo finire questo punto riferito all'analisi delle contraddizioni che direttamente riguardano l'avanguardia senza fare allusione, anche se solo brevemente, alla relazione esistente tra quel sistema che determina in modo immediato i compiti più urgenti dell'avanguardia, i compiti della Ricostituzione, ed il sistema di contraddizioni che riguardano direttamente le masse, quello che regge la marcia reale, materiale, della lotta di classe: il sistema composto dalla contraddizione capitale-lavoro, la contraddizione paesi imperialisti-paesi oppressi e le contraddizioni interimperialiste. Questo sistema è caratterizzato, nell'attualità, perché la contraddizione principale è quella che si sviluppa tra paesi imperialisti e i paesi oppressi, mentre le altre due sono attenuate, soprattutto perché la dialettica capitale-lavoro non supera il piano della lotta di classi economica, dovuto all'egemonia che detiene il riformismo nel movimento operaio, da un lato, e dall'altro, il sistema di relazioni internazionali è configurato in modo unipolare, è dominato da una sola potenza egemonica (per il cui è assolutamente falso porre in primo piano la contraddizioni interimperialista, dato che non ci sono centri né blocchi d'alleanza imperialisti che possano competere con la superpotenza economica e militare yankee né siamo davanti ad un periodo di preparazione di una nuova guerra imperialista mondiale -come difende erroneamente un settore del movimento comunista internazionale- ma di collusione tra potenze). Da sua parte, la relazione tra il sistema mondiale di contraddizioni ed il sistema di contraddizioni della classe operaia rivoluzionaria si caratterizza perché si sviluppano in modo parallelo, senza appena contatto mutuo, senza legami che permettano l'influenza di questo su quello. Questo divorzio non è altro che la suprema espressione della scissione prevalente all'interno della classe proletaria tra la sua avanguardia e le masse. Solamente dalla risoluzione del conglomerato di contraddizioni che conformano il processo di costituzione della classe operaia in classe rivoluzionaria potrà elevarsi l'antagonismo tra capitale e lavoro fino al livello politico rivoluzionario della lotta di classe; e solamente in quel modo recupererà questa contraddizione il protagonismo del processo sociale, e sarà intorno al suo asse che si svilupperanno e si risolveranno le altre contraddizioni della nostra epoca. In questo modo anche, con il ritorno in primo piano della dialettica capitale-lavoro (la lotta di classe tra la borghesia e il proletariato), si troverà l'occasione per porre nuovamente e in miglior modo la forma concreta che meglio espressa e dalla quale si può risolvere la contraddizione generale che presiede tutto lo sviluppo del capitalismo ed al proprio capitalismo come modo di produzione: quella che si aggrava sempre di più tra il progressivo carattere sociale della produzione e la forma privata di appropriazione8.

La ricostituzione dell'ideologia proletaria

Uno dei problemi centrali nel lavoro della ricostituzione dell'ideologia proletaria è la costruzione di quadri e, in primo luogo, lo schiarimento della natura politica del militante comunista. Nella misura in cui l'aspetto principale della contraddizione principale nell'attuale fase del processo di Ricostituzione ci obbliga a versare la nostra attenzione nell'attuale stato dell'avanguardia marxista-leninista, la definizione del suo componente individuale e delle richieste che deve compiere come portatore e difensore della teoria d'avanguardia acquisisce la sua massima importanza. Se una volta ricostituito il Partito Comunista, il problema del militante individuale passa ad un secondo piano, al rimanere sostanzialmente ripreso in un'entità superiore com'è la collettività organica del partito (dato che, proprio con la sua esistenza si presuppone che siano stati risolti i problemi che qua e adesso noi affrontiamo e che sarà già stato stabilito il corretto meccanismo di integrazione del militante), nella tappa della Ricostituzione la formazione del membro d'avanguardia, del dirigente proletario o del quadro comunista, risulta cruciale come pilastro basico del distaccamento d'avanguardia marxista-leninista. In quanto questo distaccamento non costituisce ancora l'organismo politico proletario qualitativamente superiore, come collettivo è ancora in maggior parte somma di volontà, e di conseguenza, l'attitudine e la competenza individuali acquisiscono il maggior rilievo. La trasformazione della volontà comunista individuale in coscienza rivoluzionaria si converte in uno dei compiti più importanti e pressanti per il rafforzamento dell'avanguardia marxista-leninista e per l'esito della sua lotta per la riconquista della posizione d'avanguardia ideologica del proletariato.

In questo senso, gli elementi ereditati dallo stile di lavoro revisionista che ancora oggi trasciniamo, insieme alla deriva sindacale nella nostra linea di masse, ci ha obbligati a rievocare i termini della polemica di Lenin con gli economisti e i menscevichi intorno al carattere del membro del partito. Nel 1902, nel suo Che fare? e davanti alla proposta di praticare il sindacalismo come attività principale dei membri di partito che presentavano gli economisti, Lenin ha difeso che “noi dobbiamo trasformare i militanti socialdemocratici in capi politici9, e ha insistito che “il nostro compito non consista nell'abbassare il rivoluzionario al lavoro dell'artigiano, ma nell'elevare quest'ultimo al lavoro del rivoluzionario10; nell'anno dopo, nel II Congresso del partito operaio russo, Lenin tornò a scontrarsi con quelli che volevano abbassare la qualificazione politica dei militanti rivoluzionari. Questa volta contro il leader menscevico Mártov e con motivo dell'articolo 1º dello Statuto, che definiva il membro del partito, sollecitò all'assemblea se considera che qualsiasi scioperante o qualsiasi chiacchierone possano essere considerati membri del partito. In qualche modo, adesso ci troviamo davanti ad un'alternativa simile; in qualche modo si sono presentati davanti a noi come improrogabili nella sua risoluzione gli interroganti relativi a cosa capiamo per militanti d'avanguardia in funzione delle attuali necessità della Ricostituzione; leader pratici o quadri formati integralmente in tutti gli aspetti, teorici e pratici, della dirigenza proletaria?, e di come educhiamo quell'avanguardia, con la prospettiva ampia del processo storico di emancipazione del proletariato, o nell'immediatezza del lavoro pratico?, educhiamo l'avanguardia nella scuola dello stratega o in quella del leader dirigente di uno sciopero?

Georg Lukács, noto comunista ungherese, ha detto in un'occasione che, per la sua generazione, la figura di Lenin ha portato con sé un'autentica rivelazione dal punto di vista del modello del dirigente rivoluzionario. E non deve esser strano, perché Lenin è il primo grande dirigente rivoluzionario che adotta la posizione dello stratega nella direzione politica della lotta di classi proletaria. Effettivamente, da 1830, il capo rivoluzionario era il capobanda del piccolo circolo cospirativo e clandestino e il leader di barricata. Nemmeno il partito operaio più potente e organizzato dell'Europa, il partito socialdemocratico tedesco, poté opporre un'altra alternativa a quel tipo di comando fuori dal tribuno parlamentare. Lenin, al contrario, rappresenta il leader delle masse in movimento, il capo dei centomila e dei milioni di operai in azione, disegna alla perfezione il profilo necessario del dirigente delle vaste masse che la rivoluzione proletaria mette in movimento. A diversa del leader di barricata, che può solo dirigere una azione militare, che si identifica con essa e che fa dipendere tutto il corso della lotta da quell'unica azione, riducendo con esso tutta la capacità, intensità e profondità del movimento politico al margine che possa concedere poche manovre tattiche, Lenin, al contrario, applica alla direzione del movimento una prospettiva strategica, cioè, il metodo di combinare azioni tattiche in funzione dell'obiettivo strategico, subordinando sempre quelle a questo e utilizzando assolutamente tutti i mezzi possibili, politici e militari, in relazione con ogni fase del movimento. Lenin ci ha insegnato che non può esistere un vero metodo di direzione della classe se non si combatte la linea spontanea a considerare la lotta di classi dalla prospettiva dello strumento tattico che stiamo utilizzando in ogni momento: la tendenza sindacale o, in generale, l'economicismo quando trattiamo di conquistare le masse nei fronti di resistenza e di costruire il Fronte Unico; la tendenza al parlamentarismo quando apriremo il fronte della lotta di classi nel parlamento borghese; la tendenza al militarismo quando dichiareremo aperta la guerra contro il capitale, ecc.

Se ci è permesso utilizzare il parallelismo con l'arte della guerra, possiamo dire che Lenin significa, per l'arte della direzione politica proletaria, la cuspide che per la storia militare è stata la figura del comandante dell'esercito dell'Unione durante la Guerra di Secessione americana (1861-1864), Ulysses S. Grant. Fino le guerre napoleoniche, la guerra è stata dominata dal concetto tattico. Anche se, a diversa di Alessandro, Napoleone non partecipasse personalmente nella battaglia e rimanesse nella retroguardia, il corso si ubicava in una posizione dalla quale osservava il campo di battaglia e dominava tutto l'andamento delle operazioni. Così, il comando partecipava direttamente nella battaglia, in modo che le manovre tattiche costituivano l'elemento principale del modo in cui condurre la guerra, per cui questa dipendeva quasi sempre dal risultato di una battaglia. Ma Grant trasforma questo concetto della guerra rovesciando la relazione strategia-tattica nel conceder alla prima la funzione principale. In questo modo, Grant inizia includendo nella bilancia del potere militare quei fattori esterni che sono la base del modo di vita di una nazione, cominciando dalla sua potenza industriale e il suo capitale umano; e, in secondo luogo, mette l'accento nella logistica necessaria per fare del potenziale materiale della nazione, un sostegno permanente di un enorme e potente macchina da guerra. Il campo da battaglia è cioè l'ultimo punto di attenzione del comando militare. Di fatto, Grant si situava sempre nella retroguardia delle battaglie, senza stabilire contatto fisico con il fronte, operando così in funzione delle notizie che lo mantengono informato sullo stato di tutti i fronti. La battaglia in atto si subordina al piano generale militare: la guerra non dipende più da una sola battaglia, ma di un insieme di operazioni che cerca di arrivare ad un unico obiettivo strategico. Il nuovo concetto della guerra corrisponde con le condizioni della nuova era che si faceva cammino con il capitalismo industriale, cui espressione più pura e avanzata si stava dando, e non per casualità, proprio in questo stesso terreno che la forma più avanzata di conduzione dell'arte militare.

Traducendo i termini militari a quelli della polemica politica di Lenin con i menscevichi, si tratta di adottare la tattica-piano davanti alla tattica-processo che questi difendevano. In questo modo concludiamo che il leader bolscevico rappresenta una fase superiore di sviluppo, simile a quella riuscita da Grant nell'arte della guerra, nei metodi di direzione politica della lotta di classi del proletariato. E questo deve essere il modello in cui dobbiamo ispirarci all'ora di affrontare le questioni relative con la formazione comunista e l'elevazione dei nostri militanti al livello del rivoluzionario, all'ora di affrontare il lavoro della costruzione dei futuri quadri dirigenti del proletariato. Dobbiamo, perciò, educare strateghi, non capi militari di barricata, ne sindacalisti, organizzatori di scioperi o agitatori (lo sviluppo del movimento procurerà che le stesse masse mettano in risalto, nel momento necessario, capi di questo tipo); dobbiamo elevarci nella nostra formazione per posizionarci all'altezza che richiede quel salto qualitativo che storicamente ha messo in primo piano la strategia sulla tattica nell'arte militare, la rivoluzione sullo sciopero nel terreno della lotta di classi del proletariato, e il Partito sul Sindacato (o partito operaio di vecchio tipo) in quello della sua organizzazione.

In questo senso Lenin insisteva nel suo Che fare? che il buon dirigente rivoluzionario non è il “segretario di trade-union”11, che orienta la lotta economica dei lavoratori, dato che non si tratta unicamente della contraddizione capitale-laoro. Al contrario, l'operaio si può soltanto dotare di coscienza politica di classe -diceva Lenin- dal campo “dei rapporti di tutte le classi e di tutti gli strati della popolazione con lo Stato e con il governo, il campo dei rapporti reciproci di tutte le classi” 12, e aggiungeva: “se il socialdemocratico non è solo a parole per lo sviluppo integrale della coscienza politica del proletariato, egli deve, abbiamo detto, «andare fra tutte le classi della popolazione»” 13. Il quadro d'avanguardia, perciò, deve elevarsi fino alla prospettiva superiore che gli permetta di osservare e studiare dall'alto tutto lo scenario della lotta di classi, e combattere ogni tendenza che spinga verso la prospettiva del movimento per il movimento, la prospettiva dal basso che impedisce una contemplazione completa di tutti gli eventi relativi alla pugna tra le classi. Tuttavia, quel elevarsi richiede previamente certa taglia intellettuale, un'attitudine mentale che in qualche modo deve essere assunta, perché non è innata, non è spontanea; richiede una preparazione, un allenamento, un'istruzione che consenta al quadro comunista, l'educazione e direzione rivoluzionaria delle masse. Negli ultimi tempi, la borghesia ha lasciato costanza che ne ha molto presente l'importanza della qualificazione dei quadri per la direzione dello sviluppo sociale. Non c'è dubbio che, in quella qualificazione, ne ha un grande ruolo la formazione culturale e l'istruzione nel sapere, e tanto più per il proletariato in tanto che la sua coscienza si costruisce -come abbiamo già detto- dalla scienza. Senza alcun dubbio, la normativa promulgata dall'antico governo del PP (‘Partido Popular'), la Ley Orgánica de Universidades (LOU), legge che limita l'accesso delle masse all'educazione superiore, e la Ley Orgánica de Calidad de la Enseñanza (LOCE), che le allontana dalla possibilità di ricevere una formazione culturale integrale, promuovendo la specializzazione prematura -e, ad essere possibile, puramente tecnica e pratica- degli studenti, hanno proprio come scopo impedire la relazione del proletariato con la cultura, e con esso, rendere più difficile lo sviluppo della sua coscienza come classe e la costruzione dei loro quadri politici. Con queste leggi14, la borghesia ci sta dicendo che preferisce che i prossimi dirigenti del proletariato si formino nel sindacato o nel movimento pratico di masse e che l'Università non abbia nessun'influenza in quella formazione; ci sta dicendo di formare quadri di agitatori anzi che propagandistici, di coltivare dirigenti pratici e non teorici, di formare tattici, e non strateghi; in definitiva, sta inducendo alla classe operaia ad educare i loro dirigenti nella risoluzione dei sui problemi immediati e non nella comprensione dei problemi globali della trasformazione sociale e della direzione di quella trasformazione, nell'elevazione verso la prospettiva rivoluzionaria, fino al punto di vista del comunismo, quel punto di vista che Marx ed Engels hanno già sollecitato che esprimesse “l'interesse del movimento complessivo”15. L'offensiva della borghesia contro la partecipazione delle masse nella e della cultura coincide, precisamente, con un momento in cui i distaccamenti più avanzati del proletariato iniziano a riconsiderare i problemi relativi al ruolo della scienza nella formazione della coscienza della classe e in quello della costruzione dei loro quadri dirigenti da una prospettiva ampia e integrale, non economicista, e quelli relativi al legame esistente tra la cultura e la ricostituzione ideologica del comunismo. Forse si tratta di una casualità, ma purtroppo coincide con una congiuntura di ripiegamento e indebolimento proletario e di fortezza della borghesia. Ciò che è chiaro, almeno per la borghesia -e deve iniziare a esserlo anche per noi-, è l'importanza che per la lotta di classe in generale ne ha la questione di quale classe possiede il sapere e le molle educazionali necessarie per diffonderla, e tra chi è disposto a farlo; ciò che è chiaro, anche, è che questa è una battaglia di classe crociale, di importanza strategica, il cui risultato dipenderà in gran parte dal futuro esito a lungo termine della Rivoluzione Proletaria.

Non solo dall'attualità della lotta di classe ricaviamo lezioni che ci indicano l'importanza della preparazione di quadri come condizione per fornire ad ogni futuro movimento di masse di un carattere rivoluzionario, anche la storia ci segnala nella stessa direzione. Non più tardi, alcune conclusioni derivate dal nostro analisi della Rivoluzione d'Ottobre ci mostrano quanto sia decisivo di già nel capitalismo, l'apprendimento delle masse, nel suo massimo possibile, della gestione e direzione delle forze produttive come requisito di indipendenza della classe e come primo passo verso l'apprendimento della futura gestione e direzione di tutta l'economia sociale. Concludiamo, che questo insegnamento doveva essere portato, nel suo momento, alla nostra politica sindacale nella forma di rivendicazioni concrete che facciano possibile quell'obiettivo. Allora, perché non applicare questa lezione al problema complessivo della direzione politica della classe operaia, sia prima come dopo la conquista del potere? Per caso non bisogna apprendere ad essere dirigente? La direzione del Partito, la direzione delle masse attraverso questo, e posteriormente la direzione di tutta la società non richiede, in ognuna di quelle tappe, il dominio di certe tecniche di direzione, non richiede di conoscenze che non si possono acquisire in modo spontaneo, bensì mediante l'apprendimento attraverso lo studio e l'esperienza?

L'idea stessa di preparazione, di apprendimento, relativa al lavoro primordiale della costruzione di quadri come mezzo di rafforzamento dell'avanguardia marxista-leninista e della sua posizione nella lotta di due linee all'interno dell'avanguardia teorica, ci informa che la natura del punto d'origine nel cui dobbiamo posizionarci è essenzialmente teorica. A sua volta, lo conferma l'obiettivo che ci siamo posti nel definire le qualità del quadro comunista seguendo il modello che Lenin rappresenta, le qualità dello stratega. Ma, in che senso deve essere capito? Ovviamente, nel allontanarsi dall'apprendimento pratico, dagli insegnamenti delle lotte stradali. Dobbiamo combattere ogni proposta o tendenza che favorisca la coltivazione della pratica davanti alla teoria, che porti con sé l'educazione politica nella scuola della pratica, dell'organizzazione e del lavoro quotidiano (praticismo) davanti all'educazione nella scuola dello studio teorico e dell'elevazione intellettuale del militante; dobbiamo combattere ogni attitudine teorica o pratica che porti verso la sottovalutazione del ruolo della teoria nella formazione dei quadri comunisti e che comporti la sottovalutazione di ogni sforzo, individuale o collettivo, per elevare cultural e ideologicamente i militanti d'avanguardia. Bisogna anche combattere l'idea della formazione teorica nel senso puramente formale, che l'istruzione dei comunisti consiste in un aggregato indiscriminato di dati e di conoscenze. In assoluto. Si tratta di formare nella e dalla ideologia proletaria, nel e dal marxismo-leninismo, ma non inteso come filosofia politica, bensì come concezione del mondo. L'obiettivo consiste nell'assunzione da parte dei comunisti del marxismo-leninismo come Weltanschauung (concezione del mondo), vera forma di concepire l'ideologia proletaria, superiore alla forma tradizionale -che possiamo anche dire, spontanea- di interiorizzarlo, dominante durante la maggior parte del Primo Ciclo Rivoluzionario; il comunismo inteso quasi esclusivamente come teoria politica. Questa è una pratica che comporta la riduzione di tutto il ricco complesso ideologico del marxismo-leninismo, e conduce a una concezione unilaterale dello stesso. Esattamente e con tutta probabilità, una delle cause di fondo della sconfitta del proletariato in quel ciclo bisogna cercarla in questo deficit ideologico. Al meno, sta come spiegazione nella misura che parte dei problemi provenivano dall'incapacità ideologica per dare risposte politiche conformi alle nuove situazioni storiche che presentava il processo di trasformazione della società.

Il predominio della concezione ristretta del marxismo come filosofia politica è stato un caso generale lungo tutto il Ciclo d'Ottobre dentro del movimento comunista internazionale. La causa fondamentale risiede nel fatto che i partiti comunisti si sono sempre fondati su una base programmatica e sotto una tutela esterna (l'Internazionale Comunista). Persino molti sviluppi ideologici del principale partito di quel movimento, il partito bolscevico -che si formò e si sviluppò in virtù della risoluzione di discussioni teoriche di profonda portata-, si realizzano soprattutto dopo la morte di Lenin -anche se, in parte, sotto la direzione di questo-, in funzione dei problemi congiunturali, problemi che si risolvono anche molte volte in un modo insoddisfacente dal punto di vista della relazione tra la superazione di quelle determinate congiunture politiche e le esigenze a lungo termine del movimento verso il Comunismo.

Esempi di quei problemi risolti in modo insoddisfacente, che qua solo segniamo in questo ultimo senso, sono: la questione del capitalismo di Stato -l'economia statalizzata- nella società di transizione, che rimase in aria nel X Congresso del partito bolscevico, che per il XV, era già scomparso come problema quasi per magia, nel identificare capitalismo di Stato con il socialismo o, se si preferisce, statalizzazione con socializzazione dei mezzi di produzione; l'irrisolto dibattito sul modo di condurre la trasformazione dei rapporti sociali nella campagna russa, dal 1924 (si considerò uno scritto tardivo di Lenin titolato Sulla Cooperazione, come il piano leninista di collettivizzazione del campo, quando, da un lato, era solo un testo di riflessione destinato al dibattito e non una proposta di risoluzione dello stesso e, dall'altro, non rispondeva a tutti gli aspetti del problema -come per esempio la lotta di classi in campagna-); l'insufficiente sviluppo della teoria del Socialismo in un solo paese come risposta alle necessità del progresso della Rivoluzione Proletaria Mondiale dalla seconda metà del decennio del ‘20 in poi, che nutrì un'evidente tendenza al nazionalismo (socialsciovinismo) nel partito comunista sovietico e la sua deriva verso la teoria delle forze produttive; la rinuncia dell'indipendenza politica del comunismo a fini di un'alleanza a qualsiasi costo contro il fascismo con la socialdemocrazia e il liberalismo (tattica rallentata dal VII Congresso del Comintern); la subordinazione della scienza agli interessi della politica, persino manipolando i risultati di quella e distorcere l'essenza del marxismo (caso Lysenko, in Biologia, caso Kozyrev, in Astrofisica), ecc. Tutti questi dibattiti si riferiscono al caso sovietico e, anche se non si finisce mai in essi a spezzare i legami con le necessità delle fondamenta teoriche che ogni sviluppo richiede come premessa, sì che si percepisce una forte tendenza verso il predominio del congiunturale, a risolvere interessatamente in funzione delle necessità immediate della linea politica o lo stato delle cose in vigore.

Se questo succedeva nell'organizzazione d'avanguardia del movimento comunista internazionale, molto più accentuata si presentava quella tendenza al riduzionismo politico dell'analisi marxista nei partiti fratelli, dove in molte occasioni si limitavano semplicemente a tradurre nel suo interno i risultati politici dei dibattiti che erano avvenuti all'interno del partito comunista sovietico.

Nello Stato spagnolo, da sua parte, a queste particolarità comuni al movimento generale si uniscono altre particolarità dovute alle proprie condizioni dell'evoluzione socioeconomica e politica del paese, e in particolare, al ridotto radicamento che nel movimento operaio ne ha avuto sempre il marxismo. Primo, per l'egemonia dell'anarchismo durante l'epoca della AIT; dopo, quando in Europa il socialismo d'ispirazione marxista finisce per egemonizzare il movimento operaio (anche se quasi sempre, in modo più formale che reale), perché lo Stato spagnolo rimase al margine di quel processo. Effettivamente, quando a metà del XIX secolo, Julián Sanz del Río, intellettuale con predica fra i settori progressisti che avevano influenza nel nascente movimento operaio, ha visitato la Germania, nazione con un effervescente tradizione filosofica, con l'intenzione di cercare una filosofia che potesse inquadrare i progetti politici della borghesia rivoluzionaria, si trovò con due scuole di moda tra l'élite intellettuale: il socialismo (soprattutto, Hess, Weitling e la scuola del vero socialismo) e il krausismo. Scelse quest'ultima corrente di pensiero e la introdusse in Spagna, fornendo successivamente le basi teoriche del discorso politico di alcuni dei settori di opposizione al sistema della Restaurazione e del riformismo liberale della fine del XIX secolo e del primo terzo del XX. Nell'epoca in cui Sanz del Río stava in pensione in Germania, né il marxismo ancora aveva cagliato come corrente alternativa al socialismo, né nello Stato spagnolo lo sviluppo del proletariato era sufficientemente importante come per fare in modo che l'intellettualità avanzata fosse sensibile a le sue necessità teoriche. Nella Spagna non si era ancora consumata la rivoluzione borghese, e neanche era entrato ancora in scena il partito democratico (tutto questo accade prima della Gloriosa Rivoluzione del 1868). Tuttavia, e dato che la frontiera pirenaica rimaneva impermeabile alla penetrazione di ogni influenza del socialismo francese, si perde una buona occasione di creare presto una scuola di pensiero socialista in Spagna che facilitasse la creazione di condizioni culturali per la successiva ricezione del marxismo. Al contrario, fiorisce il pensiero umanistico e personalista che depositava nell'educazione dell'individuo ogni speranza di rinnovo. Quando sono stati creati nello Stato spagnolo il primo partito e il primo sindacato di operai (nel 1879 e 1888, rispettivamente), nell'ambito intellettuale dell'epoca, il marxismo non era seriamente presente. L'influenza del riformismo e dell'ideologia borghese è stata, di conseguenza, troppo importante nella fondazione di quei organi del già solido movimento operaio nello Stato spagnolo. Di fatto, il marxismo non costituisce mai l'unica fonte d'ispirazione per la politica del PSOE (Jules Guesde influisce di più che Marx nell'elaborazione teorica e politica del partito nelle sue prime tappe), e quando la sua ala sinistra viene scissa per formare il PCE, lo fa più in virtù dei fatti accaduti che avevano provocato nello scenario internazionale un evento come la Rivoluzione d'Ottobre, che come risultato di un processo interno di demarcazione politica e ideologica. Successivamente, solo durante congiunture storiche di crescita della lotta di classe del proletariato, il marxismo ricupera il suo ruolo protagonista nel proscenio politico spagnolo: durante la II Repubblica e nel tardo franchismo, il marxismo si colloca come riferente in prima linea per i settori d'avanguardia della società e per il movimento operaio; nonostante, in entrambe occasioni si presenta nel suo aspetto distorto di pensiero politico: nutre i programmi di innumerevoli gruppi e partiti, ma le loro linee politiche non si sostengono su una sedimentata tradizione filosofica che familiarizzi la concezione del mondo marxista a promozioni di intellettuali e a generazioni di dirigenti operai. Questa insufficienza porterà con sé gravi conseguenze quando nella Transizione sarà sconfitta l'opzione di rottura (già di per sé, focalizzata al modo piccolo borghese), e quando con la monarchia parlamentare sparisca gradualmente tutto quel movimento politico rivoluzionario, che di cui traccia non rimarrà assolutamente niente del discorso proletario.

In sintesi, nella storia contemporanea dello Stato spagnolo il marxismo non cagliò mai come scuola di pensiero, e la sua storia politica appena lasciò testimoni. Il fatto che qua non possiamo menzionare a nessun Kautsky, Labriola o Plechanov, dice abbastanza di per sé del ruolo che le idee di Marx significano nell'orientamento del proletariato spagnolo nella sua lotta di classe, povero nell'ambito politico e nullo in quello teorico. Con questo non vogliamo suggerire che uno dei compiti attuali debba essere l'impianto del marxismo come scuola filosofica in Spagna. In assoluto. Forse nei preparativi della prima grande ondata della Rivoluzione Proletaria Mondiale entrasse una certa autonomia tra la lotta teorica e quella politica. Il monopolio quasi esclusivo del sapere in mano all'intellettualità permetteva che determinati individui risolvessero le questioni di fondo più teoriche, mentre il partito si occupava dell'agitazione e della propaganda. Dal momento in cui il partito di nuovo tipo leninista si è convertito nel punto d'origine per l'inizio della prossima ondata rivoluzionaria, quella divisione del lavoro non ne ha più spazio. Adesso è con il Partito Comunista come centro che il proletariato intraprende la lotta di classi in tre livelli come ha descritto Engels: economico, politico e teorico. Non ha più senso parlare di marxismo come filosofia e del marxismo come linea o programma politico di forma separata. Se lo distinguevamo nella piccola valutazione storica sul vigore del marxismo nel movimento operaio internazionale durante il Primo Ciclo Rivoluzionario, è perché, inoltre a costituire un fatto, ci permetteva spiegare le ragioni del riduzionismo politico a cui è stato sottomesso il pensiero di Marx in modo generalizzato nel mondo ed esagerato nello Stato spagnolo. Ma il nuovo ciclo della Rivoluzione Proletaria presuppone superata la dicotomia intellettualità borghese-movimento operaio che ha caratterizzato il Ciclo d'Ottobre e, pertanto, anche la tendenza a l'autonomizzazione della direzione della lotta nelle diverse sfere del confronto sociale. Al contrario, tutte si articolano intorno al Partito. Tuttavia, questo porta con sé la sfida di assumere il marxismo come totalità, come concezione del mondo, come Weltanschauung. La conservazione dei legami e interrelazioni esistenti fra i diversi piani della lotta di classi permetterà garanzie maggiori nella coesione ideologica fra le basi teoriche e le risoluzioni politiche e una visione critica più profonda che permetta in ogni momento l'adeguazione della linea politica alle necessità dello sviluppo reale della società, senza ipotecare il futuro rivoluzionario per le necessità politiche del momento, per quanto sembrino urgenti.

L'obbligo che attualmente ci impongono i compiti relativi alla Rivoluzione Proletaria, cioé di assumere il marxismo-leninismo come un tutto, come concezione del mondo, non significa che la politica non sia più il campo decisivo della lotta di classi, in generale, e che la Ricostituzione del Partito Comunista non sia il compito politico più pressante per il proletariato cosciente, in particolare. Al contrario, la politica continua ad essere l'espressione concentrata della lotta di classe e il punto che permette la transizione dalla critica sociale alla pratica sociale, luogo d'insediamento necessario, pertanto, per l'opera di trasformazione del proletariato. Che la politica sia il principale e la lotta per il potere politico ciò veramente importante è una cosa, e un'altra ben diversa considerare che cos'è in termini politici come si risolvono tutte le forme della lotta di classi o che sia il punto di vista delle necessità della politica in atto quelle che domineranno le analisi dei problemi che pone la lotta di classi. Il dominio del criterio della politica per la politica ha dimostrato che genera una tendenza al pragmatismo e al tatticismo troppo pericolosa. Il modo per superarla è adottando il punto di vista globale che ci permetta inquadrare in ogni momento nel processo in cui è incluso, mantenendo sempre la prospettiva dell'obiettivo finale; e questo punto di vista può solo fornirlo il marxismo-leninismo come cosmologia.

Bildung und Wissenschaft: l'università operaia

La costruzione di buoni quadri dirigenti e l'assunzione, da loro parte, del marxismo-leninismo come concezione del mondo sono due dei pilastri basici imprescindibili per il compito di ricostituire l'ideologia comunista. Però, come si formano questi tipi di militanti comunisti, di quali istrumenti ne abbiamo bisogno per poter farlo?

Siccome si tratta di educare, di formare, di quello che ne abbiamo bisogno in primo luogo è dell'istruzione (Bildung), però un'istruzione nella scienza (Wissenschaft). In questo momento, le necessità della lotta del marxismo per riconquistare la posizione d'avanguardia teorica sono diverse rispetto ad altri momenti storici come, ad esempio, la Russia dei dibattiti intorno al II Congresso del POSDR. In quel momento, come direbbe Lenin, l'anello della catena a cui era imprescindibile afferrarsi era la fondazione di un giornale rivoluzionario per tutta la Russia. Oggi, per noi, quell'anello è diverso, o, detto in miglior modo, corrisponde alle necessità proprie di una tappa diversa, precedente, del processo. Nella Russia del 1903, l'opera di lotta e definizione ideologica con altre correnti politiche, anche se non era consumata, era già da tempo stata iniziata dal marxismo rivoluzionario, e lo stato d'animo delle masse era diverso, in pieno movimento ascendente dal 1895 -movimento che culminerebbe con la rivoluzione del 1905-, invece noi ci troviamo ancora agli inizi di quella lotta, appena usciti dallo stato di confusione provocato dall'ultima sconfitta del proletariato internazionale. Per non parlare dello stato d'animo delle masse! Se verso il 1903 i marxisti rivoluzionari russi dovevano coprire l'ultimo tramo della lotta per lo smascheramento delle correnti politiche opportuniste dell'epoca, per passare poi immediatamente alla conquista degli elementi più coscienti delle masse proletarie, per cui l'importanza dell'organo centrale di stampa, noi ci dobbiamo retrotrarci ancora di più, quando i marxisti russi -per continuare con il parallelismo dell'esperienza russa-, cappeggiati da Plechanov, iniziarono la lotta contro i populisti (anarchisti) per lo meno dal 1883. Il nostro compito principale, in questo momento, è similare. Dobbiamo ancora combattere l'opportunismo politico, che presenta alle masse false vie rivoluzionarie e che soltanto offre un'uscita riformista. Però, siccome lo stato di liquidazione della coscienza marxista è severo, dobbiamo preparaci per questo combattimento. Per questo motivo, l'anello della catena a cui dobbiamo afferrarci è diverso, non corrisponde ai compiti che può svolgere un giornale o la propaganda politica in generale, bensì con compiti di carattere più elementale: formare quadri marxista-leninisti, educandoli nella teoria e nella lotta di due linee contro l'opportunismo.

Istruzione e scienza sono gli elementi chiave che ci permetteranno di creare buone basi e buone condizioni per la costruzione di quadri comunisti. Però dobbiamo capire quelle parole in un senso particolare. Per quello, per designarle, abbiamo utilizzato i vocaboli tedeschi poiché in questa lingua presentano connotazioni semantiche, acquisite soprattutto in un determinato periodo storico, che chiariscono il significato di quelle parole nel senso che noi le vogliamo dare. Effettivamente, dal momento della liquidazione del Sacro Impero da parte di Napoleone si diffonde in Germania una febbre riformatrice, mescolanza dell'Illuminismo ed un risentito nazionalismo, ed i settori emergenti della società tedesca appartenenti alle nuovi classi medie, vincolati più con le professioni liberali che con l'industria, pretendono dirigere, con il permesso dell'aristocrazia, i cambi necessari per situare la Germania al livello delle necessità del mondo moderno che era nato dalla Rivoluzione Francese -che neppure la Restaurazione che ne susseguì alla sconfitta di Napoleone riuscì a fermare-, compare l'idea del rinnovamento spirituale e morale della Germania e della sua riforma politica capitaneggiata da una nuova élite culturale formata a proposito: gli uomini di Bildung. Bildung significa istruzione, educazione; però, a differenza del termino omologo Eirzienhung, che denota assimilazione passiva di conoscenze, la parola Bildung indica autoaffermazione, direzione di sé stesso nella coltura del sapere, ricerca del sapere, autosviluppo culturale. Questo elemento attivo lascia intravedere una predisposizione cosciente nel momento d'iniziare il lavoro educativo, cioè, la coscienza di sapere che questo lavoro è soltanto un mezzo per raggiungere un fine determinato, il che risulta fondamentale nell'ora di definire il carattere della formazione ideologica e culturale del quadro comunista, poiché educare in termini di Bildung comporta un'abilità critica necessaria che permetterà la sua autoformazione permanente. Il senso della parola Bildung presenta quindi, di fronte a noi, una nuova sfida: quello di insegnare ad imparare. Se, inoltre, il contenuto principale di questa formazione si corrisponde con la concezione del mondo proletaria, quindi avremo posto le fondamenta per edificare vere coscienze rivoluzionarie.

Allo stesso modo che per la mesocratica élite intellettuale tedesca degli inizi del XIX secolo l'educazione capita come Bildung implicava un'idea di funzionalità, che una saggia autodirezione culturale abilitava per la direzione politica (di fronte alle pretensioni feudali fondate nella nascita e la posizione sociale proprie della tradizione dell'epoca), allo stesso modo, la formazione intellettuale del dirigente proletario non deve capirsi nei termini dell'erudizione accademica, della ricerca del sapere per il sapere, bensì nella conoscenza del mondo come condizione per la sua trasformazione. Per dirlo in un modo più immediato, legato alla pratica politica, e con le parole di Lenin, l'istruzione nei termini di Bildung del militante comunista lo permetterà di “dirigere tutte le manifestazioni di questa lotta molteplice, [e] che ne sappia, nel momento necessario, ‘dettare una guida per l'azione'”16in ciascuno dei fronti della lotta di classe nel quale ne abbia compiti rivoluzionari. L'autonomia intellettuale che lo doterà della capacità di servirsi da sé stesso e di sapere affrontare le sfide più varie che porrà la lotta delle masse, tanto dal punto divista teorico come pratico, principalmente nel compito di applicare e tradurre creativamente la linea politica rivoluzionaria in ciascuno dei suoi fronti, permetterà al quadro comunista di svolgere un ruolo d'avanguardia e, tramite esso, al Partito la direzione effettiva del movimento di masse (questione a tenere sottogamba e di vitale importanza quando si affronti la terza fase della Ricostituzione: il lavoro fra le masse per conquistare l'avanguardia pratica). L'autonomia intellettuale che accompagna l'idea della Bildung non deve capirsi nel senso piccoloborghese di libertà di critica, bensì nella capacità critica acquisita come condizione sine qua non per cominciare un'attività d'avanguardia cosciente. Allo stesso modo, l'idea della Bildung, anche se enfatizza l'iniziativa e l'attività individuale nella formazione, non pretende prescindere -ed in questo caso non deve prescindere- della formazione collettiva e dell'esperienza pratica. Ciò che pretende rimarcare è l'idea della formazione permanente, al di fuori persino (o meglio, soprattutto) del marco dell'attività organizzativa, l'idea della continuità della formazione per altri mezzi, per i propri mezzi, l'idea della riflessione permanente sul mondo alla luce del marxismo e sul marxismo alla luce di quel mondo, di assimilare l'idea che il permanente movimento della realtà esige da noi una formazione costante ed uno sforzo intellettuale individuale permanente, esige da noi, in definitiva, esercitare la Bildung.

La relazione fra l'aspetto individuale e quello collettivo della formazione è stata presentata da noi in un modo unilaterale fino adesso. Al considerare l'assunzione collettiva dei materiali di formazione come la forma vera d'assimilazione, abbiamo finito per capire che si tratta inoltre dell'unica, il che è falso. Naturalmente, dal punto di vista del dibattito, sintesi ed elaborazione della politica quotidiana il marco collettivo dell'attività intellettuale è quello principale; allo stesso modo accade quando si tratta di assimilare il miglior e più completo modo possibile questioni e problemi teorici concreti legati direttamente con il pensiero marxista o con le necessità della sua politica. Ma in questo terreno stiamo parlando di ciò che l'organizzazione affronta dal punto di vista dei compiti teorici e politici immediati e perentori, si tratti di dotare i militanti degli elementi teorici-concettuali imprescindibili per la conoscenza del marxismo-leninismo, o si tratti della loro applicazione pratica. Rimane, tuttavia, dimenticata -o almeno in sospeso- una questione di fondo fondamentale, cioè, che l'assimilazione mentale della concezione del mondo marxista-leninista è un lungo processo di sedimentazione intellettuale, e, inoltre, in prima istanza, un processo individuale. Il contesto formativo collettivo è importante come il più adeguato utero di gestazione del marxista individuale in tanto guida intellettuale ed in tanto ambiente da cui vincolare la formazione teorica dell'individuo con le necessità pratiche del movimento reale della lotta di classi (necessità che sono la vera base materiale dei problemi in cui risolvimento teorico deve partecipare il comunista come individualità intellettuale); però, questo non deve sostituire -ed, in parte, noi siamo stati vittime di questo errore- l'originalità dell'esperienza individuale nello studio del marxismo-leninismo, o nella assimilazione particolare della concezione del mondo proletaria. In generale, noi non siamo stati capaci di sensibilizzare i compagni sull'importanza della sua esperienza personale come studenti della dottrina comunista. Infatti, la tappa di preparazione individuale dei temi di studio che precede ogni riunione di formazione (tappa collettiva) è stata sottovalutata e, persino, in molti casi soppressa. Come risultato abbiamo fatto diventare lo studio un formalismo ed al nostro metodo di studio, nei fatti, un metodo passivo di educazione (Erziehung) in cui la gran parte dei compagni si è limitata ad ascoltare ed a tentare di comprendere le idee ei commentari di coloro più formati. In tale situazione, abbiamo riprodotto incoscientemente ed involontariamente lo schema che precisamente volevamo superare con il Programma di Formazione: la separazione fra il militante comunista e l'ideologia comunista, in generale, e, in particolare, la separazione fra coloro che sapevano qualcosa sul marxismo-leninismo e coloro che non sapevano niente (con tutto ciò che può ripercuotere nell'organizzazione dl punto di vista della riproduzione della divisione borghese del lavoro manuale ed intellettuale).

Il problema di avere un'attitudine attiva di fronte alla formazione (Bildung) acquisisce, per tanto, la maggior importanza da questo momento in poi. E questa attitudine soltanto può venire dalla consapevolezza che l'aspetto individuale dell'educazione accompagna in importanza l'aspetto collettivo. Infatti, sono complementari. In primo luogo, perché l'assimilazione del marxismo-leninismo come Weltanschauung non può ridursi alla formazione di alcune tesi filosofiche o politiche. Qua, la sentenza di Eraclito ci risulta del tutto pertinente: per sapere una cosa non basta con averla imparato17; ossia, imparare non è sapere. Imparare una serie di principi, tesi ideologiche o politiche, oppure leggere parecchi libri marxisti importanti non significa che si abbia assimilato il marxismo come concezione del mondo. Per quello è appropriato studiare il pieno significato della parola, riflettendo e riunendo con attitudine critica le nostre conoscenze fino al punto di assimilare lo spirito dell'ideologia, di famigliarizzarci con il suo particolare approccio della realtà. È importante inoltre non limitare l'interesse della nostra formazione alla dottrina politico-filosofica marxista-leninista propriamente detta, bensì allargarlo verso tutti gli aspetti della realtà e della scienza (Wissenschaft) in virtù della vocazione integratrice e del punto di vista globale che il marxismo-leninismo proietta sul mondo. Lo sforzo individuale per accomunare tutti quei contenuti cognitivi in un blocco omogeneo ed unico, in una cosmovisione, dalla prospettiva critica marxista, contribuirà in larga misura alla forgiatura di menti portatrici della cosmologia proletaria. I risultati di questo sforzo individuale possono e devono essere contrastati collettivamente -non in un rigoroso ordine del giorno, bensì nella misura in cui le necessità pratiche impongano offrire quei risultati in funzione di problemi concreti-, in modo in cui quelle menti proletarie individuali configurino poco a poco una mente collettiva -quel caro intellettuale collettivo- come vero supporto e propagatore di quella nuova concezione del mondo.

Mentre questo processo accompagna parallelamente il processo di Ricostituzione, dal punto di vista delle nostre necessità immediate come distaccamento d'avanguardia ideologica, dobbiamo trovare un nuovo equilibrio tra gli aspetti individuali e collettivi dell'istruzione del militante comunista. In questo senso, è importante segnalare che condividere una stessa concezione del mondo non significa professare un pensiero unico. In qualità di individui limitati, la concezione del mondo proletaria può essere solo rappresentata parzialmente nelle coscienze dei comunisti. Questa limitazione richiede certa integrazione dei diversi gradi e modi di assunzione individuale del marxismo-leninismo. Sarà così, almeno fino il culmine della Ricostituzione. Ma quel che perdurerà -persino all'interno del Partito Comunista- sarà l'importanza di quella differenza e disuguale assunzione individuale della concezione del mondo proletaria dalla prospettiva dello sviluppo teorico del comunismo. Certamente, è nel lungo termine dove il contributo individuale allo sviluppo ideologico del proletariato acquisisce la sua vera attenzione. Se nell'immediato è il contesto collettivo che determina la risoluzione dei problemi teorici e pratici del movimento dall'applicazione dello schema unità-critica-unità, a lungo termine, è il contributo innovativo (individuale) davanti ad un problema nuovo quel che permette quello sviluppo ideologico-politico in termini qualitativi, quando precisamente le premesse concettuali dalle quali si procedeva non permettono affrontare correttamente quei problemi innovativi ed è necessario spaccare il legame con esse, rivoluzionarle, affrontare in tutta la sua dimensione l'elemento centrale di quella dialettica dello sviluppo politico-ideologico del comunismo, la critica, la lotta. E la capacità interna dell'organismo politico per ricorrere all'innovativo per affrontarsi a il nuovo proviene, proprio dalla differenziazione e ricchezza di sfumature, delle diverse versioni del pensiero in cui stava assimilandosi individualmente una stessa concezione del mondo. Questa diversità, per dirla in qualche modo, compie con la funzione che la variabilità genetica delle specie nella Natura: garantire la sua adattazione ed evoluzione. La contribuzione di elementi individuali parziali e innovativi nella risoluzione dei problemi pratici della rivoluzione e la sua assimilazione collettiva e integrata nella logica del discorso ideologico di classe è il modo in cui si sviluppa il Partito Comunista dalla prospettiva della contraddizione individualità-collettività nella sfera intellettuale. Ma, da un'altra parte, in questo ambito, l'individuale non potrà mai sostituire la collettività come depositaria della totalità ideologica, di tutto l'orizzonte cosmologico della concezione del mondo del proletariato; l'individualità serve alle necessità del permanente sviluppo ideologico e alla costante vocazione di teoria dell'avanguardia del marxismo-leninismo; però l'individualità non può sopperire l'organizzazione d'avanguardia o il Partito Comunista come cosciente collettivo depositario della Weltanshauung della classe proletaria, come ambiente intellettuale dove pazientemente si saldano i frammenti della coscienza classista del mondo allo stesso ritmo che questa si sviluppa. Da lì che alcune tesi politiche difese da certi settori del movimento comunista ci compaiono come del tutto sbagliate per essere unilaterali e dogmatiche. Tesi come la teoria della direzione, difesa da alcune organizzazioni maoiste, rompono completamente l'unità dialettica tra individuo e collettivo nella questione dello sviluppo teorico dell'ideologia proletaria, permettendo così la soppressione del Partito per il capo, e per ungere la coscienza individuale con il monopolio e il privilegio della creatività teorica, senza alcun riferimento al collettivo e al di sopra del Partito. Quando, per aggiunta, si personalizza quella coscienza individuale, cioè, si considera che l'individualità intellettuale creatrice è sempre la stessa e, di conseguenza, l'unica e vera portatrice della concezione del mondo proletaria, otterremo come atto finale la teoria complementaria del pensiero guida. Entrambe le tesi, pertanto, devono essere denunciate per idealiste ed individualiste, per impedire la comprensione del vero ruolo che ha l'individuo nel processo di sviluppo del pensiero proletario e la sua corretta relazione con il collettivo partitista in questa materia (non parliamo del già dannoso riflesso della rigida divisione del lavoro della società borghese che provoca all'interno dell'organizzazione d'avanguardia), e poiché, dopo tutto, sono figlie di un'epoca, quella del Primo Ciclo Rivoluzionario, dove dominava la concezione del marxismo come filosofia politica e non si è mai questionata (se facciamo eccezione del breve periodo della Rivoluzione Culturale cinese e siamo condiscendenti con le sue dichiarazioni di intenzioni e non troppo severi con la prospettiva, quando meno ingenua, di estendere la concezione del mondo proletaria tra le masse a base di settari di citazioni come il Libro Rosso) di formare tutti i comunisti nella concezione del mondo proletaria. Neanche questo viene sottomesso come problema a risolvere con gli adeguati mezzi politici.

Il marxismo-leninismo come Weltanschauung implica una cosmologia unitaria, una visione del mondo come totalità integrata, come organon. La formazione multidisciplinare del marxista persegue la rappresentazione intellettuale di quella cosmovisione, la sua comprensione e la sua integrazione nella sua attività pratica. La Weltanschauung così intesa richiede una Wissenschaft, una scienza; però non una scienza intesa come innovativa disciplina propria, neanche come pratica sperimentale particolare, bensì come risultato del sapere universale, come assimilazione e sintesi sistematizzata dei progressi delle scienze e la loro integrazione critica nel marco gnoseologico marxista-leninista. L'idea illuminista di Wissenschaft sorge come negazione del dominio umanistico-letterario nei contenuti della formazione culturale dominante (basati nella lingua e la letteratura classica, greca e latina) che in Europa risalgono all'Umanesimo, e per opposizione ad ogni superstizione, esoterismo o spontaneismo nel processo di conoscenza. Questo può solo essere risultato della scienza, ed è nel suo spirito e nella conoscenza delle leggi regolatrici dell'universo che ci svela dove si trova la fonte della nostra istruzione. La Wissenschaft intesa così, passa in questo modo, ad essere l'obiettivo della Bildung (cioè, educarsi nella scienza), il quadro generale e permanente del suo svolgimento e della sua attività, sotto la guida critica del marxismo-leninismo. L'unità di entrambi -Bildung und Wissenschaft- significherà il continuo sforzo per assimilare i progressi della scienza alla Weltanschauung proletaria e per la permanente attualizzazione del marxismo-leninismo come teoria d'avanguardia. Quell'unità costituirà la base principale per provvedere del contesto adeguato per la consecuzione di quell'obiettivo fondamentale che è la costruzione di quadri comunisti: l'università operaia. Questa idea di università operaia non deve essere interpretata nel senso organizzativo-istituzionale, bensì come la visione generica che comprenda il contesto comune dei principali compiti politici del presente periodo.

L'idea di università operaia corrisponde ad una comune necessità storica di autogestione culturale del proletariato in una nuova epoca prerivoluzionaria e in un nuovo livello. Allo stesso modo che nei preliminari del Ciclo d'Ottobre le conseguenze dell'impossibile accesso all'educazione da parte delle grandi masse trattavano di essere colmate attraverso il fugare dell'analfabetismo e di impartire nozioni di cultura generale alle basi del sindacato o del partito operaio nella cosiddetta Casa del Popolo, nell'attualità, l'impossibilità ascendente di accedere ad un educazione elevata delle masse y dei suoi elementi più preparati, in generale, e l'impossibilità di ottenere, in particolare, una concezione del mondo autonoma, indipendente da quella borghese, all'interno del sistema educativo in vigore, obbligano il proletariato cosciente a fornirsi degli strumenti necessari per elevarsi intellettualmente fino al punto in cui richiede il grado di civilizzazione raggiunto dallo sviluppo sociale. Se nel Primo Ciclo Rivoluzionario le Case del Popolo corrispondevano con una situazione in cui era preciso avvicinare le masse culturalmente all'attività della loro avanguardia, poiché l'avanguardia era educata e le masse erano semianalfabete, davanti al prossimo ciclo rivoluzionario la necessità dell'università operaia èl' esponente di un situazione inversa, dove, relativamente parlando, le masse sono molto colte e l'avanguardia, al contrario, non è all'altezza delle esigenze della direzione nella costruzione di una nuova società, né della direzione politica delle masse, né nemmeno quelle della direzione del suo partito rivoluzionario.

Se nel Ciclo d'Ottobre il grande problema della rivoluzione, dal punto di vista della cultura, era la partecipazione delle masse nell'opera di edificazione del nuovo, precisamente la loro partecipazione nella loro emancipazione -il che poneva un grande interrogante alla natura del processo rivoluzionario come processo di autoemancipazione del proletariato-, ai giorni nostri, la lotta di classe proletaria e le necessità che impone l'incremento della composizione tecnica del capitale hanno costretto la borghesia di formare i figli della classe operaia fino i livelli elevati dell'educazione (generalizzazione della scuola secondaria), però senza permettere la loro entrata nella formazione superiore come quadri dirigenti. Questo è ciò che deve supplire il proletariato in maniera autosufficiente ed indipendente di fronte al futuro ciclo rivoluzionario, allo stesso modo che nell'epoca della loro preparazione per il primo assalto rivoluzionario in cui insegnò a leggere a sé stesso. Il che, inoltre, ripercuoterà in una miglior preparazione culturale dell'avanguardia e delle masse della classe, ed in una corrispondenza ad un livello più elevato; il che, a sua volta, conferirà più dell'autonomia che il proletariato dovrà imprimere alla rivoluzione come processo di autoemancipazione.

La costruzione dell'avanguardia

Costruire quadri non è costruire avanguardia, allo stesso modo che costruire avanguardia non è costruire Partito (o, nel nostro caso ricostituire). Dobbiamo preparare il militante comunista come dirigente rivoluzionario, formandolo nel maggior numero possibile di campi del sapere e dotandolo della concezione del mondo proletaria, oltre a fare di lui un buon propagandista della linea politica proletaria e dei principi che la ispirano. Questa deve essere la nostra attività principale come organizzazione che persegue lo sviluppo dell'avanguardia marxista-leninista. Però, anche se necessario, questo non è sufficiente. Come distaccamento d'avanguardia e, quindi, come punto di riferimento nucleare dell'avanguardia proletaria, l'organizzazione marxista-leninista deve assumere la responsabilità dello svolgimento del processo di Ricostituzione, e sorvegliare sempre per evitare deviazioni in questo sentiero, prevedendo le sue necessità presenti ed a lungo termine, trattando sempre di coprire o preparare le condizioni perché esso sia soddisfatto. Tuttavia, la capacità e la formazione politica dell'organizzazione dell'avanguardia, sia dal punto di vista individuale sia da quello collettivo, non sono ingredienti sufficienti -pur essendo la base necessaria- per dare corpo al processo di costruzione di quell'avanguardia (teorica) capace di conquistare nel futuro i settori coscienti del movimento di masse (avanguardia pratica) come passo previo alla Ricostituzione del Partito Comunista. Per poter parlare di costruzione d'avanguardia non possiamo trascurare l'aspetto secondario di ciò che abbiamo definito come l'attuale contraddizione principale del processo di Ricostituzione: il vincolo che unisce il suo lato principale, l'avanguardia marxista-leninista, con il resto dell'avanguardia teorica, cioè la linea di masse che quella deve applicare per stabilire un sistema di relazioni organizzative e politiche con questa da cui poter cominciare il processo dialettico (unità e lotta) che permetta risolvere quella contraddizione. Tale processo non sarà altro che il processo di costruzione dell'avanguardia propriamente detto. Cioè, un processo di costruzione dove il risultato è un'avanguardia situata ad un livello più elevato rispetto alla sua forma di costruzione individuale di quadri o somma di quadri, però ancora inferiore alla sua forma superiore, sociale, la forma capace di esprimere gli interessi ed il movimento della classe nel suo insieme, il Partito.

Però il processo di costruzione dell'avanguardia teorica marxista-leninista è soltanto l'aspetto formale che presenta il risolvimento dell'attuale contraddizione principale; il suo contenuto si manifesta come processo di ricostituzione ideologica del comunismo oppure, se si desidera, come lotta marxista-leninista per la riconquista della posizione d'avanguardia ideologica del proletariato, che sono due forme diverse di esprimere lo stesso necessario fenomeno. Infatti, non c'è una vera costruzione d'avanguardia senza l'interrelazione del marxismo-leninismo con il resto delle correnti teoriche che incidono sul proletariato, senza lotta di due linee fra entrambe e senza processo di trasformazione attraverso il quale il marxismo-leninismo fagocita quelle correnti, cioè, le distrugge assimilandole, le supera includendole. In tedesco, esiste un verbo che esprime alla perfezione il senso che vogliamo conferire a questa espressione: aufheben, che significa, allo stesso tempo, elevare, sopprimere, e conservare. Quindi, le contraddizioni del marxismo-leninismo e le altre correnti teoriche si risolveranno successivamente come sintesi (Aufhebung, o, per dirlo in linguaggio marxista, negazione della negazione) nelle quali il marxismo-leninismo si arricchisce elevandosi, allo stesso tempo che sopprime quelle correnti sconfiggendole politicamente e conserva ciò che ne abbiano potuto apportare alla ricostituzione ideologica del comunismo. Al realizzare questo, il marxismo-leninismo si configura come discorso teorico-politico (ricostituzione ideologica) e si costruisce come movimento d'avanguardia. In questo consiste la sua lite per l'egemonia fra i settori ideologicamente avanzati del proletariato. È in questo svolgimento del processo come il marxismo-leninismo prende corpo e cresce in tutti gli ambiti (teorico, politico ed organizzativo) come avanguardia ideologica, in funzione delle necessità pratiche del proprio movimento d'avanguardia, necessità pratiche che, tra l'altro, non sono altro che le necessità teoriche del proletariato come movimento rivoluzionario. Ne è attraverso la risoluzione pratica dei problemi che la lotta di due linee ne impone al marxismo-leninismo all'interno dell'avanguardia teorica del proletariato il modo in cui esso conquisterà la posizione di interlocutore qualificato di fronte all'avanguardia pratica; ed è conquistando i settori più avanzati influenzati da quell'avanguardia teorica che il marxismo-leninismo creerà le condizioni organizzative per compiere la futura conquista di quell'avanguardia pratica in ciascuno dei fronti che essa abbia potuto aprire nella sua lotta di resistenza contro il capitale. In sintesi, ricostituzione ideologica e costruzione dell'avanguardia sono questioni inseparabili dal punto di vista del marxismo-leninismo: entrambe sono legate indissolubilmente in un processo in cui si alimentano reciprocamente.

In questo stesso modo, non ne può essere capita l'idea di ricostituzione ideologica in modo diverso dall'egemonia ideologica del marxismo-leninismo all'interno dell'avanguardia. La ricostituzione ideologica non è un processo esclusivamente teorico, non ha come oggetto risolvere problemi in astratto o trattati in forma accademica in funzione delle supposte necessità della teoria marxista-leninista come sistema teorico racchiuso in sé stesso. In assoluto. La ricostituzione ideologica del marxismo-leninismo soltanto può realizzarsi in relazione con la soluzione teorica e politica di problemi concreti, dei problemi che mette all'ordine del giorno lo svolgimento del movimento operaio come movimento rivoluzionario, cominciando da quei problemi che riguardano la direzione cosciente di quel movimento, e, in primo luogo, quelli relazionati con la natura di classe di quella coscienza dirigente. Quelle soluzioni non potranno essere ratificate ed assunte come soluzioni appropriate per i requisiti che esige l'avanguardia rivoluzionaria se non ne sono confrontate con le altre soluzioni agli stessi problemi presentate da altre correnti del pensiero, e neppure se in quel confronto, in quella lotta, le risposte marxista-leniniste non escono vittoriose, non risultano essere le uniche risposte valide e soddisfacenti per la maggioranza dell'avanguardia teorica. L'incorporazione al discorso teorico e politico di quelle successive risposte, la demarcazione ideologica che produrrà nei confronti dell'influenza ideologica borghese e lo spostamento di quelle altre correnti politiche alternative procureranno simultaneamente l'egemonia e la ricostituzione ideologica del marxismo-leninismo.

La ricostituzione ideologica deve essere capita come un processo, e, inoltre, come un processo vivo. Di fatto, in primo termine, la sua natura si presenta di più come un profilo politico piuttosto che puramente teorico. Effettivamente, l'organizzazione del discorso teorico-politico marxista-leninista in funzione dei problemi concreti che il movimento della classe presenta di fronte all'avanguardia rivoluzionaria, la sua costruzione discorsiva si può presentare soltanto come linea politica in considerazione delle necessità dell'azione pratica come prima condizione.; anche se la vocazione universalista del marxismo-leninismo come Weltanschaaung promuoverà con posteriorità l'articolazione di tutti quei elementi discorsivi all'interno di una visione del mondo unitaria. La ricostituzione ideologica del comunismo, quindi, non prevede la costruzione di un sistema teorico- anche se, alla lunga, lo sviluppo del marxismo-leninismo come teoria si abbia cristallizzato come sistema-, poiché si espressa in una forma reale, viva, come direzione del movimento pratico dell'avanguardia (teorica) nel sentiero della Ricostituzione e della Rivoluzione Proletaria. Non si tratta quindi di coprire le presunte necessità teoriche della teoria, bensì di coprire le necessità teoriche della pratica, del movimento pratico di costruzione dell'avanguardia ideologica. Per questo motivo, c'è uno stretto vincolo fra ricostituzione ideologica ed egemonia politica del marxismo-leninismo, perché egemonia significa direzione, e questa implica autorità, prestigio, qualità che non possono essere frutto se non della capacità di offrire risposte agli interroganti urgenti cui risolvimento è condizione per ogni vera ideologia d'avanguardia. La ricostituzione ideologica del comunismo, per tanto, non è un esercizio accademico, e per questo motivo non si realizza dalla teoria per la teoria, cioè, in funzione dell'assemblaggio completo di un presunto corpus teorico prestabilito e nascosto come un'illusione teorica occulta che deve ancora essere scoperta e recuperata dal limbo del pensiero puro. Al contrario, la ricostituzione ideologica si realizza dalla teoria per la pratica, cioè, in funzione degli interessi concreti e reali del movimento di Ricostituzione politica, in funzione dei problemi reali che l'avanguardia ne ha bisogno di risolvere per dare continuità a quel movimento e per allargarlo nella sua base. Non si tratta, quindi, di completare un sistema teorico determinato, né di depurarlo di revisionismo, bensì di costruire un movimento pratico reale dalle cui basi politiche possa essere recuperato il corpus teorico monolitico e coerente del marxismo-leninismo.

Nel momento attuale, dal punto di vista della contraddizione principale che regge il processo di Ricostituzione, la linea di masse che deve applicare l'avanguardia marxista-leninista è il sistema di relazioni che deve stabilire con il resto dell'avanguardia teorica con il fine di risolvere i problemi fondamentali delle due prime fasi della Ricostituzione (quando vengono stabilite le basi ideologiche e la linea politica generale), di carattere eminentemente teorico. Questo è il contenuto principale del nostro lavoro di masse. Questo sistema di relazioni, da parte sua, possiede due versanti. Da un lato, il principale, di cui ne abbiamo già insistito abbastanza: lo svolgimento della lotta di due linee con i diversi distaccamenti di quell'avanguardia teorica non marxista-leninista. Però, dall'altro, le relazioni tra quest'avanguardia e quella marxista-leninista possono stabilirsi, in determinati momenti, come alleanza, come unità, con qualcuno dei settori di quella stessa avanguardia. Tutto dipende dalla situazione della lotta di due linee generale all'interno dell'avanguardia teorica, dalla posizione che in ogni momento occupa il marxismo-leninismo, dalla necessità di neutralizzare o isolare l'influenza di alcuna corrente determinata, etc. Ciò che importa è non dimenticare che la lotta per i principi richiede anche l'utilizzo intelligente dei ricorsi tattici.

L'obbiettivo del nostro lavoro di masse, l'avanguardia teorica, può essere rappresentato come una serie di circoli concentrici che si allontanano dal centro occupato dal nucleo marxista-leninista a seconda che sia più prossima o più lontana in ogni momento la sua relazione con i problemi teorici ei compiti pratici, politici ed organizzativi, che presentano la Tesi e il Piano di Ricostituzione. Si tratta di avvicinarci in maniera consecutiva a quelli che possano aiutarci a risolvere quei problemi ed a culminare quei compiti; si tratta, naturalmente, di risolvere compiti politici sostenendoci sulle masse -come è di obbligato compimento in tutta concezione corretta dello stile di lavoro comunista-; ma si trattano di problemi molto particolari che interessano masse anche molto speciali: l'avanguardia teorica del proletariato. Per tanto, non parliamo dei problemi delle grandi masse della classe, né dei problemi teorici del movimento operaio di resistenza, bensì della risoluzione delle premesse teoriche e politiche necessarie per la trasformazione di quel movimento di resistenza in movimento rivoluzionario: la ricostituzione ideologica e la Ricostituzione politica (Partito Comunista) del proletariato, essendo la prima condizione della seconda. Il contenuto della linea di masse deve conservare un'unità con il carattere dei compiti della tappa politica in cui ci troviamo in ogni momento. Dovremmo andare verso le masse per compiere quei compiti e, di conseguenza, trovare il tipo di masse che ci interessano in funzione di tali compiti. Fino ad adesso dicevamo che noi, come distaccamento d'avanguardia ideologica, dovevamo risolvere le questioni teoriche e di principio di forma fondamentale -e quasi sommaria- e che, nel futuro, le masse (si capiscano le masse a cui si dirige il Partito ricostituito) si occuperebbero dello sviluppo e dei dettagli. Ebbene, ci sbagliavamo nel senso in che necessitavamo le masse per compiere i compiti compresi anche nel suo livello fondamentale. È l'unico modo, senza dubbio, in cui l'attività dell'avanguardia marxista-leninista non diventi un'attività isolata, senza nessun collegamento con le necessità oggettive del movimento rivoluzionario -configurato oggi come avanguardia-, e l'unico modo in cui i frutti di quell'attività abbiano veramente un'utilità per la base della Ricostituzione.

La necessità della ricostituzione ideologica presuppone, evidentemente, la perdita dell'egemonia ideologica che il marxismo-leninismo una volta aveva, la sua scomparsa come importante riferente politico (che non assoluto, né unico: il concetto di egemonia deve essere capito in senso relativo, soprattutto quando viene applicato alla storia dell'Occidente) per i settori coscienti del movimento di masse (avanguardia pratica); presuppone, quindi, un processo storico di liquidazione ed uno stadio politico di regresso. Ed è, precisamente, mediante la revisione delle soluzioni che il comunismo dava ai problemi, sia delle masse come dell'avanguardia, come fu liquidata progressivamente la sua posizione egemonica dentro il movimento operaio. Il revisionismo in generale, e l'eurocomunismo in particolare, portarono a termine questo lavoro di erosione delle fondamenta sopra le quali si alzava il carattere rivoluzionario del movimento proletario e la guida comunista dell'avanguardia. E non aiutò a molto il dogmatismo, che, sebbene non aveva partecipato alla revisione, assolutizzò quelle risposte così tanto da finire per sostituire l'analisi vivo ed attualizzato basato sul marxismo-leninismo come concezione del mondo per quelle soluzioni concrete date in un momento particolare come ricette, il che fossilizzò la politica comunista e facilitò il lavoro del revisionismo.

L'esperienza della prima costituzione politica di un partito rivoluzionario del proletariato ci può aiutare c comprendere la natura di questo processo di conquista dell'avanguardia teorica e dell'egemonia nella direzione delle masse da parte del marxismo-leninismo, poiché, nella Russia a cavallo fra XIX ed il XX secolo, i marxisti dovettero risolvere compiti politici simili a quelli che oggi dobbiamo affrontare, anche se nel nostro caso sono relativamente più difficili, data la crisi del marxismo e gli imperativi del cambio di ciclo della Rivoluzione Proletaria Mondiale. Così, possiamo comprovare che la prima lotta politica importante che dovettero affrontare fu quella di chiarire, in controversia con l'anarchismo populista, il carattere della rivoluzione russa e l'ideologia che doveva guidare le masse in quella rivoluzione. Fra la metà del decennio degli '80 e quella dei '90 del XIX secolo, i marxisti riuscirono a dare una replica adeguata ai narodniki russi e lasciare ben chiaro che la Russia semifeudale doveva passare per una tappa capitalista, ormai nascendo, che fecondassi un potente proletariato, e quindi, che la rivoluzione doveva essere borghese. Inoltre, l'istrumento ideologico adeguato affinché l'avanguardia potesse guidarsi e guidare le masse in quel processo rivoluzionario poteva soltanto procedere dall'unica teoria scientifica, il marxismo. Nei primi anni del XX secolo, il populismo, sconfitto come alternativa politica rivoluzionaria, si trasformerebbe in un partito eclettico borghese. Di seguito, i marxisti rivoluzionari scontrarono i cosiddetti marxisti legali nella lite attorno a quale doveva essere il vero compito della teoria marxista: se appoggiare politicamente la piena impiantazione del capitalismo in Russia che ne anticipava, oppure se come istrumento politico-ideologico per l'educazione rivoluzionaria del proletariato. I marxisti rivoluzionari si allearono con i marxisti legali contro il populismo, ma l'strumentalizzazione del pensiero di Marx che essi volevano portare a termine in favore della borghesia (P. Struve, noto rappresentante dei marxisti legali, finì per dire che si poteva essere marxista senza essere socialista) condusse all'inevitabile rottura. Il seguente circolo d'avanguardia che affrontò il marxismo russo si trovava dentro il socialismo: gli economisti. In questa occasione, si trattava di risolvere quali dovevano essere i mezzi di lotta e di organizzazione del proletariato. Gli economisti difendevano lo sciopero e il sindacato, rispettivamente, mentre i marxisti rivoluzionari (iskristi) puntavano per la lotta politica e la costituzione di un partito rivoluzionario. Gli economisti furono sconfitti nella lotta di due linee dentro il partito socialdemocratico della Russia, ed il seguente problema che i marxisti dovettero affrontare (ormai come bolscevichi) fu quello di chiarire chi doveva essere la forza motrice della rivoluzione russa. Mentre, i menscevichi volevano lasciare tutta iniziativa alla borghesia, Lenin ei suoi sostenitori insistevano nel fatto che il proletariato doveva giocare il ruolo dirigente nella rivoluzione borghese russa. Come si sa, nella lotta per questa ultima via rivoluzionaria si culminò il sentiero di costituzione del primo partito di nuovo tipo proletario, che ultimò il suo cammino con la Rivoluzione d'Ottobre e la prima esperienza di costruzione del socialismo.

Tutte queste questioni, poste in un contesto di feroce lotta fra le diverse correnti del pensiero ed alternative politiche, furono quelle che, all'essere risolte in un modo rivoluzionario, diedero un contenuto teorico e politico al processo di costruzione dell'avanguardia rivoluzionaria del proletariato russo. Allo stesso modo, noi, nelle nostre particolari circostanze storiche, dobbiamo realizzare un processo simile, adesso che ci troviamo di fronte al compito della costruzione dell'avanguardia marxista-leninista nello Stato spagnolo. Naturalmente, gli interroganti che dovranno essere risolti non saranno gli stessi, poiché sono strettamente legati alle peculiarità di ogni rivoluzione, come è il fatto, ai giorni nostri, delle esigenze che impone il cambio di ciclo rivoluzionario. Tuttavia, grazie all'esperienza che fino ad oggi ci portiamo in dietro, possiamo osservare nell'orizzonte delle lotte politiche che le correnti con le quali il marxismo-leninismo dovrà combattere si assomigliano nel contenuto delle sue posizioni a quelle che dovettero affrontare i rivoluzionari russi. Certamente, i populisti, marxisti legali, economisti e menscevichi di ieri sembrano essere rincarnati oggi in anarchisti, revisionisti e trotskisti, che sono i riflessi politici attuali nei quali si manifesta in maniera dominante la coscienza spontanea dei settori d'avanguardia del proletariato (avanguardia teorica, ma anche pratica), principalmente del proletariato occidentale. Se la comunione delle radici filosofiche ci permette comprendere in modo immediato l'affinità fra il vecchio populismo russo e l'anarchismo attuale, la famigliarità fra il marxismo legale o l'economismo e il moderno revisionismo non sembra così evidente fino al momento in cui si comparano le loro tesi politiche in favore del riformismo. In quello stesso senso, neanche a prima vista sembrano poter essere accoppiati il menscevismo con il trotskismo, fino alla comprovazione dei loro stessi fondamenti teorici e le loro pratiche (convivenza con il revisionismo, elettoralismo, costruzione partitaria di tipo borghese, …). Aspettando che il nostro lavoro di masse ci permetta di confermare queste aspettative -oppure che ci indichi, al contrario, che ci sbagliamo in queste affermazioni-, possiamo anticipare che i circoli d'avanguardia teorica che affronteremo in prima istanza saranno situati -senza dimenticare in assoluto i maoisti- nell'orbita di ciascuna di queste correnti politiche.

In relazione ai grandi interroganti che la lotta di due linee contro quelle correnti all'interno dell'avanguardia teorica dovrà chiarire, questi ne dovranno essere formulati, naturalmente, da quella stessa avanguardia. Il che non esclude che noi, come uno dei suoi distaccamenti, portiamo ciò che già consideriamo che sono quei interroganti imprescindibili, includendo, se è il caso, le risposte ad essi. In ogni caso, la nostra esperienza ci permette, di nuovo, anticipare che l'avanguardia dovrà risolvere qual è l'alternativa al capitalismo (la sua riforma, qualche forma del socialismo piccoloborghese o il comunismo), il che è strettamente legato ai risultati del bilancio del Ciclo d'Ottobre, nel senso della sua validità come esperienza storica che mostra un sentiero di progresso per l'umanità; allo stesso modo, dovranno essere risolti gli istrumenti politici imprescindibili per fare realtà quell'alternativa (e quindi è opportuno confrontare la nostra Tesi di Ricostituzione con gli altri punti di vista, siano sindacalisti come qualsiasi altro), così come la natura dei processi politici per raggiungerla (dibattiti attorno alla strategia e la tattica della rivoluzione, sul carattere di classe del nuovo potere -socialismo o periodo di transizione- ed alla forma del nuovo Stato -Repubblica di consigli o una nuova Repubblica borghese), ecc.

Ma dove troveremo quell'avanguardia che ci aiuterà a risolvere tutti questi problemi e che ci permetterà di sviluppare questo processo di costruzione d'avanguardia? Se siamo conseguenti con le premesse dalle quali abbiamo abbozzato la nostra analisi, soprattutto quella che ci avverte sull'inutilità di cercare elementi d'avanguardia ideologica fuori dal proletariato, dobbiamo stabilire che dobbiamo andare verso la classe proletaria. Tuttavia, qua dobbiamo introdurre una puntualizzazione per evitare errori che possano derivare in una tendenza spontanea ed acritica, propria di mentalità politiche educate nel sindacalismo, che indentifichi la classe con il movimento operaio e, soprattutto, quest'ultimo con il sindacalismo. Per esprimerlo in modo sintetico, il sindacato è il fronte di resistenza generale del proletariato, il suo modo più puro di organizzazione per la sua lotta economica contro il capitale; ma ci sono settori del proletariato che non si inquadrano in quelle lotte o in quei modi di organizzazione e che, però, aprono altri fronti di combattimento: studenti, movimenti di quartiere, associazioni di donne, antiglobalizzazione, ecc. sono anche forme di lotta spontanea della classe proletaria determinate da circostanze specifiche. Come concetto politico, quindi, il movimento operaio deve essere inteso come la somma del movimento sindacale e di tutti quei movimenti parziali del proletariato. Finalmente, il proletariato come classe non può essere identificato unica ed esclusivamente con la sua manifestazione economica, puramente materiale, bensì anche con la sua forma cosciente. La classe operaia non è soltanto un movimento economico, contiene anche nel suo seno un movimento rivoluzionario, è anche, attraverso i suoi settori più coscienti, un movimento d'avanguardia poiché è portatrice del progresso sociale. La classe operaia è quindi la somma del movimento operaio più il suo movimento d'avanguardia. Però, mentre non sia stato culminato il processo di Ricostituzione, quelle due forme principali del movimento della classe rimarranno scisse, e la classe si mostrerà predominantemente come movimento economico, non ancora come movimento cosciente, come movimento rivoluzionario.

Quindi, dove si trova quell'avanguardia che il marxismo-leninismo ne bisogna per ricostituire l'ideologia comunista e costruire l'avanguardia teorica necessaria per poter dare un salto qualitativo nel processo di Ricostituzione? Quando diciamo che il movimento proletario d'avanguardia e il movimento operaio si trovano scissi, divorziati, parliamo in termini politici, piuttosto che fisici. Volgiamo dire che l'avanguardia non parla la stessa lingua politica che le masse, che non ne ha gli stessi problemi, né le stesse inquietudini (e così sarà durante la Ricostituzione); e questo si manifesta politicamente nel senso che l'avanguardia si organizza da parte, persino, apre fronti distaccati dal movimento operaio (organizzazioni d'appoggio alla rivoluzione peruviana, ai presi politici, piattaforme per la Repubblica, …). Tuttavia, questo non sempre è così. Infatti, la forma più comune d'esistenza del movimento d'avanguardia è in simbiosi fisica con il movimento operaio. Per questo motivo, l'avanguardia marxista-leninista non deve escludere nessuno degli ambiti della classe (sindacato, movimento operaio o movimento d'avanguardia in qualsiasi dei suoi distaccamenti) per risolvere le sue contraddizioni con l'avanguardia teorica del proletariato con l'orientamento di trasformare il movimento d'avanguardia del proletariato, adesso frammentato ideologica ed organizzativamente, e frammentato anche in una marea di progetti politici, in un movimento omogeneo e con l'unica direzione della Ricostituzione.

In questo consiste l'orientamento generale per il nostro lavoro di masse. Però dobbiamo rimanere attenti nella sua applicazione, con il fine di non precipitare in quella tendenza quasi innata -che abbiamo denunziato fino alla sazietà, anche se in questo problema non si peccherà in eccesso- verso l'economicismo o il sindacalismo, a deviare la nostra attenzione dai compiti immediati dell'avanguardia (teorica) verso le necessità immediate del movimento operaio (o, se si vuole, dell'avanguardia pratica). Errore che ne abbiamo già commesso in passato e che è stato denunciato in quest'autocritica. In ogni caso, se il criterio di ubicazione dell'avanguardia teorica è flessibile e aperto, non accade così con l'ordine che ne dobbiamo seguire per il suo trattamento. In questo senso, dobbiamo orientarci con l'idea dell'organizzazione dell'avanguardia teorica in cerchi concentrici con problematiche politiche più o meno vicine alle necessità del Piano di Ricostituzione. Se la lotta di due linee non mette all'ordine del giorno problemi concreti di un altro tipo nel processo di costruzione dell'avanguardia teorica del proletariato, dobbiamo seguire rigorosamente l'ordine che ci impone il Piano nel suo svolgimento, dando priorità al risolvimento delle contraddizioni con quei settori dell'avanguardia teorica preoccupati delle questioni più vicine sulle quali noi stiamo adesso lavorando o sulle quali già ne abbiamo elaborato una posizione politica (bilancio del Ciclo d'Ottobre, Tesi di Ricostituzione, ecc.).

Anche se ne abbiamo definito l'obbiettivo del nostro lavoro di masse come l'avanguardia teorica del proletariato, questo non significa che sia l'unico. Dobbiamo anche contemplare il modo in cui condurre la nostra relazione con l'avanguardia pratica e le masse in generale, perché, in primo luogo, come è stato già chiarito, ci troveremo dentro di esse, precisamente quando ce ne andremo in ricerca di quell'avanguardia teorica.

Nel seguente grafico offriremo rappresentati le due forme di comprendere ed applicare la linea di masse comunista nel periodo attuale, capendo, in questo caso, la linea di masse come applicazione sia del lavoro di propaganda come quello di masse propriamente detto. Nella Figura 1 è rappresentato il concetto del lavoro di masse che, nei fatti, avevamo applicato fino ad oggi, prima della rettificazione; nella Figura 2 osserviamo il modo in cui deve essere applicato a partire da adesso.

Ogni quadro rappresenta il proletariato, ed è suddiviso nei settori che lo configurano dal punto di vista del suo grado di coscienza di classe, o, se si vuole, dal punto di vista del processo di Ricostituzione (avanguardia marxista-leninista, avanguardia teorica, avanguardia pratica e masse). Le frecce esprimono la direzione nella quale si applica la nostra linea di masse e le aspettative che ne abbiamo in quanto a ciò che si può sperare come risposta, come frutto di quel lavoro in quanto a contatti, reclutamento, ecc.: se la freccia è doppia, significa che esistono aspettative di risultati concreti in quel lavoro, che la nostra azione su un determinato settore della classe operaia trovi una risposta positiva al suo interno; se la freccia, invece, è unidirezionale, significa che su quel settore realizzeremo soltanto lavoro di propaganda, senza sperare nessuna reciprocità politica.

La Fig. 1 mostra, in primo luogo, che la nostra analisi non prendeva in considerazione il differenziamento, all'interno dell'avanguardia teorica, fra avanguardia marxista-leninista ed il resto dell'avanguardia teorica (la nostra relazione con il resto dell'avanguardia teorica soltanto era considerata dal punto di vista della lotta di due linee, però senza linea di masse, esclusivamente come competenza ideologico-politica: si trattava di convincere l'avanguardia pratica del fatto che la nostra linea di direzione era quella corretta, del fatto che noi eravamo la vera avanguardia teorica), e che, in secondo luogo, nella nostra linea di masse mantenevamo le stesse aspettative con la propaganda fra l'avanguardia pratica e le masse. Questo richiedeva la nostra presenza sia nella regolare attività degli organismi e le organizzazioni come i sindacati, le piattaforme contro le guerre imperialiste e tutte le altre mobilizzazioni puntuali per motivo di qualsiasi aggressione del capitale in tutti i livelli, o, al meno, l'occupazione del nostro lavoro pratico da parte di questo tipo di attività. Inoltre, la captazione dei nuovi membri soltanto era possibile attraverso il lavoro con contatti individuali e con la condizione della formazione ideologico-politica dei nuovi candidati. Nella Fig. 2, invece, osserviamo che ne è stata stabilita una gerarchia nell'applicazione della linea di masse. In primo luogo, la relazione fra l'avanguardia marxista-leninista e l'avanguardia teorica come vincolo principale che ne è preciso sviluppare in funzione delle caratteristiche del momento del processo di Ricostituzione nel quale ci troviamo, vincolo che deve proporzionare risultati politici, nell'ambito della teoria e della politica, ed organizzativi, il reclutamento di novi membri per l'avanguardia marxista-leninista, e non soltanto a titolo individuale come contatti, ma anche come collettivi o gruppi. Non ne dimentichiamo il punto di vista dialettico in questa materia: la contraddizione principale si risolve in lotta, ma anche, ed allo stesso tempo, come unità, come alleanza del marxismo-leninismo con l'avanguardia teorica del proletariato per costruire la sua avanguardia ideologica.

In secondo luogo, la relazione dell'avanguardia marxista con l'avanguardia pratica, che deve anche aprire una corsia di andata e ritorno, però, in quest'occasione, le aspettative politiche ed organizzative dovranno essere meno esigenti. Questo è dovuto dal fatto che il vincolo fra l'avanguardia marxista-leninista e l'avanguardia pratica sarà, nell'immediato, predominantemente individuale, a realizzare attraverso il contatto personale, e non in funzione di problemi oggettivi concreti, bensì di inquietudini soggettive, e di problemi specifici particolari. Ciò farà che la conquista per il comunismo di quei elementi dell'avanguardia pratica si realizzi non dalla lotta di due linee principalmente, bensì dalla formazione ideologico-politica. Nel frattempo, dall'altra parte, la relazione fra l'avanguardia marxista leninista e l'avanguardia teorica si stabilirà in funzione dei problemi oggettivi della costruzione dell'avanguardia ideologica del proletariato, ed in un ambito sopraindividuale, fra collettivi, che permetterà l'applicazione della lotta di due linee nella direzione della chiarificazione teorico-politica e dello sviluppo organico in maggiore scala dell'avanguardia ideologica comunista. Per ultimo, questi progressi fra i settori più coscienti della classe eserciteranno certo influsso indiretto sull'avanguardia pratica, poiché posizioneranno di fronte ad essi nuovi referenti teorici, questa volta veramente rivoluzionari. Sebbene non conviene averne troppe speranze nei confronti della recettività, essendo insostituibile il posteriore combattimento dell'avanguardia ideologica marxista-leninista per conquistarla.

Finalmente, la relazione dell'avanguardia marxista-leninista con le masse in generale. Qua soltanto possiamo contemplare l'attività di propaganda realizzata su questo settore della classe senza un carattere proselitista a breve termine, bensì, piuttosto, con l'intenzione a lungo termine di cominciare a porre le basi per l'educazione politica delle masse, di creare opinione pubblica comunista fra certe sfere della classe affinché si famigliarizzino con il discorso del proletariato rivoluzionario e con la sua forma di affrontare la realtà ei suoi problemi.