Quasi nello stesso momento in cui apparirono le classi nella società, questa divisione, secondo la quale alcuni uomini vivono dello sfruttamento e del lavoro di altri, sorse nella coscienza sociale il bisogno di emancipazione, della soppressione di questo sfruttamento e della conseguente oppressione. Spartaco, nell’epoca dello schiavismo, o Münzer, per l’era feudale, intestarono movimenti cui fine erano la liberazione degli schiavi e dei servi. Entrambi simboleggiano la coscienza dell’emancipazione degli oppressi nella storia anteriore al capitalismo, entrambi seppero penetrare la natura antagonistica delle relazioni sociali del suo tempo e ridurre al massimo il carattere irreconciliabile a codeste relazioni sociali: il conflitto tra possessori e diseredati, il conflitto tra ricchi e poveri, indipendentemente della formazione che questo conflitto rivestí in ogni epoca storica.
Se da un lato le condizioni materiali della società permettevano che la coscienza dell’uomo s’aprisse alle idee di emancipazione, dall’altro gli imponevano un limite di accordo con l’insufficiente sviluppo delle forze produttive. Non solo il linguaggio mistico-religioso con il quale veniva espresso quasi sempre tale programma di liberazione (soprattutto nel caso della maggioranza delle rivolte contadine antifeudali), ma principalmente il programma stesso, che non dava più alternativa allo schiavo se non la fuga né dava al servo altra via di uscita che convertirsi lui stesso in proprietario individuale e privato della terra che lavorava (e, di conseguenza, promoveva la perpetuazione delle classi), mettevano in rilievo quel limite.
È con il capitalismo, modo di produzione che sviluppa le forze produttive ad una velocità mai vista, che la produzione acquista un carattere sociale tale che coinvolge a tutti i propri componenti nell’economia e li integra per vincoli economici di interdipendenza e quando sorge una nuova classe di sfruttati che sono giuridicamente liberi e che creano tutta la ricchezza ma che non possiedono niente, il proletariato, è in questa epoca che si creano le condizioni oggettive per la vera emancipazione dell’umanità e quando il suo programma di giustizia e libertà può essere formulato scientificamente.
Non è la lotta permanente ed alle volte eroica contro il proprio padrone ed il proprio signore che libera lo schiavo né il servo della sua misera situazione. È la disintegrazione stessa del regime schiavista insieme a l’importazione di relazioni sociali nuove nel mondo antico, per il primo caso, e la messa in gioco di una classe sociale che si stava sviluppando in sfere secondarie della società (la borghesia), per il caso del feudalesimo, quello che risolve definitivamente la questione del superamento delle vecchie maniere di sfruttamento. Non è direttamente la lotta di classe tra i produttori che caricano sulle proprie spalle la creazione della ricchezza e i quali si appropriano di essa quello che risolve il problema dello sfruttamento sociale, solo le sue forme. Per ciò, la storia dell’umanità anteriore all’apparizione del proletariato si riassume nel semplice cambio delle forme di sfruttamento, nel semplice rilevamento di alcune classi per altre (tanto di sfruttatori come di sfruttati) e di alcuni modi di produzione per altri nello scenario della società. Ed è in questi termini che si esprime, dal punto di vista politico, la contraddizione che accomuna tutte le formazioni socio-economiche precapitaliste, secondo la quale la soppressione delle relazioni sociali di sfruttamento, delle quali gli oppressi vanno prendendo coscienza, non è né opera sua né della sua lotta di classe, ma dell’entrata in azione di altre forze sociali aliene a quelle che constituivano l’asse centrale di quelle formazioni (la relazione padrone-schiavo o l’esistente tra il servo ed il signore).
Tuttavia, questa contraddizione, questa separazione che lo sviluppo sociale interpose tra la coscienza dello sfruttato ed il suo programma di emancipazione, da un lato, e le vie ed i mezzi per eliminare codesto sfruttamento e compiere il programma liberatore (basicamente la lotta di classe), dall’altro, sarà superato quando il feudalesimo cederà passo al capitalismo, il signore si convertirà in borghese ed il servo in proletario.
Effettivamente, il capitalismo va eliminando poco a poco tutte le vecchie forme di produzione o va assimilandole ed assoggettandole sotto il suo comando e, con ciò, va convertendo tutti i produttori in salariati o sottomettendoli alle ferree leggi del mercato capitalistico. La legge generale di accumulazione capitalistica trasforma progressivamente tutte le relazioni sociali in relazioni capitaliste e divide i produttori, in maniera radicale, in proprietari che monopolizzano il mezzo di produzione che ogni volta vanno diminuendo ed essendo più poderosi ed in non proprietari che solo possiedono la propria forza di lavoro. Il capitale socializza la produzione, parzializza al massimo i passi necessari per la produzione di una merce e coinvolge un numero crescente di uomini in codesto processo, simultaneamente sposta il produttore diretto ed individuale. La divisione sociale del lavoro si fa più profonda pari passo che l’organizzazione di tutta la produzione sociale si concentra in meno mani. La soddisfazione dei bisogni personali cessa di essere una questione individuale e passa ad essere un argomento sociale. La contraddizione tra la progressiva socializzazione della produzione e la sua forma privata di appropriazione si sviluppa ed acutizza, impregnando tutte le sfere della società. I problemi dello sfruttamento e dell’oppressione propria di qualsiasi società di classe acquistano un nuovo contenuto e, allo stesso tempo, richiamano una nuova soluzione.
Il lavoro schiavo sosteneva una società parassitaria di nobili e gentili che non lo riconoscevano come parte integrante della propria vita politica. La liberazione dello schiavo aveniva tramite per manomissione (cioè, il convertirsi in parassita), fuga o morte per estenuazione. Il servo alimentò l’ozio e le scorrerie guerriere delle masnade feudali durante secoli, mentre il contadino lottò per liberarsi della sua condizione servile ed emanciparsi come classe (convertirsi in proprietario libero della terra). Ma questa emancipazione era quella di una classe che ambiava convertirsi in classe indipendente. Non significava la soppressione delle classi. Dall’emancipazione contadina sorse il capitale ed il capitale generò il proletariato. Lo scopo di questa nuova classe solo poteva essere orientato per il cammino dell’emancipazione della sua stessa condizione di classe e, con ciò, della liberazione di tutta l’umanità della divisione in classi, della soppressione delle stesse e della soppressione di tutto l’obbrobrio e la miseria che porta con sè. Il capitale proletarizza tutta l’umanità e, simultaneamente, la espropria dei suoi mezzi di vita. Il proletariato solo deve espropriare gli espropriatori affinché tutti gli uomini tornino ad essere padroni di sè stessi e del proprio destino. Per la prima volta nella storia, la posizione speciale di una classe permette che l’appropriazione dei suoi mezzi di vita causi la sparizione della proprietà privata e delle classi, e che la società possa essere organizzata non per l’impero del bisogno, ma secondo l’associazione libera dei suoi membri, che dipendono più dai mezzi e dal prodotto del proprio lavoro e passano ad essere sovrani e soggetti padroni delle proprie vite.
Ma questo compito stabilisce nuove esigenze e nuovi problemi relativi a gli strumenti ed ai mezzi di cui il proletariato deve dotarsi per compiere codesta missione storica. Il primo e principale è quello della lotta di classe. Il proletariato, a differenza del resto delle classi sfruttate nel corso della storia, può stabilire una correlazione positiva tra l’implementazione della sua lotta di classe ed il programma di autoemancipazione e di emancipazione dell’umanità dello sfruttamento e dell’oppressione, può stabilire una via diretta tra la sua lotta come classe e la distruzione delle classi. Per ciò, tuttavia, ha bisogno di distruggere il potere politico del capitale (rivoluzione proletaria) ed instaurare il suo per costruire una nuova società su basi differenti (Comunismo). Ma, affinché il proletariato possa convertirsi in una forza politica ha bisogno innanzi tutto di costituirsi in partito politico.
Una delle peculiarità storiche della classe proletaria è che alla sua condizione di classe va accoppiato parallela e simultaneamente la sua condizione di partito politico. Effettivamente, il proletariato non appare nella storia come classe quando la borghesia comincia a produrre in forma capitalistica ed ad espropriare e convertire in salariati ai produttori, neppure quando l’industrializzazione in massa dell’economia converte la grande maggioranza dei produttori in salariati; la classe operaia sorge nella storia quando codesti salariati o i suoi rappresentanti più avanzati prendono coscienza di costituire una classe a parte con interessi propri ed opposti a quelli delle altre classi della società. Allora, si organizzano come classe: cercano di lottare per le stesse rivendicazioni, trattano di unire codeste lotte, cercano di creare le proprie organizzazioni unitarie per la difesa dei propri interessi, ecc. Queste lotte e questa ansia unitaria per la difesa dei propri interessi comuni è il motore del movimento operaio. In questo senso, il proletariato è classe perché, nel suo movimento, acquista coscienza di sè stesso come tale, della sua peculiarità sociale ed economica; ma non ha ancora coscienza del suo ruolo storico come classe. Il proletariato, in questa tappa, vede quello che è, ma non ancora quello che dev’essere; prende coscienza di classe, ma ancora non ha acquistato coscienza di classe rivoluzionaria.
Certamente, l’ambito proprio della società borghese può dare luogo, senza sentimento sovvertito, all’organizzazione politica di una parte del suo corpo sociale. Di fatto, la borghesia non nega né può negare l’esistenza delle classi, né di interessi sociali disuguali, né dell’organizzazione politica per la difesa di codesti interessi. E, in fatto, come disse Marx, la nascita del proletariato come classe dalla centralizzazione delle sue lotte in una lotta nazionale e, quindi, in una lotta di classe, significa, anche, la nascita del proletariato come partito politico, giacchè "qualsiasi lotta di classe è una lotta politica". Ma il carattere di questa lotta politica corrisponde con il carattere dello stato di coscienza ed organizzazione della classe nel livello di sviluppo relativo alla sua recente formazione come classe sociale; cioè, corrisponde con il livello di coscienza ed organizzazione come classe che è cosciente "di sè stesso" e non ancora "per sè stesso". Per ciò, il contenuto politico dei programmi e dell’attività delle organizzazioni operaie, in questa fase di sviluppo, è principalmente economico e rivendicativo, riformista. Questo contenuto politico corrisponde, dal punto di vista della società in generale, con lo sviluppo ancora ascendente del capitalismo, e dal punto di vista della classe proletaria in particolare, con il periodo di accumulazione quantitativa o di "accumulazione di forze" previo al salto qualitativo, parallelo all’entrata del capitalismo nella sua tappa imperialista o di crisi generale, che mette all’ordine del giorno la rivoluzione proletaria. In questo periodo, la coscienza e l’organizzazione spontanea, economicistica o tradeunionista, del tipo sindacale o del tipo del vecchio partito operaio riformista (social-democratico), ora non sta al pari dei bisogni della classe operaia: in questo periodo è preciso l’organizzazione politica di tipo nuovo del proletariato.
Questa organizzazione politica di tipo nuovo è il Partito Comunista (PC), che sorge quando il proletariato, principalmente attraverso il suo settore più avanzato, acquista coscienza rivoluzionaria. Di fatto, il PC è conseguenza di questo passo storico e, allo stesso tempo ed una volta creato, è anche la sua causa; cioè, il PC sorge perché la classe ha cominciato a comprendere il suo ruolo rivoluzionario, e sorge come strumento che la classe dà a sè stessa per assumere e compiere completamente codesto ruolo.
La coscienza rivoluzionaria è l’ideologia rivoluzionaria, il corpo di idee che esprime la sua superiore autocoscienza come classe e che espone il suo programma di obiettivi da compiere. L’ideologia del proletariato è il Comunismo, inteso questo come la sintesi dell’esperienza della sua lotta di classe con i progressi più avanzati del sapere universale. Il Comunismo come ideologia rivoluzionaria fu fondato da Marx e Engels e sviluppato da Lenin e la posteriore esperienza di costruzione del socialismo. Tutto questo bagaglio teorico dev’essere portato alla classe proletaria affinché il suo movimento o la sua lotta di classe si trasformi in un movimento o in una lotta rivoluzionaria. Il proletariato è la classe d’avanguardia della società moderna perché la storia lo ha incaricato di una missione emancipatrice che finora nessuno era all’altezza di realizzare. Il proletariato ha bisogno, quindi, di un’ideologia d’avanguardia, e questa ideologia è quella che gli dà il marxismo-leninismo, perché è l’unica teoria capace di svelare al proletariato tanto il ruolo che deve compiere ed assumere come i suoi fondamenti scientifici. Il marxismo-leninismo o il socialismo scientifico è, per tanto, l’ideologia del proletariato, il Comunismo, e non alcune di codeste teorie di piccoli-borghesi radicali che competono con lui (per esempio, il chiamato "comunismo libertario" o il comunismo di modelli politici come Anguita) per deviare il proletariato dal suo vero orizzonte rivoluzionario. Poiché la vera teoria rivoluzionaria solo può riferirsi ad una classe, all’unica classe veramente rivoluzionaria. Quelli che avvelenano il Comunismo con false illusioni, quelli che eludono la conoscenza dello sviluppo sociale ed il dovere di utilizzare le sue leggi per spingere il suo progresso e lo sostituiscono con falsi utopie, quelli che negano il ruolo protagonista del proletariato in codesto progresso sostituendolo con vaghe ricette spontaneiste o riformiste, sono i primi nemici del Comunismo perché dissolvono ed eliminano quello che è essenziale in esse: il suo carattere di classe.
Il Comunismo come coscienza della classe proletaria è elaborata fuori dalla classe, fuori dal suo movimento. L’ideologia d’avanguardia del proletariato dev’essere assimilata dal settore d’avanguardia del proletariato e poi dev’essere portata al resto delle masse operaie. Solo così, solo quando la coscienza rivoluzionaria sia portata al movimento proletario, questo potrà trasformarsi in movimento rivoluzionario.
Il PC è, allora, l’unità tra l’avanguardia proletaria e il movimento operaio di masse, quando questo movimento raggiunge un nuovo stato di coscienza, quello dell’ideologia rivoluzionaria, quello del Comunismo. Ma la coscienza comunista non la può acquistare il proletariato con il suo movimento spontaneo, con codesto tipo di movimento che lo convertí in classe, che lo aiutò a prendere coscienza dei suoi interessi economici particolari. Codesto nuovo stato di coscienza solo può arrivargli da fuori della lotta spontanea che svolge come classe. Codesta nuova coscienza solo glielo può apportare la sua avanguardia, quello settore della classe che è stato capace di assimilare la concezione del mondo più avanzata, la concezione del mondo capace di includere tutti i conseguimenti del pensiero e del sapere umano. Con il suo movimento spontaneo, la classe operaia non può superare l’ambito dell’ideologia borghese, il salto qualitativo verso l’ideologia comunista solo può darlo attraverso la sua avanguardia.
Ma, per ciò, il primo passo che deve dare l’avanguardia è il di convertirsi in parte della Classe. Per le caratteristiche intellettuali della teoria comunista, che si fonda su profonde nozioni scientifiche, l’operaio medio, a causa della sua svantaggiosa situazione materiale nella società capitalistica, si trova praticamente impossibilitato ad acquistare, da solo, codeste nozioni o, anche, la possibilità di comprendere profondamente la visione generale dell’ideologia comunista. Questa peculiarità mostra, in molti casi, quelli che si trovano in condizione di acquistare codeste nozioni e di comprendere il Comunismo siano membri d’altre classi. Uno dei grandi conseguimenti della lotta della classe operaia fu di obbligare la borghesia a generalizzare l’insegnamento dei figli del proletariato, arrivando ad un livello di formazione abbastanza importante (studi medi), cosa che permetteva ai futuri proletari di acquistare nozioni più ampie e generali e, in conseguenza, ad avere maggior disposizione a comprendere il Comunismo. Attualmente, tuttavia, la borghesia, probabilmente a causa delle condizioni di ripiegamento del movimento operaio annotato precedentemente, sta conseguendo di recuperare terreno in questo campo, attraverso la riforma della legislazione educativa nel senso che l’insegnamento diventi sempre più tecnico, specializzato e parziale, sottraendo dai programmi le visioni integratrici della realtà, soprattutto il marxismo.
In qualsiasi caso, la conoscenza dell’ideologia comunista richiede un’attività intellettuale più o meno permanente, sia o no di origine operaia, la qual cosa, in una società classista con una profonda divisione del lavoro, rende inevitabile che si imposti la questione della contraddizione tra lavoro manuale ed intellettuale. Tenendo in conto che questo ultimo è praticamente monopolio della classe dominante, della borghesia, codesta contraddizione si imposta, obiettivamente, come contraddizione fra due classi.
Per questa ragione, l’intellettuale rivoluzionario, sia operaio o no, per convertirsi in avanguardia della classe deve formare parte di essa. Non basta con il proclamarsi rivoluzionario, solidarizzare con gli sfruttati e gli oppressi e presentargli un programma di emancipazione; non è sufficiente con il voler emancipare la classe proletaria. La storia ha dato molti esempi, tutti falliti, di questo metodo di liberazione della classe. Il socialismo utopico è il più distaccato di tutti loro. La differenzia definitiva tra il socialismo utopico e lo scientifico, il marxismo, è che questo seppe comprendere che l’emancipazione della classe non può arrivare da fuori, ma che dev’essere un’opera di autoemancipazione del proletariato stesso. E questo è possibile solo se coloro che apportano alla classe lavoratrice l’ideologia in grado di aprirgli le prospettive della sua liberazione sono membri della propria classe, indipendentemente della propria origine sociale. Solo così potranno essere avanguardia proletaria e, per tanto, parte di questa classe, solo così potranno agire come veri rivoluzionari e non come riformatori ben’intenzionati.
L’avanguardia si converte in parte della classe quando si dirige verso essa e si fonde con lei in PC. In questa maniera, si salvano le contraddizioni antagonistiche di natura classista tra l’avanguardia e la classe, prima, e dentro al partito dopo. Le differenziazioni e divisioni del lavoro all’interno del Partito dovute sia alla necessaria centralizzazione della direzione politica, sia alla specializzazione nel lavoro, adottano, così, un carattere esclusivamente funzionale, recisamente gerarchico o sociale.
In definitiva, le prime sfide con le quali che devono confrontarsi gli elementi politicamente più avanzati della società moderna, i suoi elementi rivoluzionari, sono quelle di studiare, formulare ed assimilare la teoria d’avanguardia in tutti i suoi sviluppi, conseguire che questa entri a formare parte del movimento della classe proletaria. Queste sfide si riassumono in un solo compito: la costituzione del PC.
L’integrazione dell’avanguardia nella classe si esprime politicamente come Partito Comunista, e storicamente come movimento della classe verso la posizione politica dell’avanguardia, la posizione politica del Comunismo. Il PC non sorge, allora, dalle masse o dal movimento spontaneo delle masse proletarie, ma sorge, necessariamente, della classe proletaria. È fondamentale distinguere concettualmente l’idea di masse da quella di Classe. Le masse formano parte della classe, ma non l’abbracciano nella sua totalità. L’avanguardia è un altro dei suoi componenti essenziali. Quando l’avanguardia portatrice dell’ideologia d’avanguardia si integra nella Classe e si unisce al suo movimento di massa, sorge il PC. Per ciò diciamo che questo partito è un prodotto della classe proletaria, sebbene non del suo movimento di massa spontanea. Per ciò diciamo che non c’è PC senza codesta sintesi tra avanguardia e massa dentro alla Classe, sebbene l’avanguardia può preesistere come attualmente preesiste e così si può constatare nei numerosi circoli marxisti-leninisti che oggi sonno organizzati e che sono prodotto della disintegrazione del revisionismo staccato del movimento operaio e, per tanto, senza formare parte organica della classe. Di fatto, questa situazione è una tappa necessaria e previa al conseguimento del PC: è la tappa di Ricostituzione del Partito, tappa che si caratterizza in quanto l’avanguardia lotta per formare parte integrante della classe, cosa che solo è possibile costituendosi in PC.
Il proletariato è un’unità tra coscienza e movimento. Come ora si è detto, nella fase della sua apparizione ancora non era una classe. Erano i tempi della disintegrazione del feudalesimo, dell’auge del capitale commerciale e dell’incipiente manifattura. I proletari esistono dispersi, sono un sottoprodotto della dissoluzione delle relazioni feudali e tendono costantemente a volgere alle vecchie forme di produzione familiare o collegiale. Ma quando il capitalismo si appropria sempre più delle sfere produttive dell’economia e comincia a dominare tutta la produzione sociale e, soprattutto, quando il capitale introduce la macchina nella produzione, la tendenza alla proletarizzazione dei produttori si fa dominante e si inizia la resistenza più o meno organizzata dei salariati. Al principio questa lotta è locale o individuale, ma si va estendendo ed organizzando su scala nazionale. I proletari vanno prendendo coscienza che sono una classe con interessi specifici che si mette di fronte ad un’altra classe, quella dei padroni. La lotta prende, sempre di più, le connotazioni di un conflitto tra classi e, sempre di più, dimensioni politiche. In questa fase del movimento il proletariato si costituisce come classe e si organizza politicamente come classe (sindacati, partiti operai). A questo grado dello sviluppo del movimento corrisponde un tipo di organizzazione ed un tipo di coscienza politica. Il proletariato è ora una classe sociale completamente configurata e le sue azioni rispondono ad una determinata coscienza politica indipendente. Agisce, per tanto, come partito politico. Tuttavia, questa coscienza e questa organizzazione politica segnalano che ancora il movimento proletario si trova dentro dell’ambito borghese, che ancora presuppongono le relazioni sociali capitaliste come condizioni indiscutibili; il movimento del proletariato fondato sulla lotta di "classe contro classe" ancora si limita alla riproduzione delle condizioni di codesta lotta senz’altra uscita se non svilupparla infinitamente. Perciò, la lotta politica della classe proletaria si centra solo nell’acquistare vantaggi per codesta lotta, si centra su riforme ed utilizza lo sciopero o la legalità parlamentare per conseguirle o autenticarle. Il movimento proletario solo può dare un salto qualitativo nuovo e prendere un nuovo corso concorde con le possibilità della sua azione politica e con i suoi scopi storici quando la coscienza rivoluzionaria si introduca nel suo movimento presentandogli i suoi nuovi e veri obiettivi politici e quando questo cristallizzi in un tipo nuovo di organizzazione politica della classe operaia; in definitiva, quando il movimento proletario si diriga verso il Comunismo, quando la classe operaia che agisce come partito politico borghese tenda a trasformarsi in organizzazione politica comunista, quando la classe come movimento politico di resistenza si trasformi in movimento rivoluzionario, prima in modo incipiente (PC), poi in forma che abbracci tutta la Classe (società comunista).
Nella sua lotta di classe contro la borghesia, il proletariato lotta costantemente per dotarsi di questo tipo nuovo di organizzazione, che accompagna la lenta presa di coscienza del suo ruolo rivoluzionario. In codesta lotta, la sopravvivenza del tipo di organizzazione riformista esprime che il processo di elevazione cosciente delle masse verso la posizione d’avanguardia comunista è necessariamente graduale, che non si produce di colpo, attraverso un solo atto politico per tutta la classe la costituzione del PC, per esempio, ma di vari avvenimenti storici costituzione del PC, più la conquista rivoluzionaria del potere, più l’adempimento dei compiti della Dittatura del Proletariato, da un lato; e, che la borghesia, attraverso l’appoggio di codeste vecchie organizzazioni, cerca di contenere e frenare la trasformazione ed il passo della coscienza e dell’organizzazione operaia del suo stadio riformista allo stadio rivoluzionario, dall’altro; a causa di ciò la vecchia organizzazione operaia si trasforma, obiettivamente, nel suo contrario, perché cessa di difendere gli interessi strategici della classe operaia e passa a difendere quelli della borghesia, e consuma, con ciò ed attraverso le sue direzioni opportuniste e revisioniste, il tradimento storico della socialdemocrazia al proletariato. Per questa ragione ed indipendentemente delle manovre tattiche che esiga qualsiasi processo rivoluzionario in circostanze concrete, la socialdemocrazia ed il revisionismo si sono convertiti nel principale nemico della rivoluzione, tanto nella sua prima tappa (costituzione del PC), perché cercano di svisare l’ideologia d’avanguardia e di rendere difficile il chiarimento di campi con l’ideologia borghese, come nella tappa di guadagnare le masse per la rivoluzione e di conquistare il potere, perché serve da cinghia di trasmissione della borghesia nella classe operaia e perché cerca di neutralizzare la trasformazione e l’organizzazione rivoluzionaria delle masse.
Se la conversione del proletariato in classe ed in partito operaio ha luogo attraverso la dialettica o lotta di "classe contro classe", della sua lotta contro la borghesia per la difesa delle sue rivendicazioni immediate, la conversione del proletariato in classe rivoluzionaria ed in PC ha luogo attraverso la dialettica tra avanguardia e massa all’interno della classe, poiché l’avanguardia è quella che trasforma e l’unica che può trasformare la lotta di classe generale del proletariato in coscienza ed organizzazione rivoluzionaria.
In altre parole, se il motore del movimento proletario nella sua tappa di conformazione come classe era il conflitto diretto con l’altra classe (la borghesia), conflitto che permette la delimitazione dei campi sociali o politici tra ambedue e l’unità del proletariato come soggetto economico, nella tappa di trasformazione del movimento operaio in movimento rivoluzionario (Rivoluzione Proletaria), il motore passa ad essere l’azione reciproca tra l’avanguardia già integrata nella classe e le masse del proletariato: riassumendo, il motore dell’elevazione della classe verso il Comunismo passa ad essere il PC.
Il PC non è qualcosa separato dalla classe, non è qualche cosa che le dà dall’esterno o che si dirige ad essa dall’esterno, il PC è la relazione che esiste tra l’avanguardia e le masse della classe nella Rivoluzione, relazione che trova un’unità e trova una cristallizzazione organica differente in ogn’una delle tappe della Rivoluzione. Il concetto di Classe ed il concetto di Partito non devono essere intesi separatamente, da una relazione di esclusione, alla maniera metafisica, ma come i due aspetti di un’unità dialettica, come i due aspetti di un’entità storica determinata, il proletariato, il cui ruolo rivoluzionario si svolge con il movimento di codesta unità dialettica: prima, quando, nella fase storica di preparazione della Rivoluzione fino a terminali del secolo XIX, il proletariato si converte in classe e, per tanto, questa condizione organica passa ad essere l’aspetto principale, poi si tratta della sua organizzazione come unità sociale, finché l’aspetto politico gioca un ruolo secondario, il partito operaio è solo un partito agglutinante della classe che difende la sua identità sociale ed economica come tale classe. Secondo, quando nell’era della Rivoluzione fino al Comunismo, il proletariato deve convertirsi in PC, è per questo che la sua elevazione a questa nuova condizione politica è la principale, dunque si tratta di compiere la propria missione storica di eliminare la società di classi, con ciò che, una volta raggiunto il Comunismo, supera la sua condizione sociale ed economica di classe e scompare in una nuova sintesi la contraddizione di Partito-Classe che definisce il proletariato o l’umanità determinata storicamente come classe salariata nella società di classe.
Nell’era della Rivoluzione Proletaria, il movimento della Classe verso il suo Partito si esprime nella contraddizione tra l’avanguardia della classe e le masse della classe. Ora non si tratta di consolidare quantitativamente il proletariato come classe particolare nella storia, né di difendere la sua identità morale come classe politica indipendente, cioè, di definire e separare politica e socialmente rispetto alla borghesia; si tratta di sorpassare, precisamente, le condizioni che la determinano come classe politica. Questa trasformazione dei compiti del proletariato spiega che la sua organizzazione d’avanguardia non è e né può essere un’organizzazione di massa, la cui vocazione è di abbracciare tutta la classe quello che significherebbe che rimarrebbe assopito nel livello economico o sindacalista del suo sviluppo politico, come il sindacato o il partito riformista, ma un’organizzazione la cui vocazione sia quella di elevarla e portarla verso il Comunismo. E poiché si tratta di trascendere la sua determinazione materiale come classe, per dirlo d’altro modo, di negare la sua attuale condizione empirica di classe sociale sfruttata per autotransformarsi ed emanciparsi nel Comunismo, trasformando ed emancipando, insieme, a tutta l’umanità ed elevandola a un nuovo stato di civilizzazione, dev’essere un’organizzazione che porti un’ideologia qualitativamente superiore, d’avanguardia il Comunismo, che si addossi la responsabilità di compiere codesto compito di elevazione del proletariato fino a codesto nuovo stato di civilizzazione. I quali, come Anguita ed i suoi seguaci, si autoproclamano "comunisti" e, allo stesso tempo, negano il leninismo come nell’ultimo Congresso del falso PCE, rispondendo a quelli che, dentro la propria organizzazione, rivendicano il ritorno al leninismo, cioè, il Comunismo della nostra epoca, l’ideologia d’avanguardia che tratta di elevare la classe dal suo attuale stato di classe sfruttata, adducendo, precisamente, che, nell’attuale società, nel capitalismo, c’è un "tetto socioculturale" che non si può sorpassare, stanno rinnegando quello che definisce essenzialmente il Comunismo come ideologia, stanno esercitando l’opportunismo elettoralistico più sfacciato, stanno dimostrando l’anticomunismo più evidente e recalcitrante.
Per tutto questo, l’ideologia è la principale caratteristica che definisce la nuova organizzazione d’avanguardia, perché codesta dottrina è quella che promuove il movimento proletario e quella che proietta il suo essere verso un orizzonte rivoluzionario, è quella che gli apre la coscienza e gli libera della prostrazione alla sua determinazione economica come classe produttrice di plusvalenza e di ricchezza altrui; per ciò, l’avanguardia proletaria deve avvicinarsi al resto della sua classe dall’ideologia: questo è il suo primo passo e la sua premessa come tale avanguardia, e questo è il primo passo e la prima premessa del movimento della classe proletaria verso il suo Partito, del movimento rivoluzionario del proletariato.
Il Partito è il movimento rivoluzionario della classe "per sè stessa". La classe che si autotransforma da classe sfruttata in umanità emancipata è il Partito come espressione del movimento della classe in codesta trasformazione. Questo ha differenti soluzioni secondo la tappa in cui il movimento si trovi. Quando, in un primo momento, un settore della società acquista la coscienza comunista, ma investe la maggioranza dei suoi sforzi nell’assimilarla completamente e nell’organizzare il modo di cominciare a portarla alla classe operaia, ancora non esiste Partito né, in conseguenza, movimento rivoluzionario, giacché ancora si tratta del fatto che l’avanguardia ideologica entri a formare parte della classe. Si può dire, a questo punto, che, per costituirsi in parte della classe rivoluzionaria moderna, non è requisito unico ed indispensabile accomunare la propria situazione materiale, la propria posizione nel processo produttivo, ma anche si può essere parte della classe accomunando la propria ideologia che è, in essenza, rivoluzionaria. Questo è il primo passo che deve compiere l’avanguardia (ideologica) per potere essere parte della classe e, dunque, per potere compiere il suo ruolo d’avanguardia (rivoluzionaria). Mentre resta pendente questo compito, non esiste avanguardia reale, pratica, non esiste orientamento rivoluzionario per la classe, né, per tanto, movimento verso il Comunismo, né PC.
In un secondo momento, quando l’avanguardia ha assunto l’ideologia e ha preso contatto con le masse della classe, in modo che ha potuto creare un incipiente movimento verso codesta dottrina, si compiono le condizioni per l’esistenza del PC come organizzazione politica specifica, perché la classe, una volta integrata l’avanguardia nel suo seno, ora può cominciare a trasformare il suo movimento spontaneo in un movimento cosciente (rivoluzionario) verso la posizione ideologica e politica della dottrina e del programma di codesto Partito, il Comunismo. In questo momento ed in questo senso, il PC nasce come organizzazione dell’avanguardia più il movimento della massa verso essa.
In seguito codesto movimento deve estendersi fino a tutte le masse della classe, per ciò l’avanguardia deve utilizzare tutti gli strumenti politici che lo sviluppo di questo processo esige e permette: organizzazioni di massa per rinvigorire il movimento rivoluzionario e la posizione politica dell’avanguardia, cioè, per fortificare al PC; Dittatura del Proletariato, per spazzare gli ostacoli che la vecchia società oppone all’estensione del movimento; costruzione di relazioni sociale nuove, per accelerare l’elevazione della classe verso il Comunismo, ecc.
Fino qui abbiamo visto le premesse storiche della costituzione organica del partito rivoluzionario del proletariato. In primo luogo, deve esistere il proletariato come classe già formata, la cui attività è un’attività politica indipendente, cioè, che operi come partito. In secondo luogo, su questa base, dev’essere applicata l’ideologia rivoluzionaria per parte di un’avanguardia che lo è, innanzi tutto, perché porta l’ideologia d’avanguardia e, in secondo luogo, perché tende a formare parte integra della classe per costituirsi nella propria avanguardia reale. In terzo luogo, quando alla fine l’avanguardia si è integrata nella classe, trasformandosi in PC, il movimento del proletariato sperimenta un salto qualitativo che consiste nel fatto di farsi movimento rivoluzionario. Questo movimento si definisce in quanto la classe cerca di elevarsi al programma ed alla dottrina comunista del suo Partito e, così, compiere la sua missione di classe rivoluzionaria.
Ma queste premesse sono storiche in quanto sono conseguimenti già conquistati per il proletariato internazionale, conseguimenti che conserva relativamente. Di fatto, il significato principale di queste conquiste è che il movimento rivoluzionario del proletariato è in pieno processo; non nel piano politico, poiché viviamo un periodo di ristagno e di ripiego, ma nel suo senso storico. Ottobre inaugurò il movimento rivoluzionario della classe, cioè, il suo processo di elevazione verso il Comunismo. Adesso si tratta di definire le premesse politiche affinché questo movimento prenda nuovo impulso.
Dal punto di vista storico possiamo definire il PC nella sua unità con la Classe, una volta che la sua avanguardia rivoluzionaria abbia impreso un carattere cosciente al suo movimento verso il Comunismo, cioè come unità dialettica in cui la classe, una volta configurata come tale, si stia trasformando in PC. Ma, dal punto di vista politico, questo è insufficiente. Certamente, il punto di vista storico solo ci dice che la lotta tra codesti due contrari, tra il PC e la Classe, si esprime come movimento rivoluzionario, quindi questa definizione del PC è troppo rilassata ed ambigua, giachè non lascia chiaro quello che è, in un momento determinato di questo processo rivoluzionario, in sè, PC, e quello che non lo è. In altre parole non risolve la questione politica principale del Partito in relazione alla sua Ricostituzione, cioè, la questione della sua organizzazione.
Ebbene, se sul piano storico la dialettica tra il Partito e la Classe si manifesta come movimento rivoluzionario di elevazione verso il Comunismo, nel piano politico concreto, il movimento rivoluzionario si esprime attraverso la dialettica tra l’avanguardia e le masse della classe. Come si è appena detto, il PC, inteso come organizzazione politica specifica, è, allo stesso tempo, attributo e soggetto di codesto movimento: è creato per lui e, una volta creato, lo riproduce ad una scala ogni volta più ampia. Dunque, il PC, come organizzazione politica, dev’essere concepito come la relazione tra l’avanguardia e le masse. Il PC, concepito così, è una relazione sociale, dentro della Classe, tra le sue masse e la sua avanguardia, e questa relazione sociale cristallizza in organizzazione politica non di una forma assoluta, ma in funzione del momento in cui si trovi lo svolgimento di codesta relazione dialettica.
Il PC non è solo l’avanguardia sen più, e neppure avanguardia organizzata, sebbene i criteri per questa organizzazione siano orientati dal marxismo-leninismo. Concepire così l’organizzazione del Partito è cadere nel dogmatismo, poiché, da questa impostazione, solo si contempla un aspetto di quella "relazione sociale", l’avanguardia, indipendente e separatamente dell’altro elemento consostanziale alla classe, le masse, ciò è si cade nell’idea di PC separato della Classe, e nella Classe nella sua concezione esclusivamente economica, senza contenuto politico, non come unità di movimento e coscienza, e, dunque, si nega l’idea di classe che agisce come partito politico; non solo si nega l’idea che la classe possa agire "per sè stessa", ma anche la classe abbia coscienza "in sè stessa" e, di conseguenza, che il proletariato sia una classe sociale matura e politicamente indipendente cioè, con un programma proprio, con una missione storica rivoluzionaria specifica come classe.
Il PC definito come la relazione tra l’avanguardia e le masse è una formulazione molto più concreta che quella che lo descrive come il movimento rivoluzionario della Classe verso il Comunismo, ma ancora non è completa. Fino qui, prende in considerazione i suoi elementi dialettici, i suoi due "contrari", e stabilisce un vincolo generale tra essi, una "relazione sociale"; ma ancora non specifica niente sul carattere concreto di codesta relazione, su questa relazione come "unità di contrari"; ancora non dice niente sul vincolo interno necessario affinché codesta relazione si verifichi come unità dialettica. Fino qui abbiamo l’avanguardia da una parte, che lotta per integrarsi nella Classe, che ancora è avanguardia solo perché porta l’ideologia d’avanguardia, ma che ancora non è avanguardia politica perché non forma un tutto organico con la Classe, perché non è ancora PC; d’altra parte, stanno le masse il cui movimento cerca di superare il limite che gli impone la sua determinazione economica, il limite della sua coscienza spontanea, per raggiungere l’autocoscienza della sua missione storica, ma che ancora non la consegue perché l’ideologia rivoluzionaria non forma un tutto organico con il suo movimento. Questi due elementi trovano la sua unità quando l’avanguardia riesce a formare parte della Classe, quando l’avanguardia si lega con le masse e può organizzare il movimento rivoluzionario, quando l’avanguardia cessa di essere unicamente un circolo organizzato attorno l’ideologia e riesce a tradurre questa ideologia in politica per le masse ed in organizzazione delle masse rivoluzionarie. Il PC sorge, allora, come unità tra l’avanguardia organizzata e le masse, come legame dell’avanguardia con le masse, come l’avanguardia e le sue cinghie di trasmissione tra loro, riassumendo, come l’avanguardia più la sua linea politica di massa. La linea di massa dell’avanguardia è, in definitiva, l’elemento di unità che configura al PC sugli elementi costitutivi della Classe avanguardia e massa.
Nella storia del Movimento Comunista Internazionale, per quanto riguarda la definizione del PC, sempre ha prevalso una concezione dogmatica. Si è confuso, quasi sempre, l’organizzazione dell’avanguardia con l’organizzazione del Partito; non si è visto che l’avanguardia è solo uno dei suoi elementi costituenti, e non l’unico. Questo ha provocato che, nel tempo, l’avanguardia fosse disunita poco a poco delle masse e che il Partito, inteso solo come organizzazione, si fosse liquidando, restando sempre come residuo della sua anteriore esistenza un pesante apparato burocratico-amministrativo, ossatura asciutta di ciò che fu un corpo vivo e sano che possiamo oggi osservare in organizzazioni come il PCE o come i partiti chiamati "excomunisti" dei paesi del est europeo, organizzazioni che ora non sono quello che dicono essere e che difendono gli interessi dei nemici che dicono difendere.
Naturalmente, questo dogmatismo, che ancora oggi persiste tra coloro i quali si dichiarano marxisti-leninisti e dicono avere rotto con il revisionismo, ha la sua spiegazione ed una certa logica storica. La maggioranza dei partiti comunisti furono creati al caldo dell’offensiva rivoluzionaria che il proletariato internazionale iniziò con la Rivoluzione di Ottobre, e la sua fondazione fu sovvenzionata dall’IC attraverso atti costituenti unici che sottintendevano o sintetizzavano i processi necessari per l’adempimento dei requisiti obiettivi per l’esistenza del Partito. Questo fu corretto nella misura necessaria per continuare ed alimentare l’offensiva della Rivoluzione Proletaria Mondiale che era in auge. Ma, una volta rallentata questa, non potevano cessare di fare effetto le conseguenze del deficiente adempimento di codesti requisiti nel piano nazionale. Prima, con la sorprendente grande facilità con cui cadevano i partiti comunisti nell’opportunismo nel momento in cui si mettono di fronte alla conquista del potere; e, secondo, una volta liquidati definitivamente codesti partiti comunisti per l’opportunismo, nella sorprendente facilità con cui si riproduce nei cervelli degli elementi d’avanguardia che vogliono ricuperare il Partito il primo modello di costituzione, poiché non ha abbordato questo di forma critica né si hanno preoccupato di comprendere la sua vera radice politica.
Questo si manifesta chiaramente quando mettiamo in relazione la creazione del Partito con la Rivoluzione. Dal punto di vista leninista, la Rivoluzione è un processo con successive tappe: 1ª, costituire il PC; 2ª, guadagnare alle grandi masse per conquistare il potere; 3ª, conquistare il potere ed instaurare la Dittatura del Proletariato per creare le relazioni sociali che aprano il cammino al Comunismo. Altro principio essenziale del marxismo-leninismo è che "le masse fanno la storia" e, di conseguenza, devono essere le protagoniste della Rivoluzione in tutte le sue tappe.
Che accade con la visione dogmatica del Partito? Che, come cerca di compiere con la prima tappa della Rivoluzione attraverso un atto politico di organizzazione, come concepisce al PC unica ed esclusivamente come organizzazione dell’avanguardia, vuole, una volta che ha considerato effettuato e compiuto codesto atto politico, passare ad abbordare immediatamente la seconda tappa, quella di preparare le grandi masse per prendere il potere, addirittura, a prenderlo direttamente. Questa visione della Rivoluzione arreca due errori fondamentali:
Primo. Si confondono i compiti dalle due prime tappe della Rivoluzione e, per tanto, le due tappe si intendono come una sola, quando in realtà la Ricostituzione esige che si compia con compiti politici bene differenti del della preparazione delle masse per prendere il potere. L’essenza politica della prima tappa della Rivoluzione consiste in "guadagnare l’avanguardia" dal Comunismo, a differenza della seconda, quando si deve "guadagnare alle masse" per il Comunismo. Ma concretare quella conquista attraverso un atto costituente, attraverso l’unificazione dell’avanguardia in un’organizzazione, significa presupporre come assunta l’ideologia, significa capire che l’avanguardia è ora guadagnata per il Comunismo e, dunque, negare il bisogno della prima tappa della Rivoluzione. Allora, se non è preciso un periodo in cui l’ideologia conquista l’avanguardia, giacchè questa preesiste come avanguardia rivoluzionaria con ideologia comunista, la liquidazione del movimento comunista si vede unicamente alla dispersione organizzativa dei suoi membri e non alla liquidazione ideologica e politica dei partiti comunisti; e come la vera ideologia rivoluzionaria permane nella testa dei comunisti dispersi, il PC può essere ricostituito attraverso un nuovo atto costituente. L’ideologia cessa di essere allora, l’elemento agente della Ricostituzione del PC e cede il passo al volontarismo di codesti savi depositari della verità rivoluzionaria.
Secondo. Da quanto detto si deduce che se l’avanguardia, intesa come il gruppo di individui che si autoproclamano marxisti-leninisti, può ricostituire il PC attraverso la sua organizzazione come partito politico puro e semplicemente, si lascia da parte la soluzione del problema dell’integrazione dell’avanguardia nella classe e, dunque, la questione del suo legame con le masse della classe, la questione della linea di massa dell’avanguardia verso il resto della classe. L’avanguardia il PC inteso come unità dell’avanguardia o esclusivamente come organizzazione dell’avanguardia, allora, applica e solo può applicare una linea politica cospirativa, non una linea di massa. Linea politica cospirativa nel senso di che agisce dall’esterno della classe. E se opera così nella prima tappa, se non tiene in conto per niente le masse nella Ricostituzione, non consideriamo che possa farlo nella seconda tappa altrimenti, quindi che inevitabilmente cadrà o nel parlamentarismo, o nel terrorismo. L’applicazione di una linea cospirativa invece di una linea di massa per compiere con i compiti e con le tappe della Rivoluzione, può cominciare onestamente come cospirativismo in favore della classe, ma, nel tempo, terminerà sfociando, senza fallo, in cospirativismo contro la classe.
Come abbiamo visto, il problema del legame o dell’unità tra l’avanguardia e le masse della classe che è, di fatto, il problema della Ricostituzione del Partito Comunista non può risolversi presupponendo l’avanguardia. Fino qui, lo abbiamo fatto perché era necessario per definire il cambio qualitativo del movimento proletario una volta compiuta la sua formazione come classe sociale e come partito politico e per spiegare le nuove condizioni nelle quali si svolge l’unità Partito-Classe; era necessario per quanto cerchiavamo definire il movimento della classe verso il Comunismo, e è per ciò che dovevamo partire da un’avanguardia esistente. Tuttavia, sfumavamo stabilendo ora la condizione di che l’avanguardia formasse parte della classe e che, precisamente, questo fatto configurava il PC e, di conseguenza, stabiliva le condizioni storiche per il movimento rivoluzionario della Classe verso il Comunismo.
Dal punto di vista politico, abbiamo definito al PC come un’unità tra avanguardia e massa, come il suo legame, convertendosi questo legame, per quanto è l’espressione concreta della relazione d’unità tra codesti due elementi, nella parte sostantiva del PC. Questo non è, dunque, solo l’avanguardia organizzata perché, precisamente, la relazione tra avanguardia e massa racchiude differenti equilibri, differenti forme d’unità, secondo le tappe della Rivoluzione e secondo i compiti che esige ogn’una di esse. L’avanguardia, allora, si organizza per compiere questi compiti politici, da cui si deduce che ciò che è principale non è l’organizzazione, ma la politica. Il primo compito politico della Rivoluzione è la Ricostituzione del PC, dunque, come si organizza l’avanguardia per compiere questo compito?, quale è il contenuto dello stesso?, quale è la linea di massa che permetterà unire l’avanguardia con la massa e, con ciò, far il salto qualitativo per raggiungere il PC?
Per rispondere a questo, è necessario definire l’avanguardia e gli elementi che la configurano come tale in ogni momento, anche lo stesso spetta dire del concetto di massa. In questo senso, ci sono due fasi chiaramente differenziate: quando esiste PC e quando questo non è ancora costituito. Non c’è bisogno di dire che, quando esiste, il PC è l’avanguardia. Il problema sta in definirla quando non c’è PC.
L’elemento dal quale si deve partire è l’ideologia, ma non come qualcosa di gia definito precedentemente, ma come qualcosa che si deve formulare ed assumere prima di essere portato alle grandi masse della classe. L’ideologia proletaria, certamente, è qualcosa che esiste e, allo stesso tempo, qualcosa che è in sviluppo costante. Non possiamo partire, precisamente in un momento di ripiegamento della Rivoluzione Proletaria Mondiale, dal fatto che l’ideologia sia ora completamente sviluppata o dal fatto che l’ideologia sia ora definita quando ancora non si è fatta la valutazione dei suoi progressi conseguiti in questa prima ondata rivoluzionaria mondiale. Allo stesso modo sarebbe assurdo cercare di affrontare i compiti attuali della Rivoluzione solo con il marxismo, cioè, con l’esperienza del proletariato rivoluzionario fino al decennio dei ‘90 del XIXº secolo, anche lo sarebbe non tenere in conto gli apporti al marxismo-leninismo che gli derivano dalla costruzione del socialismo nell’URSS e la Cina principalmente, così come le lezioni della lotta di classe nel socialismo e della lotta di due linee dentro ai partiti comunisti che dirigevano Stati di Dittatura del Proletariato.
L’ideologia è qualcosa di obiettivo: è lì nella forma di un aggregato di esperienze sintetizzate o ancora da sintetizzare in modo teorico. Senza questa sintesi previa non si può abbordare la Ricostituzione perché, allora, non sarebbe l’ideologia ad orientarlo, ma determinate interpretazioni della stessa, più o meno sviate, o l’ideologia incompletamente concepita, per cui non si potrebbe essere in grado di esigere l’adempimento dei bisogni della Rivoluzione.
Stabilito questo, chi compie il ruolo d’"avanguardia" e, per opposizione, chi quello di "massa" nella tappa della Ricostituzione?; se la relazione avanguardia-massa definisce il PC nel suo sviluppo, qual’è la natura di questa relazione nella tappa della sua formazione?.
L’avanguardia, in un primo momento esiste scissa in due poli: per una parte, i membri più avanzati e coscienti delle masse della classe, che si distinguono da queste masse solo perché dirigono o guidano le sue lotte economiche e perché hanno coscienza del carattere antagonistico di queste lotte; cioè, ancora non hanno coscienza rivoluzionaria, ma si distinguono dall’opportunismo e dal conciliazionismo perché dimostrano coscienza di classe conseguente. Dall’altra parte, c’è il polo opposto, cui membri comprendono il bisogno di dotare alla classe della sua ideologia rivoluzionaria, e si organizzano per studiarla ed assumerla e, nello stesso tempo, passano ad applicarla, nella misura che vanno conoscendola, tra le masse.
Questi due poli opposti determinano il carattere della contraddizione avanguardia-massa nella tappa della Ricostituzione. In questa fase, la politica rivoluzionaria si circoscrive esclusivamente al settore più avanzato delle masse, in modo che, seguendo il principio per cui l’ideologia deve stare al comando del processo, il settore che l’erige come guida gioca il ruolo d’avanguardia in questa tappa, mentre l’altro che agisce come dirigente spontaneo, come rappresentante fedele della classe "in sè", si mette di fronte a esse come massa. Di quello che c’è bisogno è che questo settore avanzato, con coscienza di classe, ma senza coscienza rivoluzionaria, trasformi la sua ideologia, sia guadagnato per il Comunismo. Dalla sua sintesi con l’altro settore d’avanzata risulterà il PC. Allora, si aprirà una nuova tappa, in cui l’ideologia dovrà guadagnare le grandi masse della classe per conquistare il potere ed instaurare la Dittatura del Proletariato. In questa nuova tappa, l’avanguardia è il PC come organizzazione politica e le masse sono il resto della classe. La relazione avanguardia-massa cambierà, per tanto, di carattere pure la linea di massa ad applicare per l’avanguardia, adottando la forma di Fronte Unico dei Lavoratori.
Nella tappa di Ricostituzione, le masse non sono, riassumendo, la maggioranza della classe, i suoi settori più estesi e profondi, ma il suo settore più avanzato per quanto è esponente della lotta di classe contro la borghesia, la lotta che sviluppa la classe come tale classe. Per ricostituire il Partito, l’ideologia, attraverso quelli che la portano in questo caso quelli che agiscono come avanguardia devono ottenere che codeste masse sperimentino un cambio nello stato della sua coscienza. In questa maniera, si consegue la sintesi in PC, per quanto l’avanguardia ideologica passa ad integrarsi nella classe e dunque, l’ideologia rivoluzionaria si fa parte costitutiva della classe, da un lato, e per quanto, dall’altro, il settore più avanzato delle masse trasforma la sua coscienza in coscienza rivoluzionaria.
La linea di massa della politica rivoluzionaria nella tappa della Ricostituzione consiste nel centrarsi in questo settore del proletariato per "guadagnarlo per il Comunismo" ed nell’organizzare come dirigersi ad esso ed il modo di conquistarlo. La linea di massa per la Ricostituzione consiste nel fatto che l’avanguardia ideologica sappia legarsi al resto dell’avanguardia per creare il PC.
Il punto di partenza è l’avanguardia, cosi come qui l’abbiamo definita nella prima fase della Rivoluzione o tappa di Ricostituzione. Il suo primo incarico giacché si tratta di quello che la definisce in prima istanza come avanguardia è di farsi protettrice e portatrice dell’ideologia. In questo senso, come ora già è stato spiegato, si deve concepire l’ideologia in tutti i suoi sviluppi; ma, inoltre, si deve capire che già non si tratta di una concezione del mondo al uso, ma della cosmovisione più avanzata, precisamente, perché non cerca di "interpretare il mondo" in un modo nuovo, ma di "trasformarlo". L’avanguardia ideologica, allora, deve formarsi secondo i principi dell’ideologia altrimenti non si differenzierebbe dalle masse più avanzate della classe e lei stessa si trasformerebbe in massa, ma anche deve fondere codesti principi con l’oggetto di trasformazione rivoluzionaria, deve tradurre i principi ideologici in Linea politica rivoluzionaria, deve saper applicare le premesse e gli obiettivi dalla teoria rivoluzionaria alla realtà pratica della Rivoluzione, deve saper dare risposta ai compiti particolari e pratici che questa impone, deve saper trovare la strategia e la tattica adeguata per raggiungere quegli obiettivi, deve saper calibrare lo stato delle sue premesse necessarie, ecc.
La Linea politica è il "primo passo per la pratica" dell’ideologia e, in questo senso, il primo grande elemento della linea di massa della politica dell’avanguardia, perché trasforma in un discorso politico-rivoluzionario le condizioni reali in cui si trovano le masse della classe in generale. Se il membro dell’avanguardia, al formarsi ed educarsi nell’ideologia, si forma come propagandista e, come diceva Lenin, "tribuno popolare" per diffonderla, consistendo in questo la base o l’embrione di tutta futura politica per le masse (linea di massa), la Linea è il primo passo avanti della linea di massa della politica dell’avanguardia, poiché è il miglior modo attraverso il quale questa può avvicinarsi alle masse avanzate, che possono vedere che, effettivamente, il Comunismo imposta la radice profonda dei problemi che gli preoccupano e dà una risposta alla sua soluzione.
Ma questo è ancora insufficiente. L’esperienza del Movimento Comunista Internazionale insegna che non basta solo proclamare una politica giusta, ma che è necessario che sia compresa dalle masse. Per ciò, è necessario che la Linea politica si traduca in programma, cioè, che contenga non solo la spiegazione e la soluzione generale dei problemi incandescenti delle masse, ma anche la forma ed il modo di risolverli attraverso la Dittatura del Proletariato e del Socialismo.
Questo presuppone che l’avanguardia si fonda fino a tale punto con le masse della classe da riuscire a trasformare le sue rivendicazioni immediate in rivendicazioni rivoluzionarie. In questo momento, la linea di massa rivoluzionaria raggiunge il suo sviluppo massimo nella Ricostituzione; in questo momento culmina la Ricostituzione stessa.
La forma che adottano la linea ed il Programma è quella di Tesi politica; ma questa è solo la forma. Il suo contenuto è la linea di massa che applica e sviluppa l’avanguardia come elemento fondamentale di unione con le masse. Di fatto, la Linea ed il Programma esprimono due stadi differenti nello sviluppo della linea politica di massa. La Linea indica il primo accostamento dell’ideologia allo stato delle masse della classe, la sua diffusione in forma di propaganda, il suo primo contatto con le masse avanzate. Il Programma, invece, significa assimilazione della Linea da parte di certi settori di queste masse avanzate, agitazione, attraverso di esse, tra le grandi masse dirette dall’avanguardia; cioè, il lavoro quotidiano, gomito a gomito, dell’avanguardia tra le masse per attrarre definitivamente al suo settore avanzato e tradurre l’ideologia e la politica rivoluzionaria ai bisogni delle masse.
La fusione dell’avanguardia intesa ed organizzata come avanguardia ideologica con le masse avanzate della classe si trasforma in PC, cioè, in movimento rivoluzionario organizzato, con capacità, da parte dell’avanguardia, di influire o di farsi sentire tra le grande masse della classe. A questo punto, si apre la possibilità che tutte o la maggioranza di queste masse si organizzino alla maniera rivoluzionaria e si mettano dietro al suo Partito. È arrivato il momento di aprire una nuova tappa nella Rivoluzione.
Il programma rappresenta il culmine della Ricostituzione perché, con esso, l’ideologia si vincola con le masse nella forma più stretta e concreta possibile, e perché, per arrivare ad esso, l’avanguardia ha dovuto trovare un linguaggio col quale esprimere le rivendicazioni immediate delle masse, ha dovuto creare solidi vincoli con essi ed organizzare questi vincoli, ha dovuto, in definitiva, creare il PC.
Il PC, così ricostituito, esiste come unità tra l’avanguardia e le masse della classe attraverso il suo programma, nel piano politico, e come moltitudine di organismi che servono come cinghia di trasmissione dell’avanguardia verso le masse, nel piano organizzativo. Il PC, così ricostituito, esiste come organizzazione capace di dirigersi alle masse e di dirigerle, e, dunque, come la sua avanguardia effettiva. Allora, il PC può incaricarsi il compito di portare tutta la classe fino al Comunismo, e può mettere di fronte, con garanzie di esito, le difficoltà e gli ostacoli che intorpidiranno questo cammino tortuoso ma necessario ed inevitabile.
La tesi di ricostituzione del PC è la risposta politica del proletariato rivoluzionario al problema della creazione o recupero dello strumento rivoluzionario principale della classe operaia nello Stato spagnolo, risposta che consiste nel risolvere, teoricamente e politicamente, il carattere delle condizioni obiettive ideologiche, politiche ed organizzative che permettano l’esistenza di questo strumento di partito. Non si tratta, per tanto, delle "condizioni obiettive" della rivoluzione nella sua accezione più stretta, cioè, la Rivoluzione intesa come presa di potere da parte del proletariato e della preparazione di questa conquista, ma della realizzazione della "condizione soggettiva" più importante della Rivoluzione intesa nella sua forma superiore, quando le masse arrivano ed esercitano il potere, cioè, la realizzazione dell’esistenza del PC come il suo fattore "soggettivo" principale di questa Rivoluzione.
In definitiva, la Tesi di Ricostituzione si include dentro al processo rivoluzionario come processo storico generale, ma, allo stesso tempo, si svincola da esse purché si centri in una tappa di questo processo nella prima e risolva i compiti politici di questa tappa particolare della Rivoluzione. Si tratta, riassumendo, di creare il "fattore soggettivo" della Rivoluzione, capendo che questo implica studiare e risolvere problemi obiettivi non solo ideologici, ma anche, politici ed organizzativi e capendo che questo compito fa parte ora del processo generale della Rivoluzione nella propria accezione più ampia, cioè, comprendendo che Rivoluzione è qualsiasi processo che inizia con i lavori di costituzione del PC e che solo finisce nel Comunismo.
In primo luogo, dunque, la Tesi di Ricostituzione tratta dei requisiti minimi obiettivi che si devono ottenere affinché sia considerata compiuta l’esistenza del PC. Fino a qui abbiamo esposto la natura di tali requisiti.
In secondo luogo, la Tesi di Ricostituzione tratta delle condizioni politiche concrete che servono di contesto a questi requisiti e nel cui ambiente devono essere realizzati. Questo significa che la formulazione della Tesi di Ricostituzione non si riferisce ai principi universali ed assoluti del marxismo-leninismo del partito, bensì, partendo da questi tratta di applicargli alle condizioni storiche e politiche concrete di un paese e di un’epoca. Per ciò, la Tesi di Ricostituzione deve esplorare, in prima istanza, lo stato attuale della Rivoluzione Proletaria Mondiale e la tappa della Rivoluzione in che si trova codesto paese come componente di questa Rivoluzione Mondiale, giacchè si tratta di descrivere il contesto politico concreta, sebbene sia solo nelle sue tendenze generali, in cui si devono stabilire e compiere i compiti della Ricostituzione, in funzione, precisamente, di questo contesto nazionale ed internazionale.
In questo senso, è preciso segnalare che la Rivoluzione Proletaria Mondiale si trova in una fase di ripiegamento congiunturale dovuto al termine del ciclo rivoluzionario che aprí la Rivoluzione di Ottobre ed alla controffensiva che, approfittando di questa circostanza, ha iniziato l’imperialismo. Il primo ciclo della Rivoluzione Proletaria Mondiale, dopo la tappa previa di preparazione che comincia nel 1848 con la pubblicazione del Manifesto del Partito Comunista di Marx ed Engels, ed il ruolo che giocò il proletariato francese nella rivoluzione borghese di quell’anno, ruolo che prende rilievo perché, per la prima volta nella storia, la classe operaia si comporta politicamente in modo indipendente, s’inizia nel 1917 con la Rivoluzione Sovietica in Russia. Prende una strada ascendente con l’inizio della costruzione del Socialismo nell’URSS, negli anni ‘30, la vittoria sul fascismo ed il trionfo del PC cinese nei ‘40, rallentando dal 1956 al 1976, quando il passo dell’URSS alle file dell’imperialismo, della mano di Jruschov, fu relativamente compensato con una nuova, sebbene breve e circoscritta, offensiva proletaria nella Cina della Rivoluzione Culturale. Alla fine, il trionfo di Deng Xiaoping in Cina ed il consolidamento della borghesia burocratica nell’URSS e della sua influenza revisionista nella maggioranza dei Partiti Comunisti del mondo, indicò la tendenza discendente e la caduta o fase critica di questo primo ciclo rivoluzionario a partire della seconda metà degli anni ‘70. Le ristrutturazioni che, a tutti i livelli, si sono prodotte negli ‘80 e inizio degli ‘90 nel chiamato "campo socialista", soltanto esprimono il punto finale del ciclo.
Il trionfo della borghesia sul proletariato nei paesi socialisti ha avuto la sua proiezione in tutto il mondo in forma di una nuova offensiva del capitale, offensiva che si manifesta nel fatto che si sia iniziata una nuova ripartizione del mondo, che sta creando condizioni per una nuova guerra imperialista, da un lato, e nella progressiva perdita di diritti e conquiste dei lavoratori in quasi tutti i paesi, per altro.
Lo Stato spagnolo è uno di essi. Il partito di Carrillo, al quale già avevano rubato tutto il contenuto rivoluzionario, liquidò qualsiasi possibilità di via rivoluzionaria nella chiamata "transizione democratica"; ma, a differenza delle posizioni claudicanti del partito che disse rappresentarlo, i lavoratori conquistarono col tempo certe concessioni ad una borghesia cosciente che aveva vinto la battaglia cruciale e che era disposta a cedere certi residui, mentre metteva tutta la propria energia nel disegnare le linee maestre della nuova struttura politica della sua dominazione e mentre la classe operaia non tentasse di immischiarsi nel lineamento di questo nuovo disegno. In esse, tuttavia, si definiva una struttura di rappresentazione classista in chiave borghese. I sindacati ed i partiti operai dovevano agire come cinghie di trasmissione della borghesia contro il proletariato. Così, quando la borghesia ebbe consolidato un nuovo Stato e quando il ciclo rivoluzionario proletario terminò definitivamente su scala mondiale, la borghesia spagnola aderii all’offensiva del capitale internazionale contro la classe operaia utilizzando i mezzi legali della sua Costituzione, principalmente le strutture sindacali vigenti. Il proletariato dello Stato spagnolo, orfano di partito, vendette la propria capacità politica, il suo diritto ad intervenire come classe indipendente, per ben poco, per miglioramenti economici e sociali parziali. Adesso, sotto nuove circostanze, la borghesia, attraverso i sindacati ed il legalismo politico dei "partiti di sinistra", gli nega addirittura questo diritto. Le riconversioni industriali, la liberalizzazione del mercato del lavoro, le politiche di aggiustamento economico che congelano i salari e rendono precario l’impiego sono chiara evidenza dell’impunibilità che ha conseguito la borghesia nell’esercizio del suo dominio sul proletariato, l’esercizio del suo "diritto" a sfruttare ed opprimere la classe operaia.
Il proletariato dello Stato spagnolo si trova, per tanto, sulla difensiva, ed il movimento operaio in ripiegamento. È in questo scenario che noi comunisti dello Stato spagnolo dobbiamo affrontare la questione più incandescente della nostra Rivoluzione, la questione del recupero del PCE; ed è precisamente codesto scenario quello che determina, in prima istanza, le condizioni e, quindi, la natura di questo processo di recupero del nostro partito d’avanguardia.
Il Movimento Comunista Internazionale, come realtà pratica, nasce con la Rivoluzione di Ottobre e con la costituzione di partiti comunisti per tutto il mondo. La fondazione di questi partiti, sovvenzionata dall’IC e dal Partito Bolscevico, rappresenta uno dei modelli di costituzione di partito che ci ha lasciato la storia. L’altro modello fondamentale è, precisamente, quello del partito dei bolscevichi. In relazione con quest’ultimo, se paragoniamo la situazione della lotta di classe e del movimento operaio nella Russia della fine del XIX secolo e inizio del XX con quella dello Stato spagnolo della fine del millennio, possiamo comprovare che sono sostanzialmente differenti. Se in quest’ultima c’è ripiegamento ed attitudine difensiva della classe, nella prima il movimento operaio si trovava in avanzamento ed il proletariato adottò una posizione offensiva ogn’anno più pronunciata. Questo obbligò Lenin ed ai suoi seguaci ad impiegare la tattica dell’unità d’azione con tutti i marxisti per creare il partito proletario. E non solo unità d’azione politica, ma, anche l’unità d’azione organica. Dunque, sarebbe stato un suicidio politico aver mantenuto posizioni dogmatiche, che solo condurrebbero all’isolazionismo, perché questo avrebbe permesso che il movimento superasse l’avanguardia proletaria.
Un’altra delle peculiarità della formazione del POSDR bolscevico, che spiegano la tattica di costituzione dell’organizzazione proletaria d’avanguardia russa, obbedí a bisogni specifici del movimento proletario di Russia. Ora abbiamo visto che uno dei primi compiti che deve affrontare e compiere il proletariato è quello di convertersi in classe attraverso l’unità delle sue lotte in tutto l’ambito nazionale e che la forma organica che adotta questa conformazione in classe si manifesta attraverso i sindacati nazionali o i partiti operai. Ebbene, nella Russia della fine del XIX secolo e inizio del XX, questo compito ancora non si era stato compiuto, di conseguenza, dato che lo sviluppo del capitalismo a livello mondiale ed in particolare in Russia aveva raggiunto la tappa monopolista o imperialista, tappa che esige l’organizzazione del partito rivoluzionario d’avanguardia proletaria, i compiti di costituzione del partito operaio russo si allacciarono in una maniera peculiare ed originale con quelli della costituzione di questo partito d’avanguardia. Questo spiega la ricchezza dei dibattiti dal interno del movimento marxista russo dell’epoca, il carattere della lotta di due linee dentro al movimento ed anche che la Russia fosse la patria dello sviluppo del marxismo, la patria del leninismo, perché fu in questo paese dove la teoria rivoluzionaria trovò il crocicchio della Rivoluzione e dove trovò le risposte al suo futuro svolgimento. Ma anche spiega, in grande parte, la tattica adottata dall’avanguardia rivoluzionaria per costituire il partito di tipo nuovo, tattica che si sosteneva sull’unità d’azione dei marxisti per creare il partito operaio come base per costituire il partito d’avanguardia. Questa esperienza, d’altronde, si sposterà dopo al resto dei paesi con riguardo alla fondazione dei PP.CC. in forma di scissione dell’ala sinistra dei partiti operai come primo passo per la sua costituzione.
Tutto questo spiega la forma che adottò la costituzione del Partito Bolscevico. Ma di questa forma è necessario penetrare fino all’essenza del processo. Per ciò consideriamo che la cosa corretta sia comprendere l’essenza del processo di costituzione del Partito e trovare la forma politica adeguata alle condizioni concrete in cui si muove l’avanguardia; per ciò consideriamo che non si possano "calcare" le forme storiche omettendo il contesto in cui si siano date e senza prestare la minore attenzione alla vera e propria radice politica, come pretendono attualmente i protettori della "unità comunista" o della tesi di ricostruzione del PC; per ciò consideriamo che il futuro partito di tipo nuovo del proletariato dello Stato spagnolo solo si possa raggiungere affrontando il problema che imposta la sua ricuperazione nei termini di Ricostituzione, perché la Tesi di Ricostituzione dà, innanzi tutto, attenzione alla natura del processo di creazione del Partito, all’essenza politica di questo processo, e dopo, cerca la forma per plasmarlo politicamente in funzione delle condizioni obiettive concrete.
La ricostituzione del PCE, per tanto, non può capirsi seguendo, uno per uno, i passi dati per i bolscevichi; e nemmeno può consumarsi seguendo il modello della prima costituzione del PCE, nel 1920. In quest’anno, era stata chiara agli occhi di tutti gli operai coscienti la bancarotta della socialdemocrazia, la Rivoluzione Sovietica aveva trionfato ed il movimento proletario rivoluzionario mondiale aveva creato l’Internazionale Comunista. Cioè, la Rivoluzione Proletaria Mondiale iniziò un giro ascendente. Questo, unito alla maturità del proletariato dello Stato spagnolo, che si era andato forgiando come classe lungo mezzo secolo di lotte, permise che il PC potesse essere creato attraverso una scissione e un atto o congresso costituente. Ma, oggi, né la Rivoluzione Proletaria Mondiale è all’offensiva, come si è detto, né esiste un’IC che possa patrocinare, avallare né guidare un PCE che possa fondarsi in un congresso di "unità di tutti i marxisti-leninisti".
Generalmente, la visione della recuperazione del PC dalla prospettiva del "unità dei comunisti" o della "Ricostruzione" del Partito è dogmatica perché solo osserva la formazione dei modelli storici di costituzione, senza prestare attenzione ai propri requisiti e neppure alle condizioni politiche esterne che permisero codeste esperienze. Questa visione dogmatica è prodotta dall’estrapolazione meccanica ed acritica della tesi della III Internazionale e della sua applicazione, fuori tempo e luogo, a qualsiasi situazione politica ed indipendente da qualsiasi circostanza storica. Le tesi di partito dell’IC sono la sintesi dell’esperienza della Rivoluzione Sovietica e, sebbene abbiano molto da leggi generali, tuttavia apportano molti elementi circoscritti ad un’epoca, elementi che non possiamo assimilare a quelle leggi e che non possono impedirci di essere capaci di penetrare l’essenza dei processi di costituzione dei Partiti Comunisti nella prima metà del secolo, indipendentemente delle circostanze storiche che li circondano, per applicare coerentemente e correttamente codeste leggi alle condizioni in cui attualmente si svolge la lotta di classe del proletariato.
Si tratta di superare una concezione statica, assoluta, sull’organizzazione del Partito e di comprendere che il suo sviluppo è un processo permanente, un processo tanto per la propria Costituzione o Ricostituzione come per la sua posteriore edificazione una volta ricostituito, e che il Partito non si crea da una costruzione intellettuale definita precedentemente, ma che è l’organizzazione dell’avanguardia per l’adempimento dei compiti politici che esige la Rivoluzione nelle sue differenti tappe, seguendo, così, i principi ideologici generali che il marxismo-leninismo ha stabilito per la creazione del partito di tipo nuovo proletario.
Se ci fissiamo con attenzione in quello che fin qui abbiamo esposto, e lo paragoniamo con i piani di coloro che respingono la Tesi di Ricostituzione, non solo possiamo comprovare che non la comprendono, ma che, inoltre, si fanno guidare da modelli e metodi di costituzione di partito che corrispondono a condizioni della lotta di classe nazionale ed internazionale che non sono quelle attuali e, di conseguenza, negano a sè stessi la possibilità di capire in che consiste la Ricostituzione. Per esempio e questo è di capitale importanza, danno per scontata la guida ideologica. Non vedono che, nel 1920, l’IC compí questo ruolo di depositario organico dell’ideologia ed indicatore politico, nonostante che la fondazione dei partiti nazionali non avesse la necessità d’esigere questo requisito localmente come condizione sine qua non, giacché la sua relativa assenza poteva essere supplita per l’IC. Nemmeno vedono che, nel 1903, quando fu creato il primo partito marxista rivoluzionario russo, la questione dell’ideologia e della maturità politica era relativamente garantita per 10 anni d’esperienza politica dei marxisti russi e per la profonda conoscenza della dottrina dei fondatori del POSDR, quasi tutti eminenti intellettuali che avevano dedicato molti anni della loro vita allo studio delle opere di Marx ed Engels. Non vedono, quindi, che non si può creare un partito marxista-leninista senza partire dall’ideologia marxista-leninista; che, oggi come oggi, non esiste nessun depositario riconosciuto di questa teoria che possa avallare la creazione di partiti comunisti, né che l’attuale avanguardia rivoluzionaria sia composta da lavoratori che, sebbene siano sinceramente volenterosi comunisti, non hanno acquistato, globalmente, una conoscenza profonda della teoria scientifica del socialismo, né hanno aggiornato, maggiormente, gli sviluppi ultimi di questa teoria dopo l’epoca di Lenin ed Stalin. Il PC deve fondarsi sull’ideologia e, per ciò, l’ideologia deve guidare tutto il nostro lavoro di Ricostituzione. Non è sufficiente dar per scontato che il marxismo-leninismo sia definito fino ai suoi ultimi dettagli, come fanno quelli che parlano di "unità" o di "ricostruzione", perché, attualmente, non esiste questo riferimento politico-ideologico nitido di cui poterono approfittare i marxisti russi del principio del secolo o i comunisti dello Stato spagnolo del 1920. Dunque, il primo requisito per la Ricostituzione, nelle attuali condizioni della lotta di classe internazionale e della lotta di classe nello Stato spagnolo, consiste nel recuperare e riassumere l’ideologia rivoluzionaria, formulandola e definendola nuovamente fino a sintetizzare tutti i suoi progressi. Dobbiamo emulare i bolscevichi ed i genitori del Comunismo nello Stato spagnolo e compiere gli stessi requisiti che permisero di iniziare il cammino del movimento comunista internazionale e nazionale, non seguendo meccanicamente le forme, ma il suo significato profondo ed il suo vero spirito rivoluzionario.
D’altra parte, lo stato d’animo delle masse della fine del XIX, in Russia, e del 1918 come conseguenza della Rivoluzione d’Ottobre e della crisi sociale provocata dalla guerra, in quasi tutt’Europa, stato d’animo ch’era in effervescenza ed in crescente agitazione, creava un brodo di coltura idoneo per il lavoro di massa dell’avanguardia, in modo che questa potesse portargli direttamente una politica non necessariamente molto elaborata (quasi sempre tesi politiche basiche) e dirigersi verso di loro in tono agitativo con la speranza di ottenere risultati. Oggi, al contrario, la simbiosi tra la politica comunista e le masse non può realizzarsi così direttamente, poiché lo stato d’animo di queste ultime non è tanto proclive all’agitazione rivoluzionaria, al contrario, è di prostrazione e calma e di un conservatorismo spaventoso. La politica comunista, in queste condizioni, deve lavorare servendo da tramite, deve farsi largo, poco a poco, avvicinandosi, prima agli elementi più avanzati delle masse, dopo ed attraverso di esse, per potere dirigersi al resto della classe. Quelli che credono che la Ricostituzione consiste solo in un volenteroso atto d’organizzazione e che, una volta compiuto questo, le masse avranno aperto il loro cuore ed il loro intendimento alla direzione ed alla politica dell’avanguardia comunista commettono il grave errore di non comprendere che si tratta, realmente, di attivare il movimento rivoluzionario che, decenni in dietro, si dava quasi per scontato o che precedeva o poteva seguire all’azione dell’avanguardia; stanno commettendo l’errore di non vedere che codesto movimento è prodotto e solo può esserlo di una politica di massa dell’avanguardia (linea di massa) nel suo proprio seno e che questo movimento solo può concepirsi come PC, come condizione previa alla sua trasmissione al resto della classe (Rivoluzione Proletaria).
Riassumendo, la realtà sociale e politica attuale non pone alla Ricostituzione del PC le stesse condizioni che al principio del secolo, però gli esige l’adempimento degli stessi requisiti. Noi comunisti dobbiamo essere capaci di comprendere questi requisiti e di creare le condizioni politiche che permettano di realizzarli. Questa questione si può affrontare solo dal punto di vista della Tesi di Ricostituzione.